La Voce di Trieste

Trieste – il Comune Dipiazza forte coi deboli e debole coi forti: intervenga subito il nuovo sindaco

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Etica e politica

Il motto etico-politico solenne che Virgilio assegnava nell’Eneide all’imperio di Roma: “parcere subiectis et debellare superbos”, perdonare ai sottomessi e debellare i superbi, nella storia è stato per lo più applicato oscenamente a rovescio, colpendo inflessibilmente i soggetti deboli per qualsiasi manchevolezza e perdonando ai potenti qualsiasi arbitrio.

Non solo per convenienza, ma perché le persone di spirito vile, quale che ne sia il rango, tendono facilmente ad essere forti ed inflessibili coi deboli, e deboli e tolleranti coi forti. Giustificando poi col rigore procedurale di legge la violazione del dovere morale di giustizia. E sugli esempi si potrebbe scrivere un’intera biblioteca.

 

Nella nostra dimensione locale triestina questo parametro psicologico ed etico di valore generale non può non venire in mente scorrendo le cronache di alcune disparità clamorose di comportamenti  della cessata, arrogante amministrazione comunale del sindaco Roberto Dipiazza, nella sua persona ed in alcune della sua giunta di assessori di sua nomina, verso sé stessi e verso loro sottoposti od amministrati.

Fece scalpore quache anno fa il caso di una dipendente comunale che l’amministrazione denunciò  con palese ingiustizia, e continuò a perseguire anche dopo assolta, come ladra di beni pubblici poiché aveva legittimamente recuperato e restaurato un paio di vecchie panche di cui il Comune si era sbarazzato scaricandole tra i rifiuti. Dov’erano perciò divenute res nullius, cosa di nessuno.

Poi è arrivata un’ordinanza illegittima, paradossale ed oscena, con cui si puniva e multava anche chi si trova costretto alla risorsa estrema ed umiliante di frugare tra le immondizie per recuperarne qualcosa da utilizzare o da mangiare: cioè i più poveri, inclusi molti pensionati minimi. Ai quali tutti il Comune ha invece l’obbligo primario di legge di fornire le assistenze sociali necessarie e sufficienti ad una vita dignitosa (e su questo ritorneremo con energia).

Ora leggiamo della denuncia inflessibile, addirittura con costituzione di parte civile del Comune per “danni d’immagine”, contro una dipendente madre di famiglia con stipendio sotto il limite di povertà e strangolata da usurai, perché gestendo la piccola biglietteria di un museo ne aveva prelevati provvisoriamente, per alcune volte, un centinaio di euro da rimettere in cassa dopo qualche giorno.

A rigore si tratta di appropriazione indebita, ma temporanea e per somme minime, con ovvie attenuanti morali. Il buon amministratore dovrebbe porsi dunque il problema se sia giusto e proporzionato rovinare inflessibilmente per questo la dipendente e la sua famiglia in difficoltà, trascinandola pubblicamente in tribunale e sulla stampa, o risolvere l’incidente in via breve con un’ammonizione ed il rientro della piccola somma.

Anche perché quel sindaco Dipiazza e quella giunta sono gli stessi che quando sono stati indagati loro per fatti provati od ipotesi di reato gravi sia nel merito che per entità delle somme, hanno strillato contro denuncianti e inquirenti accusandoli di “giustizialismo” e complotti politici, ed hanno pure costituito in giudizio il Comune danneggiato, ma a difesa di sé stessi.

È accaduto proprio con lo “scandalo Dipiazza” (leggi qui) del quale non abbiamo ancora pubblicato la nostra inchiesta principale perché costoro non potessero dire che avevamo scopi elettorali, o che sono stati affondati per quello benché in attesa di giudizio penale e civile.

In sintesi, la loro amministrazione comunale assieme al Consiglio ha venduto illecitamente (è espressamente vietato dall’art. 1471 del codice civile) un terreno del Comune al sindaco stesso, che l’ha adoperato per una sua speculazione immobiliare personale con noti costruttori ricavandone un profitto perciò indebito valutabile sui 200.000 euro. Grazie ad una rete incredibile di complicità ad ogni livello, ed a danno di terzi e del Comune.

E non solo il sindaco ha avuto la sfrontatezza di farci causa, su tesi giuridiche assurde, per punire e zittire le denunce pubbliche che ne facevamo sul nostro precedente settimanale in edicola, ma la sua giunta, subito prima delle elezioni che li hanno spazzati via, ha costituito nello stesso giudizio il Comune non contro di lui, ma a suo sostegno contro di noi e sulle sue stesse tesi.

Un bell’imbarazzo, dunque, ereditato dal nuovo sindaco Cosolini, e non tanto per la causa o verso di noi che siamo certi di vincerla, ma perché deve anche intervenire per far cessare immediatamente queste vergognose disparità di trattamento del Comune a favore dei forti ed in danno ai deboli.

Incominciando col verificare subito come si possa rivedere e sanare ragionevolmente l’operato ingiusto ed eccessivo dei suoi predecessori nei casi di quelle due dipendenti (più altri simili) e con lo spazzare via oscenità come le multe ai più poveri e derelitti.

Perché è sulle virtù concrete di cuore e giustizia verso i più deboli che si misura il vero valore della persona, e del pubblico amministratore, molto prima che sulle quadrature dei conti e sui grandi progetti.

Paolo G. Parovel

© 5 Giugno 2011

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