La Voce di Trieste

I candidati sindaci coprono la rapina del Porto Vecchio?

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L’imminenza delle elezioni dovrebbe far emergere lo scandalo sul riciclaggio speculativo immobiliare illegittimo ed impossibile del Porto Vecchio, costringendo quantomeno i candidati principali di centrosinistra e centrodestra, Cosolini ed Antonione, a prendere posizione sul problema, e la stampa a stanarli per ottenere risposte serie. Invece il quotidiano locale sembra aver scoperto improvvisamente, il 22 marzo, solo che il “riuso” del porto non ha tenuto conto del regime di Punto franco e della relativa cinta doganale, ed intervista personaggi che lo dichiarano superato o spostabile altrove, anche a terra, dando l’imbeccata a dichiarazioni su questa linea dei due candidati maggiori. Tra i quali la sola differenza è che Cosolini appoggia lo spostamento, ed Antonione la soppressione con eventuale referendum popolare.

A questo punto la domanda è ovvia: questi capipartito non sanno di cosa stanno parlando, e non si rendono conto dell’imbroglio, o lo stanno coprendo apposta? Ma in ambedue i casi è evidente che nessuno dei due personaggi, né qualsiasi altro candidato si comporti così, può essere il sindaco capace e coraggioso di cui la città ha bisogno estremo, dopo troppi predecessori variamente inadeguati o compromessi. Ed al momento del voto se ne dovrà tenere conto.

Come infatti sanno i lettori delle nostre inchieste e denunce specifiche (leggi qui gli articoli precedenti) ora in rete, ma prima anche in edicola per mesi e con locandine vistose, quella che viene celebrata come meritoria “riconversione” urbana del Porto Vecchio è in realtà la più grossa rapina delle risorse di lavoro della città, dopo quella dei cantieri navali negli anni Sessanta. Ed è stata resa sinora possibile solo da un’incredibile collusione attiva e passiva di tutte le forze politiche e di tutti gli organi d’informazione, locali e nazionali, tranne noi.

Perché il cosiddetto Porto Vecchio non è affatto più antico del Porto Nuovo, né un rudere inutile. È invece l’area di zona franca (Punto franco) migliore, con 70 ettari di moli, banchine, magazzini, scalo ferroviario e fondali di 15 metri, del Porto franco di Trieste. Dove si possono perciò importare, depositare, lavorare ed esportare merci senza pagare dogana, con privilegio di diritto internazionale ed interno straordinario ed intoccabile, e con una potenzialità di decine di migliaia di posti di lavoro diretto ed indotto in aggiunta agli 11.500 attuali del resto del porto.

È un privilegio che ci avvantaggia su tutti gli altri porti mediterranei, ed in particolare su quelli italiani a regime ordinario. Ma proprio per questo Roma ce lo sta paralizzando da decenni, servendosi di una classe dirigente locale altrimenti inetta che ricompensa con vario genere di vantaggi ed impunità.

Così ha fatto anche svuotare ed abbandonare al degrado il Punto franco del Porto Vecchio, e rifiutare o lasciare senza risposta innumerevoli richieste, anche recenti, di investitori portuali esteri. Raccontando alla gente che si tratta solo di un’area degradata da “recuperare” e predispondendo un assalto della speculazione edilizia ed immobiliare, che negli usi italici ha anche riconoscenze speciali per i politici amici.

L’assalto è stato ora concretato, d’intesa tra centrodestra, centrosinistra, frattaglie politiche, e le amministrazioni rispettivamente comunale, provinciale, regionale, camerale e portuale dei Dipiazza, Bassa Poropat, Tondo, Paoletti e Boniciolli. Con procedure illegittime a livelli d’azzardo ed impunità tali da segnalare di per sé l’esistenza di un “sistema” di interessi e coperture anomalo.

In sintesi, il Comune ha modificato arbitrariamente la destinazione portuale dell’area di vincolo internazionale, e l’Autorità portuale l’ha data in concessione per i nuovi usi ad un potente gruppo edilizio ed immobiliare apposito (Maltauro-Rizzani De Eccher ed altri), senza tenere conto del regime di zona franca e per opere che richiederebbero comunque decenni. Mentre tutto il resto della politica, delle istituzioni e dei media ha coperto e pure applaudito l’imbroglio.

Che ha come solo risultato concreto la paralisi a tempo indeterminato del Punto franco principale del porto, proprio mentre aumentano sia interessamenti internazionali specifici a rilanciarlo, sia lo sviluppo internazionale delle zone franche. E così sì lascia invece che Trieste affondi in una disoccupazione già disperata.

Questo scandalo rimane perciò il primo punto su cui tutti i candidati sindaci avrebbero il dovere di schierarsi e rendere conto con chiarezza ai cittadini elettori, oltre che sull’assistenza sociale e sulla sanità, e prima di tutte le questioni minori, delle chiacchiere e degli slogan da supermarket che ci stanno propinando.

 

P.G.P.

© 23 Marzo 2011

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