Cinghiali: basta con le crudeltà inutili, ingiuste e incivili!
di PGParovel
La Provincia continua ad applicare inspiegatamente criteri arretrati, insensati e dannosi. Per allontanare gli animali esistono sistemi incruenti moderni, efficaci, sperimentati e poco costosi.
Pubblichiamo qui sotto una lettera aperta della benemerita associazione Il Capofonte sull’ennesima, atroce, inutile e stupida crudeltà attuata nel piano di abbattimento che l’amministrazione provinciale, in persona dell’assessore Walter Godina, si è intestardita ad attuare come pretesa soluzione dei problemi di convivenza con i cinghiali della periferia boscata di Trieste. Su pressione di coltivatori danneggiati ma non meno disinformati o restii sulle vere soluzioni efficaci, che farebbero anche risparmiare una quantità cospicua di denaro pubblico.
Nessuno di costoro ha voluto ascoltare quello che obiettano e spiegano sensatamente da tempo le associazioni ambientaliste ed animaliste, e sono passati ottusamente al primitivismo sanguinoso degli ammazzamenti a fucilate, effettuati anche dove e quando non ve ne poteva essere alcuna necessità, ed in modi consapevolmente crudeli ed impressionanti.
Che hanno dato spesso spettacolo impressionante turbando la sensibilità dell’opinione pubblica per gli animali, addolorando chi con questi cinghiali periurbani pacifici e confidenti aveva familiarità e li aveva quasi adottati, e preoccupando chi abita nelle case o frequenta i boschi dove si spara per abbatterli anche in proprietà private.
Mentre infatti prassi, regola ed onore venatorio vogliono che se si deve abbattere un animale lo si faccia con un colpo solo e professionalmente centrato per ucciderlo all’istante senza sofferenza, accade che gli incaricati sparacchino con incurante crudeltà malamente e più volte, ferendo gli animali e facendoli agonizzare a lungo fra atroci sofferenze e grida in un lago di sangue, anche in vista di persone adulte e bambini. È come se fossimo tornati alla vecchia pratica venatoria incivile ed atroce delle scariche di pallettoni ed alla licenza di violare la proprietà privata.
Il caso straziante del povero “Tapirone” segnalato qui dal Capofonte non è affatto il solo, e ne abbiamo segnalati altri anche noi nei mesi scorsi. A cominciare, prima ancora delle soppressioni pianificate, dal giovane cinghialotto curioso che esplorando il cantiere dell’ex ospedale Santorio, ora alla Sissa, si era addormentato in una camera al secondo piano, ed invece esser fatto semplicemente uscire di nuovo all’aperto è stato massacrato a fucilate nel modo più atroce.
Eppure i metodi incruenti moderni, che vanno dai dissuasori elettronici alle sostanze repellenti su cui pubblicheremo anche uno studio dell’Università di Bologna fatto proprio dalla Regione Piemonte – istituzioni evidentemente più progredite, sensibili e civili di queste nostre – non solo esistono da anni e servono per allontanare sia i cinghiali che altre specie, come i caprioli, ma costano anche molto meno che pagare continuamente somme ingenti di denaro pubblico agli agricoltori per danni reali o presunti; così come costerebbe molto di meno finanziare loro una volta per tutte recinzioni adeguate.
E poichè non possiamo pensare che tutti i responsabili siano così sciocchi ed inetti da non rendersene conto, può anche apparire legittimo il sospetto che il vero problema possa essere mantenere questo giro di dazioni di soldi pubblici a privati: chi verifica, e con quale garanzia di accuratezza i danni dichiarati, e di certezza le loro cause effettive? Cosa impedisce, in mera ma ragionevole ipotesi, a qualcuno di simularli per incassare somme non dovute? Vi sono mai state serie indagini accertative sulla regolarità delle motivazioni ed erogazioni?
La faccenda assume dunque, oltre all’aspetto etico, quello delle ipotesi di reato, nei suddetti casi accertati, dell’uccisione o lesioni o sevizie ad animali per crudeltà o senza necessità (artt. 544 bis e 544 ter del codice penale), e quello dell’opportunità di accertamenti istituzionali sulla correttezza ed equità dei rimborsi dei danni alle coltivazioni.
Dall’assessore Godina non abbiamo ancora avuto, dopo mesi, la cortesia minima di una risposta.
Cosa ne pensa allora la Presidente della Provincia? Non crede di dover mettere lei immediatamente fine a queste crudeltà inutili, ingiuste ed incivili, e di dover disporre serie verifiche su tutte le responsabilità, situazioni ed erogazioni sopra dette? Attendiamo una sua risposta chiara ed esauriente.
(P.G.P.)
© 27 Novembre 2010