La Voce di Trieste

Nessuna legge vieta le bestemmie..a Barcola!

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Di solito cerco di evitare Barcola dalle 16 in poi, perché è proprio l’ora in cui orde di ragazzini si riversano ai topolini per ricevere ristoro dalla calura pomeridiana. Ma quel giorno, a dispetto dell’ora avevo deciso di andarci anch’io “al bagno”.

Ovviamente ero in macchina e per trovare parcheggio ho impiegato un tempo notevole. Anche per distendere un asciugamano pensavo di dover picchiare qualcuno, invece, stranamente, in prossimità della zona tuffi c’era uno spazio libero di discrete dimensioni. Non credevo ai miei occhi. Distendo l’asciugamano gioendo per quell’inaspettato spazio vitale. La mia gioia però dura ben poco, perché in pochi minuti arriva una decina di bamboccetti che incominciano a gridare e a tuffarsi. Incomincio a capire perché quello spazio era rimasto vuoto. Cerco di far finta di nulla e tento anche di leggere un libro. Certo, uno che viene a Barcola sa benissimo che cosa lo aspetta e se cerca il silenzio assoluto non ha che da trasferirsi a Grignano2.

Avrei sopportato tutto: schizzi, grida, corse sugli asciugamani, ma ad un certo punto un ragazzino che avrà avuto sì e no 10 anni, incomincia a bestemmiare. Incredula mi giro e lo guardo e gli dico di smetterla cercando di mantenere un tono di voce tranquillo. Il ragazzino, imperturbabile, mi risponde che lui può continuare a bestemmiare e che non c’è nessuna legge che glielo vieti. Gli faccio notare che non è vero, ma lui continua. Gli chiedo dove siano i suoi genitori ma lui fa finta di nulla. Non mi era mai capitata una situazione simile: cioè di trovarmi a tu per tu con un ragazzino che di fronte all’invito di smetterla, continua a provocare. Mi sono sentita impotente. Non potevo certo mettermi a fare discorsi filosofici, ma mi ha sconcertato vedere la strafottenza del ragazzo e il suo sguardo.

Alla fine se n’è andato, forse indispettivo per il fatto che continuavo a fissarlo con sguardo truce; la tranquillità è ritornata, ma lo scoramento e la tristezza sono rimasti al pensiero della scena inconsueta appena vissuta.

claudia@interware.it

© 9 Luglio 2011

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