Trieste: la nuova amministrazione comunale tenta di riorganizzare onestamente il commercio
di PGParovel
Osservatorio – economia locale
A Trieste l’amministrazione Cosolini sta avviando finalmente un confronto organizzato tra il Comune e tutte le parti rappresentative del commercio al dettaglio: imprenditori, sindacati, organizzazioni dei consumatori. Nelle intenzioni dovrebbe essere un dialogo permanente, serio e completo (magari anche in lingua comune diretta e comprensibile, al posto del troppo buro-sindacal-polichese sentito alla prima riunione).
Hanno aderito per ora all’iniziativa la Confcommercio, l’Associazione commercianti e pubblici esercenti, per la grande distribuzione le Cooperative Operaie, la Lega delle Cooperative, Despar, Bosco e Zazzeron, per i centri commerciali Le Torri d’Europa ed Il Giulia, per i sindacati CGIL, CISL, UIL e UGL, e per gli acquirenti le associazioni Adiconsum, Adoc, Legaconsumatori e Federconsumatori.
Ma i risultati dipenderanno principalmente dalla buona volontà ed intelligenza sia dell’amministrazione comunale che degli operatori commerciali. Perché se la prima deve incominciare ad assumere il proprio ruolo di fautore attento del lavoro in tutti i settori, commercio incluso, i secondi devono incominciare a superare i particolarismi inividuali e di settore per ragionare in termini di bene comune.
Non si tratta infatti soltanto delle aperture domenicali o meno di cui si è già molto discusso, che sono già un grosso problema (a prescindere dalle pretese di ottenerle spacciandosi per ‘città d’arte’), né di quello immane e sovraordinato della crisi generale e cittadina, e tantomeno delle bancarelle. Ma anzitutto di costruire un piano del commercio finalmente razionale dove sinora hanno regnato disinteresse e disordine amministrativo, o peggio, con danni per tutte le parti a vantaggio indebito di pochi. E tanto più irresponsabilmente in questi tempi di crisi così profonda senza sbocchi prevedibili.
Come se non si sapesse che uno stesso mercato locale, essendo un tessuto vivo di utenti, spazi, flussi ed imprese, se organizzato bene ed equamente può dare lavoro e buon servizio ad ognuno, mentre trascurarlo e cannibalizzarlo per interessi particolari significa danni per tutti. Tranne che per quanti ne ricavassero sottobanco vantaggi illeciti, il che è altro discorso.
Il problema più evidente e maggiore, anche perché non lo si è mai voluto affrontare e si evita persino di menzionarlo, è infatti il disordine conflittuale inutilmente rovinoso che decenni di disamministrazione pubblica in materia hanno creato tra la grande distribuzione (supermercati) ed il commercio tradizionale.
Da un lato infatti le licenze per la grande distribuzione sono state concesse con criteri così irragionevoli e di squilibrio da poter apparire clientelari, se non bustaioli, in danno sia al commercio ordinario che agli stessi supermercati.
E dall’altro non si è mai organizzata la rete dei negozi tradizionali per fronteggiarne la concorrenza dei supermarket sul piano del servizio migliore e diffuso, consorziando gli acquisti per ridurre i prezzi delle merci offerte ed organizzandosi in centri commerciali ‘naturali’, per strade o zone. Come si fa in innumerevoli altre città d’ogni genere e di mezzo mondo: perché a Trieste no?
Chi scrive lo sa bene, perché queste cose le proponeva invano, e nelle stesse sedi di oggi, già trent’anni fa. Ma Trieste è anche la sola città al mondo dove invece di far lavorare una zona franca portuale dappertutto ambitissima la si regala alla speculazione edilizia. Dove si vivacchia ancora da provinciali al baricentro di un contesto internazionale aperto di economie e di culture. E dove si tollerano incredibilmente tutte le inettitudini e corruttele che generano queste regressioni.
Questa potrebbe diventare dunque la prima amministrazione comunale di Trieste, dal secolo scorso, che non si lasci corrompere – nel senso di deviare dai doveri di promozione attenta ed imparziale del bene pubblico – da interessi particolari anche nella regolazione armoniosa e ragionevole del commercio e vi applichi criteri razionali moderni.
Mentre noi da stampa indipendente possiamo soltanto augurarlo alla città. E vigilare.
Paolo G. Parovel
© 26 Settembre 2011