I Castelli aperti di Massimiliano: da Miramar di Trieste a Miravalle, Chapultepec, di Città del Messico
Il Castello di Miramar (o Miramare), dimora triestina creata dal principe imperiale ed arciduca d’Austria Massimiliano e dalla moglie Carlotta, potè essere assai poco abitato dalla coppia, che visse prevalentemente nel piccolo castelletto immerso nel parco. E Massimiliano alla giovane età di 34 anni finì per pagare con la vita il suo destino messicano, lasciando ai triestini Miramar come simbolo d’identità e patrimonio della nostra città. Nel 1918 a Trieste, austriaca da 536 anni, giunse l’Italia e la splendida dimora con i suoi 22 ettari di parco diede ospitalità a personaggi di diverso rilievo dal primo al secondo dopoguerra, sino al 1954.
Oggi il castello ha urgenza di essere messo in sicurezza, dal tetto che ha subito infiltrazioni alle fondamenta sul promontorio roccioso, dove il WWF (gestore del Parco Marino di Miramare) e la Soprintendenza hanno rilevato lo sgretolamento dei muri di sostegno e contenimento: le onde del mare e la pioggia si insinuano ormai tra le pietre e i blocchi di arenaria si stanno scollando.
Nel marzo 2011 violente raffiche di bora hanno sradicato alberi secolari nella parte alta del parco e vicino alle scuderie, facendo lievitare i costi di manutenzione assieme ai problemi della pavimentazione del viale d’entrata principale, danneggiata dalle radici degli alberi.
La necessità e l’urgenza di tutti questi lavori sono state confermate dal titolare della Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici del Friuli Venezia Giulia, Luca Caburlotto. Sono intervenuti sul problema, con considerazioni amare ma realistiche su Trieste, anche il musicologo Carlo de Incontrera, lo scrittore Massimiliano Finazzer Flory e Claudio Magris, auspicando che ognuno faccia il suo dovere.
Ma la proposta dell’allora assessore comunale al turismo, Paolo Rovis, di far pagare un ticket ai non residenti non è giusta e, come ha precisato Caburlotto, gli incassi non rimarrebbero comunque a Trieste, ma finirebbero a Roma. Lo stesso Direttore regionale dei beni culturali Giangiacomo Martines ha consigliato di non introdurre un biglietto d’entrata al parco, anche perché si attendono finanziamenti per un milione e duecentomila euro, derivati da un accordo Stato-Regione e confermati a marzo pure da Salvatore Nastasi, capo di gabinetto del Ministero dei beni culturali, in visita a Trieste.
Nastasi ha ricordato inoltre che il parco di Miramar per donazione dell’arciduca Massimiliano è proprietà di tutti i triestini, così come il parco di Villa Borghese a Roma appartiene ai romani, l’ex riserva di caccia dei Savoia a Torino appartiene ai torinesi, e la Reggia di Caserta ai casertani. Pertanto l’ingresso deve rimanere gratuito per tutti i cittadini.
Da Trieste al Messico
Al di là dell’Atlantico esiste un’altra dimora di Massimiliano d’Asburgo: il Castello di Chapultepec, dove il nostro arciduca visse da Imperatore del Messico.
Chi visita oggi il Messico scopre una terra piena d’ energia, ricca di cultura e di risorse, fertile e accogliente, un Paese che nutre enorme rispetto e simpatia nei confronti dell’Italia. Un grande Messico, con più di 120 millioni d’abitanti, dove il tempo, gentiluomo, permette di rivalutare la storia e di dare una lettura più serena delle vicende umane.
Il monumentale volume ”L’altra storia del Messico: Juárez e Massimiliano, la roccia e l’illusione” dello scrittore e storico Armando Fuentes Aguirre “Catón” vuol dimostrare già nelle prime pagine come la storia del Messico non sia una collezione di statue di bronzo dove gli eroi sono senza macchia e incapaci di commettere il male e dove gli avversari sono tutti perversi e senza possibilità di redenzione o di riabilitazione, incapaci di conoscere il bene.
Catón scrive che la storia è fatta di uomini soggetti alla condizione umana e perciò capaci di conoscere le umane debolezze: la verità e la menzogna, la grandezza e la miseria. ? per questo motivo, dichiara Caton, che è possibile amare Cuauhtémoc senza odiare Cortés, riconoscere Hidalgo senza ingiuriare Iturbide, valutare la grandezza di Juárez senza chiamare traditori i suoi avversari, ammirare l’opera di Madero e quella di Porfirio Díaz. Ed in due frasi molto significative Catón afferma che Massimiliano deve essere considerato messicano, al pari di Iturbide e Diaz.
Scrive ancora Catón: i messicani che hanno voluto essere governati da Massimiliano e che per lui hanno combattuto non erano traditori, possiamo tutt’al più affermare che hanno commesso un errore. Però amavano il Messico quanto i liberali e hanno cercato, secondo il loro punto di vista, il bene della nazione. Possiamo pertanto arrivare a una conciliazione postuma nella quale i messicani non devono essere identificati per lo schieramento in cui si trovavano, ma per il comune amore che nutrivano per il Messico.
Le ultime parole pronunciate da Massimiliano il 19 giugno del 1867 a Queretaro, davanti al plottone d’esecuzione, esprimono un grande messaggio: ¡Mexicanos! Muero por una causa justa, la de la independencia y libertad de México. Ojalá que mi sangre ponga fin para siempre a las desgracias de mi nueva Patria. ¡Viva México! (Messicani! Muoio per una giusta causa, quella dell’indipendenza e della libertà del Messico. Mi auguro che il mio sangue ponga per sempre termine alle sventure della mia nuova Patria. Viva il Messico!)
E a ben vedere, in Messico possiamo trovare innumerevoli prove e testimonianze dell’amore che il giovane Imperatore nutriva per quella sua Patria nuova, e del ricordo che di lui conservano i messicani.
Da Trieste si arriva a Città del Messico dopo 14 ore di volo via Parigi, all’aeroporto Benito Juárez García. Il percorso dall’aeroporto allo Zocalo è lungo e si svolge per molte strade sopraelevate. Ecco il Paseo della Reforma, il lungo viale fatto costruire da Massimiliano per recarsi dal centro della città al castello di Chapultepec, che lui in onore di Carlotta chiamò Paseo de la Emperatriz, come in ricordo del suo Miramar triestino chiamò Miravalle il castello di Chapultepec.
Arriviamo all’Alameda, un parco che Carlotta trasformò in uno dei più belli della città. Qui, vicino al Monumento a Benito Juárez, si trova un importante murale di Diego Rivera con tutti i protagonisti della Storia del Messico: Benito Juárez, Miguel Miramón, Antonio de Santa Anna, Porfirio Diaz, il generale Medaglie, Massimiliano, Carlotta, Diego Rivera e Frida Kahlo.
La domenica mattina i messicani si spostano a piedi, e percorrendo le vie centrali di quell’enorme città si nota la pulizia delle strade dove per terra non si trova nemmeno un foglio di carta. E’ una domenica ecologica “cicloton”, con milioni di biciclette e gruppi familiari che vanno alla scoperta della loro bella città senza traffico. Sui giornali messicani si vedono le fotografie dei rifiuti di Napoli. Penso che i messicani non riescano a comprendere come possa accadere una cosa simile nella bellissima città partenopea.
La guerra con gli USA, conclusa nel 1848, sottrasse al Messico metà del suo territorio, ovvero gli attuali Stati del Texas, della California, del Nevada, dell’Arizona, del Nuovo Messico, del Wyoming, dello Utah e del Colorado, ed al termine del conflitto l’economia messicana era a pezzi mentre negli USA scoppiava la guerra di secessione. Napoleone III invase allora il Messico per garantirsi dei crediti e bloccare l’espansione statunitense. La prima battaglia ebbe luogo nella città di Puebla il 5 maggio 1862, i francesi subirono una sonora batosta e furono sconfitti dalle truppe messicane.
Nel 1865 giunse in Messico, accettandone la corona, Massimiliano d’Asburgo, liberale e scienziato, uomo di grande sensibilità e cultura che amava il Messico e giurò di mantenerne l’integrità territoriale. Non esitò a mettersi perciò in conflitto con il clero e con i francesi che lo sostenevano, arrivando a considerarli come nemici del Messico ed appoggiando diverse norme della Costituzione Messicana del 1857.
Esattamente ciò che faceva Benito Juárez, il quale invece considerava alleati gli USA, che finita la guerra di secessione (1865) arrivarono a minacciare Napoleone III e l’Imperatore Francesco Giuseppe, fratello di Massimiliano, d’invadere il Messico se le truppe francesi non si fossero ritirate dal suolo messicano, o se Francesco Giuseppe avesse inviato soldati dall’Austria a sostegno di Massimiliano.
Per complicare le cose, nel 1866 l’Austria venne sconfitta dalla Prussia ed anche la Francia si vide minacciata. E Napoleone III, tradendo il patto con Massimiliano, richiamò le sue truppe dal Messico per difendere la Francia dall’esercito prussiano e dal talento politico di Bismarck, abbandonando così il campo a Juarez. Carlotta intraprese allora un viaggio in Europa per chiedere aiuto a Napoleone III e a papa Pio IX, ma i suoi tentativi furono inutili; come non ebbero successo le richieste di clemenza presso Juarez compiute da Victor Hugo e da Giuseppe Garibaldi.
Quando in Messico ci chiedono da dove arriviamo e noi rispondiamo: “Da Trieste, in Italia”, molti amici messicani si sorprendono, in quanto credono che Trieste faccia ancora parte dell’Austria. Ma anche certi parlamentari e ministri a Roma non ricordano che nel 1918 le terre con la Trieste di Massimiliano, ribattezzate ‘Venezia Giulia’, vennero annesse all’Italia. In un’importante libreria di Città del Messico ho trovato la “Coscienza di Zeno” di Italo Svevo, autore apprezzato anche laggiù, pure se in lingua spagnola.
Il castello di Chapultepec, o Miravalle
Il castello di Chapultepec, o Miravalle, è stato costruito a più riprese dagli Spagnoli sull’ antica altura sacra degli Aztechi, il cui nome nella loro lingua significa ‘collina dei grilli’, detti tuttora in Messico chapulines invece che grillos.
Il sito di Chapultepec, che oggi è il bosco urbano più grande dell’America Latina (686 ettari) vide i fasti di Moctezuma, l’avidità del conquistatore Hernán Cortez e il genio di Alessandro Von Humboldt. Nel 1847 vi si svolsero le ultime battaglie dei “bambini eroi” contro i marines degli USA.
Con Massimiliano lavorarono all’ammodernamento del castello, ribattezzato Miravalle e divenuto residenza della coppia imperiale, celebri architetti austriaci, francesi, belgi e messicani come Julius Hofmann, E. Suban, Karl Kaiser, Karl Schaffer, Eleuterio Méndez e Ramón Rodríguez Arangoity. Il giardino pensile, progettato dal botanico austriaco Wilhelm Knechtel, potè essere realizzato soprattutto grazie alla partecipazione dello stesso Massimiliano.
L’ingresso nell’immenso bosco e parco di Chapultepec, dove si svolgono attività ed eventi culturali, è gratuita per tutti. Di domenica lo è pure la visita al castello con il suo “Museo Nacional de Historia”, dove negli altri giorni della settimana rimane gratuita per i minori di 13 anni, i cittadini di oltre 60, i pensionati, i disabili, gli insegnanti e gli studenti. Mentre per coloro che non rientrano in tali categorie il biglietto d’entrata al Museo e castello è di 51 pesos, circa 3 euro. Il regime d’accesso è dunque analogo a quello del castello triestino di Miramar, con la differenza che per spostarsi attraverso il parco messicano esiste inoltre un trenino a pagamento, esattamente come a Vienna nel parco del Castello di Schönbrunn.
Óscar García Murga
© 23 Agosto 2011