La Voce di Trieste

Trieste: tra disamministrazioni e speculazioni edilizie aggressive

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Analisi e commento

Le imprese romane protagoniste della speculazione edilizia di Rio Martesin su concessioni del Comune di Trieste annullate definitivamente dal Consiglio di Stato (leggi qui le nostre inchieste-denuncia precedenti) pretendono ora di farsene pagare le spese dal Comune, cioè dalla collettività cittadina, o di ottenere in cambio concessioni nuove. Hanno indirizzato perciò il 16 marzo un primo atto di messa in mora al Comune quale ente, al sindaco, ai funzionari competenti ed ai presidenti delle Commissioni consiliari di pertinenza.

Vi si sostiene che la sentenza del Consiglio di Stato avrebbe evidenziato chiaramente che le concessioni annullate erano state rilasciate illegittimamente per colpa grave ed esclusiva del Comune concedente. Le imprese gli imputano perciò negligenza grave nell’iter amministrativo delle concessioni, chiedono il pagamento di danni quantificabili in alcuni milioni di euro e minacciano altrimenti citazioni a giudizio.

Ma erano state le stesse imprese a formare apposta l’impianto illegittimo delle concessioni che il Comune ha approvato indebitamente. E non per negligenza, dato che le ha anzi privilegiate approvandole con rapidità straordinaria, assieme ad altre, durante un’apposita sospensione del voto sulla nuova variante di piano regolatore che lo avrebbe impedito.

Il tutto ad opera e per responsabilità primaria diretta del sindaco ed assessore all’urbanistica Roberto Dipiazza. Il quale tenta ora sulla stampa di sostenere contro ogni evidenza che le concessioni annullate fossero regolari, e che la sua amministrazione non sapesse dell’inizio dei lavori in pendenza del ricorso.

Tra le ditte ed il Comune vi è pertanto una corresponsabilità che non consente rivalse reciproche e richiede accertamenti amministrativi e giudiziari. E se vi potesse essere rivalsa delle imprese, il danno erariale conseguente andrebbe imputato al Dipiazza ed a quei funzionari quali responsabili personali delle procedure illegittime.

Siamo insomma di fronte ad ennesime anomalìe in rapporti tra l’amministrazione comunale di Trieste e costruttori. Che devono essere perciò chiarite, impedendo contemporaneamente che gli amministratori pubblici responsabili ne scarichino i costi sulla collettività, facendoli pagare alle casse del Comune o rilasciando nuove concessioni edilizie dannose.

Sono interventi di competenza delle Procure ordinaria e contabile, ma anzitutto dei consiglieri comunali. Che hanno invece dato sinora prova di collusioni od inettitudini straordinarie, e pare intendano ora rimediarvi con polizze d’assicurazione contro richieste di danni, invece che facendo il loro dovere.

Mentre la variante dannosa del piano regolatore comunale di quest’amministrazione Dipiazza rimane illegittima ed inapprovabile (anche per nuova diffida dell’Ordine del geologi sugli elaborati di pertinenza), a beneficio della precedente dell’amministrazione Illy, che favoriva dannosamente altri generi di speculazione edilizia aggressiva.

É evidente dunque che dovremmo liberarci da tutto questo genere di disamministratori pubblici, siano compromessi o semplicemente inetti, di maggioranza o di opposizione. E stiamo invece rischiando di ritrovarceli quasi tutti nelle liste dei candidati alle nuove elezioni ormai imminenti. Sarà davvero un problema chi e se votare.

P.G.P.

© 25 Marzo 2011

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