Trieste: il nuovo sindaco Cosolini e la truffa sul Porto Franco Nord
di PGParovel
Editoriale
Abbiamo già scritto che il nuovo sindaco di Trieste, Roberto Cosolini, la sua giunta ed il rinnovato consiglio comunale sono un miglioramento netto delle vergognose situazioni precedenti gestite sfrontatamente dal suo predecessore Dipiazza, e che essi meritano perciò credito, ma con molta attenzione (leggi qui).
Perché per recuperare il lavoro che manca alla città e combatterne le camorre parassite non basta la buona volontà: occorrono anche lucidità, indipendenza e coraggio proporzionali alla gravità dei problemi.
Appena insediati, Cosolini ed i suoi stanno già promettendo bene quasi tutti e su molti di quei problemi. Ma non sulla truffa dell’urbanizzazione speculativa del Porto Franco Nord (portovecchio), dove il neosindaco sembra finire anche lui ad anomalo rimorchio degli speculatori come le altre autorità locali: Provincia, Regione, Prefetto.
E dato che la truffa è evidente quanto colossale nello scopo, nei mezzi e negli interessi promotori, questo favore anomalo di pubblici amministratori e funzionari esige ripensamenti responsabili tempestivi. O spiegazioni politiche, giornalistiche ed investigative altrettanto serie di quelle che si pretendono nelle regioni più problematiche d’Italia.
Lo scopo é infatti spacciare come vincolo scomodo inattuale uno strumento di lavoro attualissimo, il regime extradoganale di Porto Franco (dove si possono importare, depositare, esportare e produrre senza tasse né dogana, e con altre agevolazioni fiscali). Per eliminarlo senza opposizioni urbanizzandone l’area migliore con una colossale speculazione di riciclaggio edilizio ed immobiliare tipica dei malaffari italiani.
I mezzi sono deliberazioni ed atti pubblici insufficienti (e perciò illegittimi in abuso di potere) del Comune, dell’Autorità Portuale e del Prefetto e Commissario del Governo, forzati pure con operazioni pretestuose come la pseudo-biennale di Sgarbi, ed appoggiati da uomini del pluriindagato governo ed entourage di Berlusconi e da una copertura propagandistica e disinformativa totale dei media. Con in testa il quotidiano monopolista locale Il Piccolo (gruppo Espresso) ed esclusi noi.
Gli interessi promotori principali sono di quattro ordini parassitici convergenti: quello dei porti italiani concorrenti, che hanno indotto Roma a soffocare gradualmente il porto di Trieste ed a svuotare il Porto Franco Nord respingendo o scoraggiando gli investitori internazionali tuttora interessati a riattivarlo; quello delle lobby di costruttori e professionisti locali e nazionali che ci lucrerebbero su a danno del lavoro portuale per tutta la città; quello dei fornitori diretti od indiretti di capitali e di materiali (cementi, ghiaie, ferramenta, macchine movimento terra, arredi, ecc.) e servizi non soggetti a certificazione antimafia; e quelli, infine, dei politici e partiti che pensano di poterci guadagnare sottobanco qualcosa anche loro.
A questo quadro malaffaristico significativo, perfettamente chiaro e purtroppo tipico del degrado nazionale italiano, si aggiunge il consenso disinteressato degli ingenui di buona fede disinformati ed entusiasmati dalle propagande ingannevoli.
Ma non possono, e non devono, permetterselo coloro che governano la città (sindaco, assessori, consiglieri) od altre amministrazioni, e le istituzioni. Né sotto il profilo morale, né sotto quello penale e civile della colpa grave che essi andrebbero così a maturare in danno alla comunità. Tantopiù che ricorsi e denunce da parte della società civile non mancano. E non mancheranno.
Paolo G.Parovel
© 18 Luglio 2011