La Voce di Trieste

Io quasi quasi… guardo Vespa

di

Michele Santoro, umanamente, non mi è mai andato giù. Come non mi sono mai andati giù i bravi predicatori mal razzolanti (da lui a Franco Battiato, la lista è lunga).

Ci sta, anche se la questione ha la sua importanza (almeno per me). Dal punto di vista professionale è un genio assoluto, marketing applicato al giornalismo di qualità. In tutti questi anni, Santoro si è dimostrato quasi sempre un grandissimo professionista, e a lui e pochissimi altri dobbiamo i rari scampoli di televisione libera concessici dal Regime. Un partigiano che canta, stonandola, Bella Ciao in prima serata; che ha sistematicamente ammazzato, con fenomenale sadismo, ogni velleità dittatoriale azzardata dai Masi di turno, prendendone pure gli scalpi; che si è inventato Raiperunanotte, un successo così imprevedibilmente straordinario da aver scatenato le frustrazioni represse dei molti depressi, calpestati nemici di Daniele Luttazzi, guarda caso smascherato immediatamente dopo il suo meraviglioso (anzi, volgarissimo) intervento a Bologna (glossa a margine: Luttazzi ha gestito malissimo la questione e si è comportato come un Berlusconi qualsiasi, ma starò sempre dalla sua parte).

Ora il partigiano è sbronzo, ebbro di quella sua inusitata arroganza ammantata di rassicurante retorica antifascista che mette tutti gli antiberlusconiani d’accordo. Che Santoro si limiti a cementificare, defraudandola degli ultimi residui di pensiero critico, la parte minormente spregevole della dicotomia italica, alla plebe non importa. Che il parruccato Santoro (sì, è un filosofo ma pure lui, come Silvio, si è fatto il trapiantino. C’est la vie) non sia sinceramente convinto di quanto dice, alla plebe non importa. Che guadagni cifre immorali per propinare sempre le stesse verità agli operai riponenti in lui le uniche speranze d’orgasmo settimanale, alla plebe non importa.

Egli, seppur malandato e incarognito, è pur sempre un partigiano. Ma anche questo ci sta. I partigiani sono (stati) tutti santi e Pertini, specie per i soci A.N.P.I e per chi non ha mai letto Beppe Fenoglio (e spesso le due entità coincidono) (ma in fondo, ogni scusa è buona per una grigliatina). Gli ubriachi, si sa, appoggiati sulle braccia dietro al vetro d’un bicchiere, alzano appena un po’ la faccia e domandano ancora da bere. Continuamente. Per loro non c’è speranza.

Glielo ha detto anche Beppe Grillo qualche settimana fa, ma quando Grillo non serve unicamente a fare audience le sue parole vengono reinterpretate, riadattate, edulcorate, rigirate, financo ignorate come si fa con i bambini, bistrattati perché ancora incapaci di dire bugie. Come se Berlusconi citasse Pasolini solo per asserire che “non c’è conformismo peggiore di quello di sinistra” (non è ancora successo, ma solo perché Berlusconi ignora, tra le mille altre cose, cosa significhi “conformismo” e chi sia Pier Paolo Pasolini. C’è da capirlo: la sua parte omosessuale è lesbica).

“Non invitare più quella gente di merda, perché sono il vuoto totale, con loro non c’è nulla da discutere e tu, se continui a dar loro importanza, sei colpevole quanto loro”. Questo il sunto, più o meno, di ciò che Grillo ha detto qualche settimana fa. Santoro, da almeno un paio d’anni, invita regolarmente quei cinque – sei abominii che gli garantiscano somma caciara e, di conseguenza, (quando è caciara è caciara) vette di share: da Sallusti a Belpietro, al guru Stracquadanio (che D-i-r-i-m-e. Sempre). Gente ributtante, esteticamente, moralmente e intellettualmente.

Son nati proprio brutti, o perlomeno tutti finiscono così. Gente che in un’altra vita (ci vuole un’altra vita) avrebbe fatto lo schiavo o la puttana (per i laureati Cum Laude: è una battuta). Con esiti fallimentari, perché nemmeno un nano calvo, brutto e frustrato se li sarebbe filati; né gli uni, né le altre. Il punto più basso della sua carriera è stato l’invito a Franco Battaglia (docente all’Università di Modena, il che dà la misura di quello che l’Università italiana rappresenta oggi, di quali atrocità stia partorendo e del vuoto cosmico che imploderà a breve). Nuclearista convinto, sosia di Hitler (epperò pelato e fieramente occhialuto), capace di soccombere dialetticamente anche a mio fratello Il Piccolo Puer, si è visto pubblicizzare il proprio libercolo sulla presunta (da lui) mega-balla delle energie alternative. Uniche due copie vendute, quelle a se stesso e al fine pensatore e uomo di scienza Berlusconi, autore della prefazione (dove magari avrà ribadito il concetto, invero signoreggiante e soverchiante, per cui è odioso che questo Paese, per colpa della Sinistra comunista, negli anni ’70 abbia rinunciato a questa capacità, creata dal compatriota Enrico Fermi, di creare energia dalla moltiplicazione delle cellule. (Silvio R-e-g-n-a).

Durante la trasmissione andata in onda settimane addietro, il prode Battaglia aveva sicumereggiato, affermando, con tanto di “zero” tra pollice e indice, che Chernobyl non ha causato alcuna morte. Battaglia non era nuovo a sentenze simili, ma fino a quel punto erano state quasi innocue (prima fra tutte, i cibi OGM che sarebbero più sani di quelli del contadino. Sì, l’ha detto). La sparata ad Annozero era da pubblico linciaggio, e anche se il poveretto ha tentato successivamente di correggere il tiro, incalzato da un imprecisato, discreto sputacchione dei Verdi, l’atteggiamento del conduttore è stato inaccettabilmente indulgente. Non una parola, non un calcio in bocca che potesse miracolosamente ricondurre il Battaglia a subitanea resipiscenza.

Santoro ha un concetto tutto suo di moderazione: più la vaccata è somma, più è massima la sua educazione nei confronti dello svaccatore o della (s)vacca(trice) di turno. Lo ha dimostrato giovedì sera, per l’ennesima, e per quanto mi riguarda ultima, volta. Con l’unica donna in tacco 12 che disistimo dal più profondo del mio cuore.

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Se vi siete mai chiesti perché Grillo non vada in queste trasmissioni, ora credo abbiate tutti la risposta: a soli tre secondi dall’apertura labiale della Santanché, Grillo, come ci si aspetterebbe da ogni uomo normale e di onesti sentimenti, avrebbe fatto cadere il mondo. Sbraitando, urlando, affermando con doverosa violenza che c’è un limite a tutto. E le avrebbe tappato la bocca, per una volta con qualcosa d’altro. Ma questo non si può fare. Non è bello.

A cosa serve far parlare questa gente, caro Santoro? Ha un pubblico che definire scodinzolante e affettuoso è offendere Emilio Fede; potrebbe anche permettersi di invitare un ventriloquo che dia voce a un Gormito Piduista; e sarebbe pure bravo, maledizione, sarebbe BRAVO. L’unica cosa per cui vale la pena lasciar correre questi elementi inverecondi sono gli articoli di Scanzi e Travaglio (no, gli onanismi di Flores d’Arcais NO), e relativi commenti dei fanboy sui Blog del Fatto Quotidiano (sono affascinanti quanto i commenti dei grillini: leggendoli, si sentirebbe superiore persino Moccia).

Per il resto, è osceno che il più potente giornalista d’Italia continui a dare voce, e spazio, a questi residui organici. Il Suo è un giochino a cui, personalmente, non darò più spago. Se proprio non avrò niente da fare, guarderò Porta a Porta. Perché preferisco il secolo passato, e rimpiango il furore antico. Perché voglio sapere esattamente chi siamo, e poterne parlare. Perché mi piacciono solo i nemici veri.

Quelli da odiare, amare, ammazzare.

© 15 Maggio 2011

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