“La mia polvere da sparo” alla Galleria d’Arte La Fortezza
di C.S.
Personale di Guido Coletti visitabile fino al 27 aprile
La mia polvere da sparo: così s’intitola la personale di Guido Coletti che la Galleria d’Arte La Fortezza di Gradisca d’Isonzo ospita fino al 27 aprile. Poche, semplici, parole che racchiudono a perfezione l’intera filosofia di quest’artista friulano ormai riconosciuto a livello globale. Un nuovo impressionista – come lui stesso ama definirsi – che usa la ricerca materica a dimostrare che il male non sta nella sostanza in sé, quanto nell’uso che l’uomo ne fa. E allora, con la stessa polvere di cui son fatte le stragi, Coletti fa esplodere i colori. I supporti. Le emozioni. Come in una sorta di Mandala buddista dall’effetto rigenerativo. My Gunpowder – La mia polvere da sparo rimarrà aperta al pubblico presso i locali di via Ciotti 25 fino al 27 aprile, con i seguenti orari: giovedì, venerdì e sabato dalle ore 10.00 alle 12.30 e dalle ore 17.30 alle 19.30; domenica dalle ore 10.00 alle 12.30.
Dice Coletti della sua arte: «Il mio lavoro non è pittura, non è decorazione, non è rappresentazione di forme: è un’idea realizzata sulla materia con la materia». Ed ecco allora che la polvere da sparo non é strumento artistico, bensì finalità. Ecco che smette di ferire corpi ed anime, per aprire invece varchi di colore. Tridimensionalità in cui la mente si spinge e si perde, ponendosi domande su di sé. Chiedendosi, ad esempio, perché la razza umana utilizzi quella stessa materia per lo scopo sbagliato. Perché l’associ al sangue quando potrebbe usarla, invece, per generare stupore. «Io metto la materia sulla tela – si legge sul catalogo dell’artista – con la stessa tecnica che i monaci buddisti usano per creare il Mandala (viaggio dell’anima). I monaci ad opera ultimata la distruggono […] , io distruggo la materia bruciandola. L’incendio ha il suo effetto, come tutti gli incendi. Ma dalle ustioni la terra si rigenera». Come dalle riflessioni può nascere una consapevolezza nuova.
Guido Coletti, nato ad Alnicco (Udine), fa risalire il suo amore per la materia alla giovanissima età, quando lavorava la pasta del pane dell’attività paterna, creando un’infinità di forme. Nel 1964 abbandona l’Università e si dedica completamente all’arte. Da allora, il suo curriculum artistico si arricchisce di esposizioni in tutto il mondo. Menzioniamo, tra esse, quelle di Bangkok, Caracas, New York, Miami, Tokyo o Toronto. Di lui hanno scritto negli anni alcuni tra i nomi più altisonanti della critica italiana ed internazionale.
© 19 Aprile 2011