La Voce di Trieste

Piazza della Borsa: cassonetti di ghisa e gran facce toste

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Le amministrazioni comunali di Roberto Dipiazza ci hanno già abituati a scempi urbani come quelli delle nostre antiche piazze della Posta (Vittorio Veneto) delle Legna (Goldoni) ed altre, o delle rive ridotte ad autostrada con sovraccarico di lampioni alla Disneyland.

In un’esibizione continua, scatenata e strabiliante di cattivo gusto, o se volete di gusto del kitsch, assai più che con tutti i suoi precedessori, Illy incluso. Ma non si era ancora visto inserire nel restauro monumentale e delle pavimentazioni di una piazza simbolo, com’è quella della Borsa, l’obbrobrio di una fila semicentrale di otto cassonetti grigi moderni in ghisa.

Con sotto cassoni di raccolta e pressa di compattazione elettrici a controllo elettronico, soggetti perciò pure a blocchi, guasti, vandalismi ed abusi per ciò che vi può venire gettato senza possibilità di controllo ed intervento immediati, e per i rischi d’incendio.

 

Il tutto con la giustificazione paradossale di voler eliminare l’inestetismo dei soliti, semplici ed economici cassonetti che bastava in realtà mettere più defilati, possono essere spostati in qualsiasi momento e sono facili da controllare. Tantopiù che le immondizie accumulate devono essere comunque prelevate con gli stessi camion.

L’obbrobrio inutile e pericoloso ci è inoltre costato la spesa spropositata di 700.000 euro (1 miliardo e 400 milioni delle vecchie lire) pagati ai soli che ci hanno guadagnato: progettisti, appaltatori e fornitori. Mentre non si comprende come la Soprintendenza possa aver consentito quest’ubicazione visivamente oscena di un impianto che poteva almeno occupare posizioni defilate e libere vicine, in via Tor Bandena o piazza Tommaseo.

E ci vogliono davvero delle gran facce toste per inaugurare sotto elezioni questo sconcio vantandolo come meraviglia estetica, funzionale ed amministrativa. Eppure lo hanno fatto giorni fa l’amministratore delegato dell’Acegas, ormai sprofondata in una voragine di passivo insanabile da 439 milioni di euro (ne scriveremo a parte) ed il “buon” sindaco Dipiazza che continua da anni ad alimentare i bilanci con supermulte illegittime, alleggerirli con spese inutili e tagliare, oltre ai nastri, le assistenze sociali indispensabili ai sempre più poveri.

Se questo è il modo corretto ed intelligente di governare la città ed amministrare l’Acegas, noi siamo degli extraterrestri. Ma ancora col diritto di opinione, e pure di voto.

P.G.P.

© 29 Aprile 2011

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