La Voce di Trieste

Cronaca nera e macelleria sul quotidiano Il Piccolo

di

Osservatorio dell’informazione

Spiace, e non usa, che un giornale debba polemizzare per ciò che fa un altro. Ma ci sono dei limiti, e questi limiti sono particolarmente sensibili sui soggetti deboli, quando se ne vede far macelleria per riempire ad effetto qualche colonna, straziandoli ed insegnando così al pubblico crudeltà ed indifferenza invece che compassione.

Sono ora ben cinque, foto inclusa, le colonne di cronaca nera che il Piccolo dell’11 giugno, pagina 26, ha riempito con titolo su quattro «Ex carabiniere ruba un salame in un market: arrestato». Il testo racconta diffusamente per 79 righe, con tutti i particolari cominciando dal nome e cognome, come (ma non perché) un uomo di 52 anni, ex carabiniere, abbia rubato in un supermercato un salame e due pezzi di formaggio del costo di 18 euro, e sia stato rincorso per strada da un addetto mentre la cassiera chiamava i carabinieri. Che l’hanno ammanettato portandolo in caserma e di lì in carcere. Liberato a mattina dal PM, è indagato per rapina impropria mentre salame e formaggio sono finiti tra i corpi di reato. La foto presenta quindi sorridente come eroe del giorno, con nome e cognome, il giovanottone che “ha sventato il furto”.

Ma si può trattare come repressione meritoria di un crimine, senza spiegazioni né commento, e nemmeno la grazia delle iniziali o dell’anonimato del colpevole riservati a tanti altri, quello che ha tutto l’aspetto di un tentato furto minimo per fame? Cioè un gesto di stretta necessità vitale ? perciò con giurisprudenza assolutoria ? e purtroppo sempre più frequente anche a Trieste fra le troppe persone, uomini e donne, in difficoltà economiche così disperate da non riuscire a sopravvivere dignitosamente.

Sono soprattutto pensionati minimi o, come in questo caso, persone di mezz’età che non trovano perciò più lavoro ma sono ancora lontane dalla pensione. Ed è perché fanno davvero la fame che alcuni finiscono anche per lasciarsi morire od uccidersi, ed altri per cercare cibo nei bottini delle immondizie, o tentare di rubarlo. Mentre il fatto che questa volta si tratti di un ex carabiniere non è scandalo per lui né per l’Arma, perché la miseria non fa differenze, ma segnale ulteriore della gravità della situazione locale dei poveri ed emarginati.

Quando hanno la fortuna di trovare gestori, personale o clienti del negozio compassionevoli, la cosa si risolve con qualcuno che dona o paga loro il cibo che volevano rubare, ed a volte anche qualcosa di più. Ma se trovano gente di poco cuore, confusa od esasperata finiscono brutalmente umiliati ed arrestati in pubblico come delinquenti qualsiasi, benché abbiano quasi tutti dietro di sé l’onestà di tutta una vita. Lo scandalo vero non sta dunque in loro, ma altrove.

Sta nel fatto che qui non ci dimostriamo ancora capaci di individuare e soccorrere doverosamente con assistenze sociali adeguate queste persone. Sta nel trattarle da criminali, denunciandole ed arrestandole, per questi furti minimi da fame che vanno invece affrontati con umanità, discrezione per la dignità delle persone e facendo intervenire le assistenti sociali. Sta nella ferocia con cui, come in questo caso, qualcuno sulla stampa fa grancassa della criminalizzazione violenta di questi soggetti deboli senza una parola di compassione ed attenzione al problema umano e sociale.

Sta infine anche nel fatto che, con l’aiuto di quel genere di stampa, buona parte della città benestante, politici in testa, preferisca fingere di non vedere, di non sapere o di non poter fare nulla per rimediare. Ma se qualcuno tra costoro pensa che per lui la sorte dei poveri ed emarginati possa non essere rilevante dato che sono tali, si sbaglia. Perché, anche se non se ne accorge, l’aridità interiore di questo modo di pensare gli estinguerà quell’amore spirituale profondo della vita che non può essere surrogato a lungo da nessun benessere materiale.

Ora a sollievo del caso specifico potrebbe adoperarsi anche l’Associazione Nazionale Carabinieri. Noi invece abbiamo il dovere di denunciarne il trattamento stampa, rendendo pure evidente che lo stimato collega direttore del Piccolo, Paolo Possamai, farebbe forse bene a dare al giornale degli indirizzi espliciti sulla distinzione tra la cronaca nera e questo genere di macelleria, e sulle responsabilità etiche dell’informazione, specie in regime di monopolio della stampa quotidiana locale. Sappiamo tutti benissimo come il non osservarle colpendo ingiustamente persone in difficoltà possa indurle persino al suicidio.

Il tutto sia detto naturalmente senza offesa per il direttore e per tutti i colleghi del Piccolo che queste cose le sanno ed osservano personalmente da sempre senza che occorra ricordargliele.

 

Paolo G. Parovel

 

© 13 Giugno 2011

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