La Voce di Trieste

Crisi: l’aiuto economico della Caritas per i piccoli prestiti a chi non ha credito

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Duilio Mariani: «Siamo ancora in piena crisi e fare previsioni è difficile»

Duilio Mariani, responsabile del progetto microcredito della Caritas di Trieste, risponde calmo, ma preoccupato: «L’attuale situazione sociale triestina? La nostra sensazione è che siamo ancora in piena crisi economica». L’analisi precisa e puntuale emerge dai dati dell’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse della Caritas diocesana: «Lo scorso anno potevamo prevedere di uscirne nell’arco di uno, due anni, ma oggi la situazione è notevolmente peggiorata e, onestamente, fare previsioni è sempre più difficile».

Accompagnamento economico

Per cercare di venire incontro alle situazioni individuali e famigliari più difficili, la Caritas ha dato vita, dal 2009, al progetto di accompagnamento economico «che consiste – spiega Mariani – nel seguire le persone nella gestione delle proprie risorse educandole a un’ottimizzazione delle stesse in base alle proprie esigenze».

A questo progetto di stampo prettamente educativo si appoggiano il microcredito economico, nato grazie a una convenzione con una banca, e il fondo di solidarietà, che può elargire finanziamenti a fondo perduto fino a 1.000 euro o concedere prestiti fino a 3.000 euro senza interessi e rimborsabili in 30 mesi. «Tutto questo è possibile grazie ai fondi messi a disposizione dai comuni di Trieste, Muggia e San Dorligo oltre che da fondazioni, strutture bancarie, assicurative, e privati».

Aumento delle richieste

In circa due anni sono stati oltre 300 i casi seguiti dagli operatori di via Cavana 15 e 280.000 gli euro elargiti tramite il fondo di solidarietà: «Inizialmente c’è stato un flusso ordinario di persone – ricorda Mariani – a settembre 2010 invece c’è stato un vero e proprio aumento: come sospettavamo la crisi ha mostrato i suoi effetti concreti».

In quel periodo il Centro d’Ascolto della Caritas accoglieva quotidianamente dalle 30 alle 50 persone con problemi economici e il 75% di queste erano casi nuovi, situazioni cioè emerse da poco. A queste persone andavano aggiunte quelle segnalate dai Servizi Sociali dei Comuni e dalle parrocchie: «Bisogna inoltre tener conto del fatto che quasi mai un caso riguarda una singola persona – dice Mariani – ma un nucleo famigliare, quindi anche figli».

Il concetto di bancabilità

Le persone che si rivolgono alla Caritas sono, spesso, i soggetti che, nel freddo linguaggio burocratico, vengono definiti di “scarsa bancabilità”, che non possono cioè trovare aiuto nelle banche. Le norme bancarie prevedono che se un cliente non salda una rata viene segnalato ad un’apposita struttura e, nel caso richiedesse un altro finanziamento o prestito, questo gli venga negato.

«Alcune strutture finanziarie invece superano questi paletti – spiega Mariani – un caso emblematico sono le carte di credito revolving del valore variabile dai 2.000 ai 5.000 euro e concesse a soggetti con prestiti in corso. Purtroppo non tutti sanno che ogni rata ha una quota capitale del 25% in media da pagare in più, per cui sono prestiti estremamente duri da estinguere».

Il problema, quindi, è a monte e risiede nel discutibile meccanismo che permette a chi è già indebitato o fortemente esposto di avere accesso a ulteriori finanziamenti che, in una spirale perversa, non fanno altro che alimentare un buco finanziario fino a trasformalo in una vera e propria voragine che travolge persone e famiglie. Rischiando di farle precipitare in quella ancora più profonda dell’usura.

L’obiettivo della Caritas, in collaborazione con i servizi sociali, è anche quello di intervenire prima che una situazione degeneri: «Noi non vogliamo solo aiutare le persone in difficoltà – conclude Mariani – il nostro intento è quello di intervenire e far sì che molti soggetti riescano a rientrare in un’autonomia economica». In modo che si possano poi sostenere di nuovo normalmente con le proprie forze.

© 16 Settembre 2011

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