La Voce di Trieste

Scandalo Rio Martesin: il Comune vorrebbe legittimare gli illeciti!

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Forte delle impunità giudiziarie delle quali ritiene evidentemente di poter godere, l’amministrazione Dipiazza del Comune di Trieste non ha nemmeno il pudore di nascondere la propria intenzione di modificare le norme urbanistiche per sanare retroattivamente gli abusi edilizi speculativi di Rio Martesin, dei quali è corresponsabile primaria, e quelli futuri analoghi. Travisando pure il significato delle norme attuali ed attaccando il Consiglio di Stato. La prassi berlusconiana sinora impunita delle leggi fai-da-te su misura dei politici e del malaffare, e del farsi beffe della Magistratura, ha evidentemente attecchito sino a questi livelli, e non solo per le ordinanze illegittime emesse dai sindaci fuori competenza ed in abuso di potere conclamato.

La vicenda è inoltre esemplare di come costoro gestirebbero da padrini le nuove autonomie (‘città metropolitane’ incluse) se si riducessero ulteriomente i controlli dello Stato. Che da cittadini dobbiamo perciò tenerci realisticamente ben stretti, per non cadere dalla padella della burocrazia centrale nella brace delle cosche di potere locali. E lo sa bene il Meridione d’Italia, dove appunto il problema non è la carenza di autonomie (quasi assoluta quella siciliana) ma la presenza insufficiente dello Stato.

Sintetizziamo il caso: come dalla nostra precedente inchiesta-denuncia (leggi qui) alcune imprese romane hanno presentato i progetti di una grossa lottizzazione speculativa nella periferia verde di Trieste eludendo la valutazione d’impatto ambientale e l’obbligo normativo di seguire i dislivelli dei pàstini (terrazzamenti agricoli).

Il Comune ha dato le concessioni edilizie con rapidità straordinaria su intervento personale del sindaco Dipiazza, ed ha consentito l’avvìo dei cantieri nonostante fossero in discussione ricorsi amministrativi di cittadini. Conclusi da una sentenza definitiva del Consiglio di Stato che ha annullato le concessioni edilizie illegittime.

A questo punto scattano le corresponsabilità civili, penali e di ripristino, in capo alle imprese ed agli amministratori comunali. Che tentano invece di sottrarvisi tenendo buoni gli abitanti con promesse, ma dando del folle Consiglio di Stato, sostenendo falsamente che le norme in questione vanno abolite perché impedirebbero qualsiasi costruzione su pàstini, e promettendo di modificarle anche retroattivamente perché le imprese romane possano ricominciare i lavori. Uno scandalo sullo scandalo, insomma.

Questa manovra illegittima ed illecita dell’Amministrazione Dipiazza e consenzienti emerge con ulteriore chiarezza dalla lettera giustamente indignata e preoccupata che vi proponiamo (leggi qui). Viene da uno dei coraggiosi abitanti della zona che stanno resistendo vittoriosamente a questi soprusi nel legittimo interesse proprio e di tutta Trieste, ed hanno perciò tutto il nostro appoggio solidale.

Ed occorre tenere conto che gli intereressi e la posta in gioco sono in realtà enormi perché vanno ben oltre lo stesso problema di Rio Martesin. Se passa infatti la manovra Comune-costruttori su questo caso, verranno esposte a speculazioni analoghe l’intera periferìa verde di Trieste e la stessa Costiera. Con ovvie implicazioni e conseguenze di interesse pubblico a più livelli.

Mentre noi rimaniamo ancora in attesa di notizie di sviluppi od esiti delle indagini giudiziarie ripetutamente sollecitate anche su questa vicenda. Sulla quale la sola cosa che ci risulta essersi mossa in Procura con lodevole rapidità è stata invece una triplice querela palesemente infondata che ci hanno mosso temerariamente le imprese romane.

(P.G.P.)

 

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© 25 Febbraio 2011

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