La Voce di Trieste

Trieste: le cronache della “cupola” nascoste dalle propagande elettorali

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Editoriale

Dalla lettura del quotidiano locale sembrerebbe che viviamo nel migliore dei piccoli mondi urbani, se non ci fosse stato anche l’allarme chiaro e coraggioso di Paolo Rumiz sulla “cupola” di poteri trasversali che controlla ed affonda la città. Ed in queste settimane preelettorali non emerge nemmeno il fatto che la “cupola” incomincia finalmente ad incrinarsi sotto il peso dei suoi stessi malaffari. Come ormai noto, è una cupola costituita da personaggi particolari, in buona parte provenienti dalla destra nazionalista e neofascista di confine, che con la collaborazione attiva e passiva di politici di centro e di sinistra hanno occupato e cumulato cariche e retribuzioni nei gangli principali della politica e dell’economia locale ex pubblica, ora privatizzata. Ma la gestiscono anche in maniera fallimentare.

L’AcegasAps S.p.A. è ad esempio l’azienda di servizi municipale, che con la privatizzazione (voluta da Illy) è divenuta potente feudo politico sottratto alle regole di garanzia della pubblica amministrazione. Ma dalla cronaca del quotidiano locale gli esiti dell’assemblea sociale del 30 aprile sembrano normali. Ed invece vi sono stati contestati documentatamente, tra altro, operazioni finanziarie ed immobiliari rovinose, un enorme passivo di fatto insanabile, sovrastime delle azioni, incompatibilità di amministratori e loro retribuzioni abnormi, pure aumentate senza la necessaria autorizzazione dell’assemblea. Ed ora dovranno intervenire gli organi di controllo.

Mentre qualche settimana prima era stata l’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas a censurare e sanzionare pesantemente la stessa AcegasAps, accusandola di disamministrazione, mala fede, negligenza, e di mettere in pericolo l’incolumità e la sicurezza delle persone (il che concreta pure ipotesi di reato, appunto, di pericolo) per avere violato a Trieste gli obblighi di sostituire dappettutto le vecchie tubature gas ormai pericolose per corrosioni e tenuta difettosa dei giunti.

Un altro feudo politico potente è la Banca Mediocredito del Friuli Venezia Giulia S.p.A., ex ente di diritto pubblico della Regione privatizzato, e creato per finanziare le imprese (anche su base fondiaria ed a breve termine) con fondi pubblici forniti dal Fondo di Rotazione per Iniziative Economiche, dal Fondo di Rotazione Speciale a favore delle Imprese Artigiane del Friuli Venezia Giulia e dal Fondo di Rotazione a favore delle Imprese Commerciali, Turistiche e di Servizio del Friuli Venezia Giulia.

Ebbene, la Banca d’Italia vi ha appena conclusa un’ispezione accurata e lunghissima contestando agli amministratori comportamenti da commissariamento: esposizioni di rischio abnormi per concessioni di crediti senza controlli preliminari e di gestione adeguati, con incremento abnorme conseguente delle sofferenze bancarie (senza segnalazioni corrette all’organo di vigilanza), dei crediti ‘incagliati’, di quelli ristrutturati e delle previsioni di perdite. In sostanza, quella che sembrerebbe perciò una gestione ‘allegra’ dei finanziamenti con criteri diversi da quelli economici ordinari.

Altra gestione discussa è quella della Fondazione CRTrieste, ente di capitali residuo della storica  Cassa di Risparmio di Trieste, ceduta ad Unicredit. Che era anch’essa ente di diritto pubblico, soggetto come tale a norme sulla finanza pubblica, mentre le privatizzazioni hanno reso infine la Fondazione persona giuridica privata senza fini di lucro, esposta così anch’essa a divenire feudo politico incontrollabile.

E la Fondazione, oltre ad avere lo stesso Presidente di AcegasAps e del Mediocredito sotto indagini, del quale risulta avere anche parte cospicua del pacchetto azionario, partecipa a progetti edilizi dispendiosi e discutibili come quello dell’ex Magazzino Vini sulle Rive, trovandosi coinvolta in vicende giudiziarie della destra d’affari come quella ora esplosa dell’Antica Diga (leggi qui un nostro articolo), per averne finanziate incautamente operazioni i cui azzardi erano notori.

Mentre nelle amministrazioni locali controllate dalla stessa cupola assistiamo ad una girandola di illeciti immobiliari ed edilizi provati, come il cosiddetto “scandalo Dipiazza” (leggi qui una sintesi), o quelli dei progetti palazzinari di Rio Martesin annullati dal Consiglio di Stato (leggi qui), o sospettati attorno alle varianti di piano regolatore, come l’attuale n.118, perciò incagliata. Ai quali si aggiunge l’imbroglio colossale della cessione illecita del nostro Portofranco Nord (portovecchio) alla speculazione appunto edilizia ed immobiliare.

Ma di tutto questo saccheggio politico sistematico sempre più evidente delle risorse della città il clima mieloso, ambiguo e furbesco di questa tornata elettorale evita accuratamente di parlare, come delle necessità vere della gente, perché gli elettori non si rendano conto in tempo che i politici corresponsabili ed i loro eredi, di qualsiasi colore, non vanno rivotati ma cacciati e sostituiti.

Da parte nostra invece questi appunti sono soltanto l’indice generale delle inchieste specifiche che vi proporremo d’ora in poi sotto il titolo comune, appunto, di “cronache della cupola”.

Paolo G. Parovel

© 7 Maggio 2011

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