La Voce di Trieste

Gli studenti fuori sede e la ricerca di un appartamento

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Affitti non troppo cari, ma spesso infissi e riscaldamento sono vecchi

«Affittasi stanza singola in appartamento arredato, preferibilmente a friulani». È facile immaginare la reazione dello studente (non friulano) neo arrivato in città, trovandosi di fronte a questo annuncio affisso in un dipartimento della Facoltà di Lettere. «Cominciamo bene…» penserà. Per sua fortuna sarà sufficiente visionare il resto della bacheca, tirare un sospiro di sollievo, e accorgersi che in realtà sono pochi gli annunci con simili restrizioni. Questo è il primo passo che lo studente fuori sede deve compiere una volta giunto a Trieste, sia il trasferimento dovuto a un periodo di studio Erasmus, a un tirocinio, o semplicemente alla decisione di iscriversi all’Università. La bacheca universitaria rimane ilmotore di ricercapiù utilizzato, dal momento che le agenzie immobiliari costano e le soluzioni offerte da internet non hanno ancora preso il sopravvento. Consultare la bacheca-annunci della propria facoltà, inoltre, può essere per la matricola un buon modo di cominciare ad assaporare l’atmosfera universitaria, senza escludere che si possa incontrare qualcuno in cerca di una stanza o di nuovi coinquilini e stabilire i primi contatti.

In ogni facoltà la maggior parte degli annunci è riferita alle zone limitrofe, facilitando la ricerca. Ma quali sono a Trieste i quartieri preferiti dagli studenti? La zona più gettonata è certamente quella vicino a piazzale Europa, sede del maggiore polo universitario cittadino. Su molti avvisi, quindi, troviamo scritto via Fabio Severo, via Cologna, viale XX Settembre (anche se spesso queste vie sono usate come riferimento, mentre l’indirizzo effettivo dell’appartamento è un altro). Grande richiesta anche per l’area che si snoda tra Cavana, San Giusto e piazzale Rosmini, data la vicinanza con il vecchio polo universitario, che ospita le facoltà umanistiche.

Non tutti gli studenti, tuttavia, scelgono la propria sistemazione guardando alla vicinanza con la propria facoltà. Tra i fattori decisivi troviamo anche la vivibilità del quartiere o la distanza dal centro, ma è soprattutto il portafoglio a orientare la scelta. Il prezzo degli affitti è un indicatore interessante del costo della vita in una città. È curioso che lentità delle borse di studio non sia ponderata in base alla località prevista per il soggiorno. Pensiamo a uno studente Erasmus che, per ipotesi, riceva 500 euro al mese: a Londra, o in città simili, egli potrà a stento pagarsi l’alloggio, mentre vivrà comodamente in una città come Trieste. Infatti sotto questo aspetto lo studente appena arrivato non si può lamentare. Il prezzo medio per una stanza singola arredata è poco superiore ai 200 euro, mentre per una doppia può scendere fino a 150. A questi importi bisogna aggiungere consumi e spese condominiali. Una situazione accettabile, anche senza adottare come termine di paragone una metropoli come Londra, ma altre città italiane più simili al capoluogo giuliano. Il canone mensile varia poi in base alla centralità della via e al livello di ristrutturazione dellappartamento.

Quest’ultima è forse una delle note dolenti della realtà triestina. Molti edifici, soprattutto quelli intorno al polo umanistico, sono vecchi e presentano alcune problematiche tipiche. Tra le lamentele più comuni – che si possono incontrare facilmente parlando con ragazzi che vivono in zona – quelle relative a infissi e riscaldamento. Alcune case sono addirittura sprovviste di riscaldamento, o dispongono di soluzioni improvvisate non proprio all’avanguardia, come le stufe a metano che sembrano uscite da un’altra epoca. Inutile specificare i conseguenti disagi invernali in una città dove il freddo non è sempre clemente (e tanto meno la bora). Allo stato antiquato di alcuni immobili contribuisce anche l’atteggiamento di alcuni affittuari (anche loro, forse, un po’ “antiquati”). «Ho comprato qualche mobile per sostituire quelli vecchi – ci ha raccontato Paola – alcuni, tipo il letto, facevano pietà! Non ho speso molto, eppure quando ho proposto al padrone di casa di dividere a metà, per poi lasciarglieli alla fine della mia permanenza, non era molto convinto. Mi ha detto che lui con i mobili nuovi o vecchi riesce comunque ad affittare gli appartamenti, quindi non era interessato a questo accordo». Detto altrimenti: gli studenti sono giovani, si accontentano e non fanno caso a certi piccoli disagi, perché spendere soldi per fare qualche lavoro di ristrutturazione? Se è evidente che questo atteggiamento sia negativo per gli studenti e per lo stato delle case, anche i proprietari pagano il prezzo di una mentalità un popigra: molti studenti, infatti, sarebbero disposti a pagare qualcosa di più alla fine del mese pur di avere a disposizione un ambiente nuovo e accogliente. Naturalmente questa situazione non è comune a tutti gli appartamenti, ma è comunque una tendenza fin troppo diffusa.

Altro capitolo è quello del contratto. I reportage televisivi di solito sono impietosi nel mettere a nudo la problematica degli affitti in nero, che sembrano dilagare nelle città universitarie. Abbiamo verificato e non sembra che Trieste possa accostarsi a queste realtà. Su venti numeri contattati, solo due non si sono mostrati convinti della necessità di un contratto daffitto. Ne deduciamo che sia prassi comune svolgere regolarmente le pratiche contrattuali, senza considerare le inevitabili eccezioni.

Tornando allo studente di prima, in piedi di fronte alla bacheca, sicuramente si sarà fatto qualche idea. Gli annunci sono molti, tanto che lofferta supera la domanda ed è possibile trovare casa quasi in ogni periodo dell’anno, mentre è più difficile trovare inquilini. Il soggetto privilegiato di cui sono in cerca i proprietari è una ragazza, non fumatrice e disposta a condividere una stanza doppia. La ricerca di chi non risponde a queste caratteristiche sarà un po’ più lunga.

© 16 Novembre 2011

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