Il Comune di Trieste fra parcheggi sotterranei, sistema degli appalti e Piano regolatore
di PGParovel
Analisi – politica amministrativa
In questi primi mesi di rodaggio il nuovo sindaco Cosolini e la sua amministrazione stanno mostrando molte buone volontà concrete, che come tali meritano attenzione sia in sé che a contrasto con le opposte gestioni pretenziose e spesso ambigue del predecessore Dipiazza.
Ma questo non esime dal far rilevare gli errori possibili. Che per ora sembrano consistere in tendenze a farsi trascinare senza verifiche adeguate da correnti disinformative precostituite, in particolare attraverso il quotidiano monopolista locale Il Piccolo, su interessi ed operazioni anomali che trovavano appoggi reciproci nel Dipiazza e nei suoi.
Tali sono anzitutto le annose manovre illegittime per svuotare gradualmente di lavoro il Porto Franco Nord (portovecchio) e consegnarlo ora illecitamente alla speculazione edilizia ed immobiliare. Ma anche le pressioni per costruire nuovi parcheggi sotterranei, in particolare sulle rive. Ed uno sfondo complessivo inquietante di rapporti privilegiati da rivedere tra Amministrazioni comunali e lobby di costruttori.
Sistema degli appalti e Piano Regolatore
Sono infatti rapporti segnati documentatamente almeno dal 1986-87 da anomalìe che hanno dato anche luogo ad indagini giudiziarie rilevanti. Ed il fatto che queste siano rimaste sinora senza esiti concreti, per prescrizione o con formule discarico formale, merita a sua volta serie indagini da parte delle sedi competenti.
Nel 1987 era emerso per la prima volta con prove documentali pubbliche, trasmesse puntualmente con denuncia penale alla Procura, che l’iniziativa di importanti opere pubbliche locali non veniva assunta dall’Amministrazione comunale in carica, ma sistematicamente e d’intesa con essa da un apposito ‘cartello’ di costruttori che poi ne otteneva anche l’assegnazione.
Concretandone così un anomalo monopolio di fatto, che comprimeva il lavoro delle imprese minori entro una gerarchia di quote predefinita, e di fatto imposta, mantenendo al vertice del sistema uno stesso gruppo di imprese maggiori.
Quella prima denuncia documentata ed altre degli anni ’90 finirono sorprendentemente archiviate, consentendo al cartello di aggiudicarsi in vent’anni appalti pubblici per un totale di circa 1.000 (mille) miliardi delle vecchie lire. E così accumulando ed esercitando anche un potere economico-politico tanto rilevante quanto improprio, in rapporti di commensalità più o meno ostentata con politici ed amministratori locali.
Per la cronaca, l’allora consigliere comunale indipendente autore delle indagini e denunce (ed ora di questo articolo) si trovò sotto silenzio stampa totale sulla stampa quotidiana della città, dove poi il ‘cartello’ si rallegrò pubblicamente della sua conseguente mancata rielezione (maggio 1988). E dopo qualche mese ignoti gli bruciarono pure l’auto sotto casa.
L’ultima indagine giudiziaria con risultati rilevanti su quegli appalti risale al 2004, riguardava parcheggi sotterranei ed è finita anch’essa abnormemente archiviata nel 2007, vanificando l’impegno rigoroso del Pubblico Ministero incaricato e degli investigatori della Guardia di Finanza.
Ma le prove di quanto sin qui affermato rimangono consolidate e connesse negli atti di numerosi procedimenti penali, dei quali circolano inoltre più copie legittime. Oltre che in uno specifico procedimento d’infrazione europeo aperto su iniziativa di Greenaction Transnational nel 2006, che ha costretto la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia ad adeguare alle norme di garanzia comunitarie la propria legislazione sugli appalti pubblici.
La situazione attuale degli appalti a Trieste appare invece dominata da due poli: quella che sembraerebbe una versione riveduta del vecchio ‘cartello’ ufficialmente disciolto, ed un’impresa di rapida fortuna locale ma radicata in altra regione d’Italia. Tutte in rapporti di buona benché discussa amicizia col precedente sindaco di Dipiazza ed il suo centrodestra, ma anche con ambienti di centrosinistra. E con riflessi apprezzabili, dei quali si è già scritto altrove, su contenuti ed iter di varianti del Piano Regolatore comunale.
Al sindaco nuovo del centrosinistra, Cosolini, si può quindi raccomandare la massima cautela ed una revisione critica ferma ed accurata dell’intera situazione ? dagli appalti al Piano Regolatore ? nei suoi aspetti di fatto, e non solo in quelli formali, per regolarizzarla appunto nel concreto. E per evitare a sé ed alla nuova amministrazione del Comune di fare anch’essi la fine di Pinocchio tra il gatto e la volpe.
I parcheggi sulle rive sotto il livello del mare
Questo vale anche per le riproposizioni, ora accennate dallo stesso Cosolini, di parcheggi sotterranei in profondità ed a più piani sotto il livello del mare, lungo la fascia delle rive che va dal Canale grande e Ponterosso all’ex piscina Bianchi ed al Magazzino Vini. Perché in merito rimangono da affrontare seriamente due ordini di problemi cruciali irrisolti: uno tecnico ed uno di corretta amministrazione.
Il problemi tecnici riguardano il sedime, la stabilità dei palazzi storici adiacenti ed i rischi di inondazione. Si scaverebbe infatti sotto il livello di falda e del mare nei terreni elastici di riporto e fanghi profondi delle antiche rive e saline su cui sono stati edificati e ‘galleggiano’ letteralmente su palafitte e cassoni di pietre il Borgo Teresiano e le rive attuali, mostrando crepe ad ogni minimo cedimento del suolo. Mentre le nuove strutture sotterranee cave andrebbero ancorate alla roccia in profondità per compensarne l’enorme spinta di galleggiamento. Ma a questi aspetti si potrebbe forse ovviare, anche se con tecniche e garanzie i cui costi e rischi non appaiono giustificati dalla natura e dall’utilità reale delle opere.
Quello che invece non si possono risolvere sono le conseguenze del rischio di allagamento con le alte maree straordinarie, stimate qui sino a due metri sopra il livello medio del mare, più l’altezza eventuale delle onde, ed a prescindere da effetti combinati dei processi continui di subsidenza – abbassamento – della costa e dell’innalzamento globale dei mari. E la massa d’acqua marina irrompente annegherebbe come topi le persone presenti nei parcheggi, oltre a rendere inservibili le vetture. Se ricordiamo bene, il Dipiazza aveva dichiarato accettabili questi rischi. Ma è evidente che non lo sono affatto.
I progettisti hanno pensato di impedire l’inondazione con barriere e chiusure mobili automatiche meccanico-elettrico-elettroniche, che non sono sufficienti sotto il profilo della sicurezza perché il loro inceppamento, spontaneo o per manomissioni colpose o dolose, avrebbe conseguenze catastrofiche. La sola difesa sicura possibile è fisica, e consiste nell’elevare e proteggere con barriere fisse adeguate sino ad almeno tre metri d’altezza tutti gli accessi, i fori di aerazione e le altre aperture in superficie del parcheggio.
E questo lo renderebbe difficilmente praticabile, oltre che improponibile perché sconcerebbe l’aspetto delle rive storiche in modo permanente, ed assai più degli attuali parcheggi temporanei all’aperto. Si badi inoltre che le simulazioni grafiche di progetto pubblicizzate per questi parcheggi sulle rive sono spesso ingannevoli, perché raffigurano invece accessi a livello del suolo e visivamente quasi inavvertibili.
Non si comprende dunque perché le Amministrazioni comunali precedenti (Illy e Dipiazza) abbiano incoraggiato questo genere di progetti assurdi, invece di favorire anche nel centro storico le trasformazioni semplici e collaudate, molto meno impattanti, rischiose e costose, di edifici vuoti in parcheggi conservandone le facciate. Anche perché i palazzi vuoti più adatti, e spesso in degrado senza prospettive, abbondano proprio nel centro storico in prossimità delle rive.
Il problema di corretta amministrazione consiste perciò nel riesame doveroso ed attento, alla luce di quanto sopra, delle prassi seguite dalle precedenti amministrazioni del Comune per la proposizione ed accettazione preliminare degli improbabili parcheggi sotterranei, ed in sostanza sottomarini, sulle rive.
Incominciando dalla vicenda dell’impegno per un progetto di parcheggio ovviamente impraticabile sotto Piazza Ponterosso ed il Canale teresiano, e del suo abbandono con meno ovvia “compensazione” a costruttori influenti e pressanti, sotto forma di parcheggi sotterranei in altre zone della città e non poco discussi.
È ovvio che ora la necessità di queste verifiche e correzioni di rotta da parte della nuova amministrazione comunale del sindaco Cosolini vadano ad incontrare forti resistenze palesi e sotterranee, sia interne che esterne e trasversali agli schieramenti politici.
Ma è dal saper fare chiarezza e pulizia in questo genere di situazioni intollerabili, oltre che dall’impegno sociale a favore del lavoro e delle categorie più deboli, che si valutano il vero valore degli amministratori pubblici, e l’opportunità di sostenerli o meno col consenso e col voto.
Paolo G. Parovel
© 5 Ottobre 2011