La Voce di Trieste

Fukushima, Libia e sciacallaggi: no ai rigassificatori!

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Gli sciacallaggi peggiori sulle catastrofi non sono i furti da miseria tra le macerie. Sono quelli di chi approfitta dei disastri per vantaggi politici od affarì lucrosi altrimenti impossibili. Come i costruttori intercettati a rallegrarsi cinicamente del terremoto all’Aquila, i fornitori d’armi, gli aizzatori di razzismi e quant’altri.
E come adesso in Italia i personaggi ed ambienti che tentano di approfittare della catastrofe nucleare giapponese di Fukushima e della guerra in Libia per imporci i rigassificatori che a Trieste ed altrove la gente rifiuta perché inutili, dannosi e straordinariamente pericolosi.

Le nuove iniziative di costoro a vari livelli accompagnano le disinformazioni già note, soprattutto a pretesa smentita della pericolosità, con due ragionamenti nuovi ed apparentemente fondati: il rifiuto del nucleare aumenterà il fabbisogno di gas, e la destabilizzazione della Libia ce ne ridurrà le forniture.

Ma in realtà le cose non stanno affatto così, e da Trieste se ne è rioccupato nei giorni scorsi il Tavolo Tecnico Rigassificatori promosso dalla UIL Vigili del Fuoco, in un pubblico incontro col promotore Adriano Bevilacqua e con relatori alcuni esperti di livello: prof. Gianrossano Giannini, dott. Livio Sirovich, prof. Giorgio Trincas, Ing. Marino Valle, prof. Marina Zweyer.

Gli esperti hanno anzitutto rinnovato le prove dell’estrema pericolosità e dannosità di questi progetti di rigassificatori (confermandoli per Trieste pure insufficienti, imprecisi e lacunosi) e chiarito che secondo gli standard di sicurezza internazionali un impianto di rigassificazione costituisce un rischio che è secondo solo a quello di una centrale nucleare, sia in caso di incidenti tecnici che di attentati o catastrofi naturali.

E tantopiù nel caso del rigassificatore, pure tecnologicamente superato, che la multinazionale spagnola Gas Natural Fenosa pretende di costruire nel nostro porto industriale. Dove si troverebbe inserito fra gli abitati di Trieste, Dolina e Muggia, ed in una una concentrazione preesistente di altri impianti pericolosi realizzata e gestita irresponsabilmente in tale violazione delle norme di sicurezza europee e nazionali (legge Seveso) che è appena dovuta intervenire l’Unione Europea (vedi nostro articolo). Con rischi che investono anche la confinante Slovenia, perciò contraria al progetto.

Gli stessi esperti hanno poi anche chiarito come e perché il prezzo finale del gas così ottenibile sarebbe, a fronte dei costi di costruzione e conduzione del rigassificatore, assolutamente fuori mercato, mentre l’effetto Libia è transitorio e marginale. Tra qualche anno sarà infatti possibile trasportare via mare il gas compresso con tecnologie nuove che non hanno più bisogno di impianti di liquefazione, e quindi nemmeno di rigassificatori.

© 27 Marzo 2011

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