La Voce di Trieste

Zona Industriale di Trieste: scatta il procedimento d’infrazione europeo per gli impianti pericolosi

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da nota stampa

La Commissione Europea ha confermato il procedimento di infrazione nei confronti dell’Italia per la violazione nella provincia di Trieste della “legge Seveso” sugli impianti industriali pericolosi.
Il Parlamento Europeo lo ha comunicato con nota del 20 marzo alle associazioni ambientaliste Greenaction Transnational e AAG (Alpe Adria Green), dalle cui denunce e petizioni era partita l’indagine europea.

L’Italia era già stata messa in mora perché le autorità locali non hanno mai effettuato le attività di informazione preventiva alla popolazione sulle misure di sicurezza da seguire in caso di incidenti agli stabilimenti industriali concentrati nell’area Ezit ed in particolare nella fascia portuale periurbana.

Si tratta in particolare dell’impianto siderurgico della Ferriera di Servola, del terminal petrolifero SIOT dell’oleodotto transalipino, di numerosi depositi di combustibile costieri, di uno stabilimento petrolchimico e di un impianto di produzione di ossigeno liquido e gas tecnici. Tutti situati in un raggio di circa 5 km, con alle spalle l’intera città di Trieste ed a ridosso dei Comuni di Dolina e di Muggia.

Nella zona le autorità locali vorrebbero imporre ancora la costruzione ancor più pericolosa di un contestato rigassificatore della discussa multinazionale spagnola Gas Natural Fenosa, e si trovano i serbatoi dell’oleototto che alimenta Germania, Austria e Repubblica Ceca, già attaccati dal gruppo terroristico palestinese di Settembre nero nel 1972 (vedi illustrazione).

Il provvedimento d’infrazione è stato ora deciso perché le autorità italiane hanno fornito in sede istruttoria informazioni che hanno confermato la violazione denunciata, ma hanno omesso di sanarla entro il termine del 30 novembre 2010 stabilito dalla Commissione Europea.

© 25 Marzo 2011

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