La Voce di Trieste

Comune di Trieste: nuova teoria e pratica dell’impunità

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Analisi e commento

A Trieste Sindaco e giunta, indagati (dopo nostra inchiesta-denuncia: leggi qui) per assegnazioni clientelari illecite di denaro pubblico ad organizzazioni ed imprese private, ne stanno scaricando pubblicamente la responsabilità sul Consiglio comunale, e tutti assieme sui funzionari dipendenti che dovrebbero garantire legittimità ed esecuzione degli atti. Ma i funzionari possono a loro volta affermare di aver agito in obbedienza a direttive di sindaco, giunta o consiglio.

In sostanza, appena arrivano denunce ed indagini, ognuno si dichiara innocente od ignaro dei fatti ed indica responsabili gli altri, in uno scaricabarile circolare tra corresponsabili per complicare e rallentare le indagini giudiziarie, magari sino a prescrizionedei reati in ipotesi.

I nostri politici hanno inaugurato questa nuova teoria e pratica dell’impunità lo scorso anno, per coprire lo scandalo, tuttora in indagine, della vendita illegale di un terreno del Comune al sindaco per una sua speculazione immobiliare privata. Ed ora stanno ripetendo il gioco, con varianti minime, per coprire sia i vizi invalidanti del piano regolatore comunale, sia la vicenda dei contributi contestati.

Ma anche le corresponsabilità effettive questi signori, e signore, rendono difficile perseguirli tutti: come nel precedente storico degli abitanti di Kastav-Castua, che nel 1666 annegarono il capitano ed esattore civico sfuggendo poi alla pena col dichiararsi tutti colpevoli.

Qui la furbata ha però un limite preciso: i pubblici amministratori hanno sia il dovere di verificare in scienza e coscienza la correttezza dell’operato del personale a loro sottoposto, sia la corresponsabilità degli atti che firmano o votano.

Se l’atto è illecito rimane soltanto da accertare se operassero con dolo, cioè sapendo quello che facevano, oppure per colpa più o meno grave, cioè senza rendersene conto per propria leggerezza, incapacità, ignoranza, stupidità.

Nel primo caso sono evidentemente dei malfattori, nel secondo degli incapaci. Ma in ambedue vanno allontanati da qualsiasi carica pubblica, e mai più rieletti.

P.G.P.

© 14 Marzo 2011

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