La Voce di Trieste

Bloccato il falso“riuso” del Porto Vecchio di Trieste

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La Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici del Friuli Venezia Giulia ha negato l’autorizzazione richiesta dal Comune per il cosiddetto “riuso”, o “riqualificazione”, del Porto Vecchio di Trieste. Poiché il parere della Sovrintendenza è vincolante, risulta ora inattuabile l’intero progetto. Il diniego è motivato essenzialmente fatto che gli edifici interessati sono tutelati perché di interesse storico ed artistico, ma la Soprintendenza si era già opposta alla relativa variante del piano regolatore sia per questo motivo, sia perché violava la normativa europea sulla valutazione d’impatto ambientale.

 

 

L’intervento della Sovrintendenza è non solo corretto e doveroso, ma anche provvidenziale, perché dietro le coperture propagandistiche il progetto di asserito “riuso” è in realtà un inganno straordinariamente dannoso per la città (vedi qui i nostri articoli di analisi e denuncia precedenti). Non si tratta infatti del recupero di un’area degradata ormai inutilizzabile, ma del furto speculativo edilizio ed immobiliare di 70 ettari di zona franca portuale vincolata di diritto  internazionale, che gli ambienti responsabili hanno svuotato ed abbandonato apposta per decenni. Impedendone il riuso vero, quello per la sua destinazione legittima, che con l’interesse attuale in tutto il mondo per le zone franche potrebbe creare rapidamente migliaia di posti di lavoro solidi e per tutte le categorie.

L’operazione ingannevole e sfacciatamente illegittima è inoltre appoggiata e coperta da tutte le forze politiche locali, di governo ed opposizione, in modo che la gente non si accorga di cosa sia veramente, e con livelli di omertà tali che diventa legittimo chiedersi chi, tra quei politici e partiti, lo fa perché non è in grado di capire, e chi di loro invece ci guadagna o vuole guadagnare qualcosa più o meno sottobanco. E diventa davvero istruttivo che a tentar salvare la città da incapacità ed illeciti dei suoi stessi rappresentanti eletti sia ora la Soprintendenza, cioè una struttura professionale rigorosa di quello Stato che molti vorrebbero demolire. A favore di autonomie locali che così diverrebbero definitivamente isole di arbitrio, illegalità e malaffari.

© 8 Marzo 2011

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