La Voce di Trieste

IL CAPPIO – Perché gli Ordini professionali soffocano l’economia italiana

Verso la fine dell’anno scorso è stato pubblicato un libro che a mio giudizio merita ampia risonanza: “IL CAPPIO”, dell’avv. Riccardo Cappello, Rubbettino Editore, 2010. Come spesso succede in questo paese, libri scritti con grande accuratezza e documentazione rischiano di finire nel dimenticatoio perchè sfuggono al grande pubblico e rimangono limitati alla conoscenza (di una parte) dei soli addetti ai lavori. Questo libro smonta quella favola che viene raccontata ai cittadini relativamente al ruolo di garanti di qualità ed eccellenza delle prestazioni professionali che sarebbero gli Ordini Professionali, corporazioni che hanno visto la loro nascita durante il ventennio fascista e hanno resistito a qualunque tentativo di riforma e liberalizzazione in epoca repubblicana.

Mi ha colpito una notizia contenuta in questo libro: non esiste un albo degli Chef. L’avv. Cappello chiosa: sarà per questo che la cucina italiana è riconosciuta a livello internazionale…

Infatti nel nostro paese c’e’ stata una vera e propria corsa soprattutto negli ultimi decenni a chiedere l’istituzione di Ordini per tutte le più fantasiose attività umane. Non mi soffermo piu’ di tanto su questo aspetto, per il quale rimando all’esilarante elenco fornito dall’avvocato Cappello.

Mi preme invece affrontare il tema della fede pubblica, che sarebbe garantita dagli Ordini. L’anno scorso in un articolo sul Sole 24 Ore (1.8.2010), Marina Calderone, presidente dell’ordine dei Consulenti del Lavoro, aveva tessuto l’elogio degli Ordini definendoli addirittura una grande famiglia: “…Oggi i cittadini sono sempre piu’ distanti dalla politica, dalle istituzioni che li rappresentano, anche dalla chiesa. Invece i professionisti si vedono rappresentati, come in una grande famiglia dagli Ordini Professionali perchè si sentono tutelati negli interessi della loro attività e perciò di vita, garantendo il rispetto delle norme deontologiche che mettono al centro della funzione professionale il cittadino”….

Cosa pensino della grande “famiglia” dell’Ordine bisognerebbe chiederlo a quei 5 giovani avvocati milanesi sospesi  nel 2010 perchè applicavano tariffe “low cost”.

A proposito della deontologia bisognerebbe poi aprire un vaso di Pandora. La deontologia è parente dell’etica e l’etica quando viene appaltata ad una istituzione o allo Stato genera mostri.

Bene spiegava quel raffinato studioso che è il magistrato Amedeo Santosuosso nel suo intervento al 7° Congresso dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, come l’etica abbia a che fare con i comportamenti degli individui e le loro libere scelte. Se lo Stato si mette di mezzo fatalmente si finisce nella dittatura. Chi è interessato ad approfondire può ascoltare il suo intervento qui.

Tornando all’articolo di Marina Calderone, pochi giorni dopo (12/08/2010) il Sole 24 Ore  pubblicava la replica di Gaetano Stella, Presidente di Confprofessioni: “L’Ordine non può cumulare la tutela di iscritti e clienti”. La lettera dimostra come la visione dei problemi in Italia sia altamente discrezionale e fortemente sbilanciata rispetto agli interessi dei cittadini, sui quali si può dire di tutto e di piu’ non essendo per niente garantiti rispetto allo strapotere dello stato e delle sue istituzioni. Il conflitto di interessi che viene rappresentato da Gaetano Stella può trovare udienza in una politica che mai ha pensato di regolamentare la materia, cioè il conflitto di interessi, in ambiti ben più importanti?

E poi dove le mettiamo le cricche, i vizi consociativi, le clientele, gli accordi sottobanco vivi e  attivi dentro gli Ordini professionali ? Eppure gli stessi dovrebbero garantire la bontà e la qualità delle piu’ varie professioni. Il tutto a spese degli iscritti, che per inciso sono obbligati ad iscriversi. E non parliamo poi dei rapporti interni alle professioni. I codici deontologici sono costruiti apposta per imporre questo assunto: va salvaguardato ad ogni costo il rapporto con i “colleghi”, di modo che nel suo agire il professionista si debba  preoccupare di piu’ dei colleghi che degli eventuali danni da loro prodotti a cittadini e clienti. A scanso di procedure disciplinari…..

Nessuno parla poi delle mafie, di poteri occulti, di massonerie, come se fosse tutta merce sconosciuta nei corridoi degli Ordini…

Se qualcuno volesse documentarsi in merito, oltre all’ottimo libro dell’avv. Cappello può leggere il capitolo appositamente dedicato agli Ordini da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo nel loro libro “LA DERIVA”. Perché l’Italia rischia il naufragio (Rizzoli editore).

Un mare magnum di nefandezze, e correva l’anno 2008… Qualcuno pensa che sia cambiato qualcosa?


© 28 Febbraio 2011

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