La Voce di Trieste

Giustizia e corruzione

di

Editoriale

Una delle caratteristiche più evidenti della politica nazionale italiana è quella di non svolgersi nelle sedi istituzionali, ma tra segreterie di partito e teatro dei media (giornali e trasmissioni televisive). Mentre le istituzioni democratiche, a cominciare dal Parlamento, sono viste sempre più come un noioso impiccio formale.

Sembra una novità berlusconiana, ed invece l’aveva inaugurata Mussolini ai tempi del colpo di Stato con cui ammazzò la prima democrazia parlamentare italiana già stremata dalle corruzioni.

La seconda nacque su nuove spinte e purezze ideali contrapposte, dopo che lui finì di affondare il Paese nella guerra e nel sangue. Ed è durata, corrompendosi gradualmente, sino a quando sono stati tolti i blocchi politici che la guerra fredda aveva imposto all’intervento doveroso della Magistratura.

Dopo quella pulizia, presto limitata, la politica italiana si è ridotta ad uno scontro confuso tra forze residue allo sbando: dei vecchi partiti vincitori o sconfitti della guerra fredda, dei poteri trasversali e delle corruttele. Le cui debolezze complessive hanno dato spazio al peso concreto di tutto ciò che il Berlusconi in realtà rappresenta, nel bene e nel male, ed alla massa e forza crescenti dei capitali mafiosi.

Accentuando al parossismo un’altra caratteristica della politica di questo Paese, che è quella di inscenare continuamente diversivi mediatici sia dai problemi veri del Paese che dalle realtà obiettive dei fatti. Si va dal gonfiaggio abnorme e morboso di casi di cronaca, meglio se nera, al fracasso dialettico su riforme fasulle od a rovescio. Il tutto con intensità proporzionale alla gravità delle azioni, inazioni e responsabilità da cui si vuol distrarre l’attenzione.

Adesso è il turno di una riforma giudiziaria strombazzata come epocale, innovativa ed imminente. Mentre richiede procedure lunghissime, stava già da decenni nei programmi eversivi della loggia pseudomassonica P2 di Licio Gelli – che pure se ne vanta con la stampa ? ed è un imbroglio mostruoso.

Perché in sostanza ha lo scopo di condizionare l’intervento ora autonomo ed obbligatorio della magistratura penale, e le indagini di polizia giudiziaria, alla volontà del potere politico. Che nella realtà italiana è sempre più condizionato dalla corruzione ordinaria e mafiosa.

Offrendo “in cambio” ai cittadini vittime di troppi errori od abusi giudiziari la responsabilità di risarcimento diretta non dello Stato, il solo che ne ha i mezzi sufficienti, ma dei magistrati se e per quanto abbiano beni personali.

Il che diventerebbe una pressione su di loro, oltre che a risultare nullatenenti, a non fare giustizia nei casi o contro soggetti che minaccino di innescare risarcimenti. Come accadrebbe soprattutto per le corruttele che finissero sotto processo nonostante il nuovo blocco politico, così dunque perfezionato.

Ed ora i corresponsabili politici di quest’ennesimo imbroglio preannunciano intense campagne di propaganda per illustrarcene gli straordinari vantaggi.

Gli analisti internazionali più qualificati ed attenti avvertono da anni che le pagliacciate di questa maggioranza ed opposizione politica stanno coprendo una trasformazione graduale dell’Italia nel più grosso e pericoloso stato di mafia dell’Occidente.

Ma coloro che lo devono capire ed impedire per primi siamo noi cittadini, dato che ne siamo anche le prime vittime.

P.G.P.

© 12 Marzo 2011

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