La Voce di Trieste

Trieste, elezioni: una lezione della gente a tutti i politici

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La prima tornata di queste elezioni amministrative per il Comune e la Provincia di Trieste ? ora si deve andare ai ballottaggi ? ha tutto l’aspetto di lezione sonora, e su più livelli, della gente a tutti i politici. Che dovrebbero affrettarsi a capirla e adeguarsi.

Il movimento politico più numeroso è divenuto quello del non-voto: metà degli elettori, se al 43,4% che non è andato ai seggi aggiungiamo le schede bianche o annullate. È il movimento generale del disgusto per quello che fa il governo e non fa l’opposizione, della sfiducia verso anche verso chi promette cambiamenti, e del rifiuto del bipolarismo forzato destra-sinistra.

Questo significa che il valore reale delle percentuali di voti ottenute da ciascuna lista è la metà di quello apparente: il 40% dei voti rappresenta solo il 20% degli elettori, e così via. Dunque, una sconfitta clamorosa per tutte, ed una vittoria solo tecnica, e non di consensi, per chi è prevalso ora o prevarrà ai ballottaggi. Mentre le preferenze, complicate da esprimere, sono state anche più scarse del solito.

I significati delle scelte di chi è andato a votare ed ha espresso voti validi sono comunque abbastanza evidenti da quelle per il Comune di Trieste, mentre per la Provincia sono influenzate dalle caratteristiche differenti dei comuni minori, alcuni a maggioranza slovena.

Al centrodestra lo schieramento di Berlusconi che vorrebbe sindaco Antonione con vice l’uscente Dipiazza si è preso una doppia batosta, ottenendo solo il 27,9% dei votanti (incluso un 7,3% portato personalmente dal Dipiazza). E non tanto per la presentazione indipendente della Lega Nord (6,2%), quanto perché Bandelli con Un’Altra Trieste (10,7%) ha contrapposto alla destra d’affari, appalti e retoriche rappresentata dai due berlusconiani una destra popolare rivolta invece ai problemi della gente.

Dipiazza, inoltre, si è potuto presentare come particolarmente credibile solo per una concomitanza curiosa di fatti: il quotidiano monopolista locale di apparente centrosinistra, Il Piccolo, lo ha sostenuto evitando inchieste approfondite su aspetti discutibili e discussi dei suoi comportamenti amministrativi, la Procura non ha ancora dato segno di vita (dal 2009) sul procedimento penale in cui risulta indagato per l’acquisto speculativo personale illecito di un terreno comunale in via Verga, ed il Tribunale lo ha prosciolto giusto in tempo da altre imputazioni.

Il centrosinistra è risultato invece maggioritario con un 40,6% dei votanti, ma il Partito democratico del candidato sindaco Cosolini ne ha poco più della metà (22%), perché il resto viene da liste innovative o di protesta: Sinistra, ecologia e libertà – SEL (5,5). Italia dei Valori – IdV (3,6) Federazione della Sinistra (3,1), e da altre minori.

I voti che possiamo considerare variamente alternativi o di protesta esterna al ‘sistema’ dei due schieramenti maggiori sono andati, nell’ordine, al Bandelli (10,7, formato dal 6,5 di Un’Altra Trieste, il resto da due liste minori), alla Lega Nord (6,2), alla Lista 5 Stelle di Beppe Grillo (6), Futuro e Libertà (3), Unione di Centro (2,7), Trieste Città Metropolitana (1,2), la Tua Trieste (0,9), Trieste giovane (0,5).

Lo schieramento trasversale a favore del porto e Porto franco di Trieste, nei termini che avevamo indicato alla vigilia dei voto (Bandelli, SEL, PSI, Lega, 5 Stelle, Tua Trieste, Città Metropolitana) totalizza quindi il 25,2 %: un peso ragguardevole, potenzialmente ancora più decisivo se l’Italia dei Valori si darà anch’essa una svegliata sull’argomento. E potrebbe risultare rilevante nei ballottaggi.

Il ballottaggio più critico è ora ovviamente quello al Comune tra Cosolini ed Antonione, mentre sembra più scontato alla Provincia tra il centrosinistra della presidente ricandidata Bassa Poropat (48,4%) ed il centrodestra di Ret (29,8).

Per il berlusconiano Antonione le possibilità teoriche stanno quindi in un’alleanza mercanteggiata con la lista di Bandelli e la Lega, se queste due formazioni scegliessero di preferire posti di potere nel dominio dell’ormai cadente Berlusconi allo sviluppo invece di propri ruoli ed identità di seria opposizione.

Ma anche su questo ci sono due incognite: la prima è che gli elettori di quei due movimenti rifiutino la svendita lucrativa dell’indipendenza per cui li hanno votati, e che per il disgusto non vadano a votare o votino per il centrosinistra al Comune ed alla Provincia. Il secondo è che vadano comunque a votare ancora meno elettori, sia per queste situazioni che perché nei ballottaggi è quasi la norma.

Questo è, già che siamo una città di mare, il punto nave. Sui suoi sviluppi, incognite e varianti ci riserviamo ulteriori analisi.

Paolo G. Parovel

© 17 Maggio 2011

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