La Voce di Trieste

Appunti di pre-inchiesta: Antica Diga e Villa Cosulich

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Commento

I magistrati fanno le inchieste giudiziarie e noi giornalisti quelle, appunto, giornalistiche. Con ovvia differenza di mezzi e conseguenze, ma con circolazione salutare e doverosa delle informazioni e risultati o suggerimenti che spesso aiutano. Ed è a titolo di suggerimento che anticipiamo qui due riflessioni da nostre inchieste in preparazione, rispettivamente sull’operazione fallimentare privato-pubblica dell’Antica Diga e sul piano regolatore comunale di Trieste (variante 118), organizzato e tenacemente forzato dall’amministrazione del sindaco uscente, Dipiazza.

La prima vicenda consiste nel tonfo economico prevedibile, previsto ed ora sotto indagini giudiziarie, della trasformazione del vecchio e popolare bagno alla Diga, chiuso assurdamente da decenni, in una delle tante versioni costose dell’idea pacchiana del bello e del vivere bene che impera anche nella classe dirigente locale.

Dalle notizie di stampa sembrerebbe che la Procura stia concentrando tutte le responsabilità sul gestore Federico Stopani, imputandogli di avere ottenuto e speso indebitamente autorizzazioni e denari di enti i cui responsabili si profondono ora in dichiarazioni virtuose di stupore ed indignazione da truffati: non sapevano, non credevano, e se c’erano dormivano, o pensavano non ci fossero fini di lucro. Atteggiamenti che a noi, attenti anche a questa storia già da prima, sembrano francamente poco credibili.

Si trattava infatti notoriamente, e sin dall’inizio, di un’operazione di colonizzazione commerciale compiuta concordemente, e sotto gli occhi di tutti, dalla disinvolta ed arrogante destra d’affari che ha occupato  da anni posizioni chiave nelle amministrazioni pubbliche ed in enti, fondazioni ed aziende di servizi della città. Ricavandone ricchi stipendi, commesse ed intrecci di potere, con gestioni per lo più disastrose e grazie a tolleranze ed impunità sinora totali.

Non si vorrebbe dunque che il gestore dell’operazione, Stopani, divenisse anche il capro espiatorio delle responsabilità di tutti gli altri personaggi coinvolti. Che, come confermano le cronache, all’inaugurazione affollavano invece vantandosene e congratulandosi a vicenda la stessa struttura da cui oggi vorrebbero dissociarsi abbandonando al suo destino l’elemento più debole ed esposto.

L’altra vicenda, su cui si leggono rinnovate proteste stampa, consiste invece nel fatto che la variante Dipiazza del piano regolatore renderebbe edificabile, con ovvio rischio di privatizzazione il prezioso parco comunale della storica Villa Cosulich, già stranamente abbandonata al degrado. La gente chiede perciò che il complesso (di 10.463 mq: vedi l’illustrazione qui sopra) venga invece curato e conservato all’uso pubblico.

Più che giusto. Ma va anche detto chiaro che assieme all’abbandono della villa una scelta di edificabilità così errata, dannosa ed impopolare in una delle zone residenziali di maggiore pregio della città richiede spiegazioni da parte dei politici e funzionari responsabili. E che la più logica sembra poter essere l’intento deliberato di garantirvi una speculazione edilizia lucrosissima, a soggetti già interessati e prima che le elezioni possano cambiare gli amministratori del Comune. Un’ipotesi che andrebbe perciò verificata anzitutto dalla Procura.

P.G.P.

© 8 Aprile 2011

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