La Voce di Trieste

Italia: vent’anni di riscossioni fiscali tra retoriche, speculatori ed abusi

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Commento

Ogni creditore intelligente sa che per recuperare ciò che gli spetta deve far vivere operosamente, e non affossare, il debitore. Ed ogni amministratore pubblico dovrebbe anche sapere che per recuperare dei soldi non può violare i diritti fondamentali della persona al lavoro, alla casa e ad una vita minima dignitosa. Garantiti a livello costituzionale ed utili alla collettività intera, perché il benessere o malessere di ognuno si riflette socialmente su tutti.

In Italia invece il recupero delle somme dovute per debito fiscale od amministrativo avviene da sempre con espropriazioni forzose che non tengono conto dei limiti di solvibilità reale del debitore debole. Cioè se la procedura lo garantisca o lo mandi in rovina perché riduce o tronca le sue possibilità di vita dignitosa e lavoro, e quindi di pagare gradualmente senza drammi. Trasformando così un contribuente sociale attivo ed i suoi famigliari in assistiti pubblici, a costi economici e sociali molto maggiori delle somme recuperate. Il che è un comportamento amministrativo omicida e contemporaneamente suicida.

Per di più con meccanismi involuti che si prestano ad abusi anche perché mal comprensibili al cittadino, e spesso anche ai fiscalisti. Le stesse aste fiscali di beni mobili ed immobili recuperano somme generalmente molto inferiori al valore reale dei beni, danneggiando così sia l’espropriato che il fisco, a vantaggio di tutto un mondo di avvoltoi specializzato nello spartirsi e pilotare le aste pagando il minimo su valori base spesso sottostimati e con l’espediente di mandar deserta la prima e seconda battuta d’asta (ad ognuna il prezzo cala di un terzo).

Ma l’ottusità della classe politica italiana, occupata a garantirsi un mondo di privilegi lontano dalle difficoltà della vita normale, invece di metter fine a quest’oscena fabbrica di miseria privata e pubblica l’ha più volte inasprita per fare rapidamente cassa, dichiarando di voler colpire inflessibilmente gli evasori fiscali ed il lavoro nero a sollievo dei lavoratori regolari costretti a pagare le tasse direttamente dalla busta paga.

Ed anche questo fa parte delle ipocrisie intollerabili della politica italiana. Perché non si fa distinzione tra due generi di evasione opposti. La prima è quella criminale del ricco che non paga per farsi ville, barche e fondi all’estero, delle società truffadine o dei capitali di mafia. La seconda è l’evasione per necessità del cittadino con un’attività autonoma qualsiasi, che a fronte del carico fiscale italiano abnorme di oltre il 50% con servizi minimi e crisi economiche ricorrenti è costretto a scegliere tra pagare solo quello che può quando ci riesce, o pagare tutto e chiudere finendo disoccupato lui assieme agli eventuali dipendenti.

Eppure è evidente che secondo giustizia ed interesse sociale queste due categorie devono avere un trattamento differenziato: se i primi sono un cancro che va estirpato inflessibilmente, i secondi sono invece categorie produttive in difficoltà senza propria colpa, che come tali vanno aiutate a sopravvivere e migliorare con appositi provvedimenti di riduzione dei carichi fiscali, rateazioni prolungate delle imposte, e quant’altro.

Altrettanto vale per il lavoro nero: occorre distinguere con chiarezza sul piano morale, legislativo ed amministrativo tra sfruttatori e sfruttati, tra coloro che lavorano in nero per eludere il fisco potendo pagare, e quelli che devono invece farlo per non morire di fame loro e famiglia, finendo spesso intrappolati nei sistemi economici paralleli delle mafie. E criminalizzare tutto il lavoro nero quando non si è in grado di offrire a quello dei poveri alternative di lavoro regolare è solo l’ennesima, disgustosa retorica ipocrita. Di una classe politica che determina essa l’abnormità delle percentuali del lavoro nero in Italia governando l’economia del Paese con livelli d’inefficienza, irresponsabilità e corruzione personale e mafiosa abnormi.

Tra gli inasprimenti indifferenziati, illegittimi ed irresponabili della riscossione fiscale nel ultimi vent’anni, in complicità di governi di centrosinistra e centrodestra, ci sono le procedure di espropriazione mobiliare ed immobiliare facilitate che hanno moltiplicato le aste fiscali, sottratte per giunta all’apparato giudiziario di garanzia pur minima delegandole a notai e professionisti esterni, in un’orgia di procedure di vendita diffuse ed incontrollabili ad ulteriore beneficio degli speculatori privati, oltre che delle società di esattori (attività con precedenti molto problematici in alcune regioni) e danno sia dei contribuenti debitori che dell’erario creditore.

È stato mitigato ma non risolto anche il vecchio principio del solve et repete: di fronte alla pretesa fiscale prima paghi, spontaneamente o per esproprio dei tuoi beni, anche se ti sei opposto e sei ancora in corso di giudizio tributario oltre il primo grado: se poi la pretesa del fisco risulterà infondata potrai chiedere, dopo anni, il risarcimento in denaro. Ma senza poter più recuperare i beni, magari la casa, perché chi se li è comprati all’asta fiscale ha diritto di tenerseli quale compratore di buona fede. La quantità di vite e persone rovinate in Italia da questa prassi ingiusta è incredibile.

Ed è arrivato da alcuni anni anche il monstrum giuridico delle cosiddette “ganasce fiscali”, cioè il divieto amministrativo di usare l’automobile, a pena di confisca, finché non si paga all’esattore un qualche debito preteso. E questo non è un procedimento esattoriale regolare, appar codice civile, ma un vero e proprio ricatto accelerativo della riscossione, perpetrato scandalosamente dallo Stato ovvero dalla pubblica amministrazione invece che da una banda criminale: se e finché non paghi ti privo del mezzo di spostamento, trasporto e lavoro tuo e della tua famiglia.

Su tutto questo non ricordiamo però di aver osservato le opposizioni politiche di destra, centro o sinistra, che si scatenano così facilmente in Parlamento e nelle sue succursali televisive attorno ad una quantità di problemi ed argomenti di molto minor momento o peso.

Qualcuno dirà: adesso ci sta pensando finalmente il moribondo governo Berlusconi col ministro Tremonti, che ha promesso di eliminare a breve sia la pignorabilità della casa d’abitazione che le ganasce fiscali ed altri obbrobri, e di ridurre le possibilità di espropriazione di beni di valore per piccoli importi. Un bel sollievo e più che doveroso, se lo farà davvero.

Ma questo rende ancor più evidente lo scandalo di un’intera classe politica, di maggioranze ed opposizioni, che rendendosi conto benissimo di questo cumulo abnorme d’ingiustizie esecutive fiscali dannose ai cittadini, alla collettività ed allo Stato, le ha conservate ed aumentate spietatamente. Finché uno dei loro governi peggiori si è trovato alla fine così con l’acqua alla gola da dover tentare di accattivarsi i cittadini con ogni mezzo. Addirittura facendo giustizia.

Paolo G. Parovel

© 7 Giugno 2011

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