La Voce di Trieste

Inchiesta: politici, caprioli, cinghiali e 200mila euro l’anno di soldi pubblici

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Regione e Provincia di Trieste hanno incrementato provvisoriamente i fondi pubblici, comunque insufficienti, destinati quest’anno al risarcimento dei danni recati alle aziende agricole dalla fauna selvatica, in particolare caprioli e cinghiali.

Dal 1977 infatti la legge ha finalmente protetto anche in Italia gli animali selvatici – prima considerati res nullius, cosa di nessuno, per cui ognuno poteva disporne ed abusarne – dichiarandoli patrimonio indisponibile dello Stato, da tutelare nell’interesse della comunità nazionale. I danni che essi possono provocare vengono quindi indennizzati con denaro pubblico, dalle amministrazioni a ciò delegate.

Qui, in concreto, la Regione garantisce per i danni sul territorio provinciale di Trieste 55.000 euro, pari al 30% del fabbisogno, e la Provincia in via straordinaria la copertura per arrivare all’80%. I risarcimenti richiesti ammonterebbero quindi a più di 180.000 euro (360 milioni delle vecchie lire), che aggiungendo il costo degli abbattimenti di cinghiali arriveranno a non meno di 200.000 (400 milioni vecchi). Una cifra che appare dunque molto elevata per una provincia così piccola, con colture agricole così limitate.

Questi stanziamenti sono stati ora annunciati, assieme alla prosecuzione degli abbattimenti, come  successo a proprio merito dal Vicepresidente ed Assessore all’Agricoltura della Provincia di Trieste, Walter Godina. Che continua infatti ad applicare questi sistemi dispendiosi con l’appoggio di agricoltori che premono anche con interventi pubblici per un aumento dei fondi di indennizzo.

Senza nemmeno replicare alle obiezioni e proteste più che ragionevoli che avanziamo da tempo chiedendo una gestione finanziaria e faunistica più corretta del problema.

 

Interventi e spesa da razionalizzare

La pubblica amministrazione ha infatti il dovere di adeguare anche questi interventi a criteri di congruità della spesa e del risultato, prevenendo sprechi ed abusi.

Contro gli abusi deve accertare con rigore che nelle domande ed erogazioni dei risarcimenti non vi siano frodi. Contro gli sprechi deve monitorare seriamente il problema ed adottare le soluzioni meno dispendiose, più efficaci e se possibile risolutive.

Non è tale il risarcimento delle colture danneggiate, che tiene aperto un pozzo senza fondo di spesa continua, e pure improduttiva perché non impedisce la distruzione dei prodotti agricoli che li  sottrae al mercato. E non lo sono gli abbattimenti, che oltre a porre problemi etici e naturalistici aprono un secondo capitolo di spesa continua anche se minore.

Nessuno dei due interventi è inoltre giustificato se e dove esistono, come nel nostro caso, sistemi per garantire la convivenza di colture e fauna selvatica con minori danni reciproci e maggiore risparmio, diretto e conseguente.

 

Le soluzioni più economiche ed efficaci

Il sistema più sicuro, definitivo ed incruento è finanziare la recinzione adeguata delle colture esposte ai danni. Perché elimina con esborso unico e ragionevole (rispetto ai 200.000 euro l’anno, 1 milione ogni 5 anni) la catena di spesa continua dei risarcimenti ed abbattimenti, e diventa un investimento perché garantisce dai danni la produzione agricola, e con essa il mercato.

Questa forma di intervento è tanto più razionale nella minuscola provincia di Trieste, che non ha grandi colture estensive di basso valore, ma limitate e di pregio: orti, vigne, uliveti.

E vi sono anche soluzioni scientifiche nuove, economiche e di efficacia provata, come la recinzione olfattiva delle colture con repellenti per le specie indesiderate, innocui per l’ambiente, l’uomo e gli animali, e già utilizzati con succvesso sia altrove in Italia che all’estero.

Lo potete verificare qui dai risultati di una recente ricerca dell’Università di Bologna, con la Regione Piemonte, su repellenti in normale commercio per cinghiali, caprioli e lepri (al sud anche istrici). Esistono poi anche altri metodi dissuasivi incruenti applicati con successo altrove. E per informarsi sul tutto è sufficiente una semplice ricerca in rete.

Mentre gli abbattimenti sono solo un palliativo temporaneo, e dove sia proprio necessario allontanare qualche animale non è difficile trasferirlo altrove catturandolo con reti, come hanno già fatto benissimo i nostri Vigili del Fuoco, o con trappole a gabbia o recinti apposiiti, oppure con un normale fucile ad anestetico (per il quale la Provincia sostiene di non poter spendere…).

 

Perché non se ne tiene conto?

Il bello è che a Trieste tutte queste cose noi le abbiamo già scritte e documentate da tempo, anche sul nostro precedente settimanale in edicola e con vistosi richiami in locandina, denunciando sia la crudeltà inutile degli abbattimenti di animali per lo più confidenti e semidomestici, sia i comportamenti antieconomici dell’amministrazione provinciale.

Che ha invece perseverato, con la Regione, nel sistema dispendioso ed inefficace dei risarcimenti ed abbattimenti senza fine, guadagnandosi solo favore (e voti) di danneggiati, consulenti ed operatori addetti. Cioè di coloro che ne incassano soldi a vario titolo.

Ma questo non sembra un comportamento corretto, e tantomeno ragionevole, per degli amministratori pubblici. Né per i danneggiati, che dovrebbero essere invece i primi a preferire la salvezza, con recinzioni adeguate, dei loro raccolti da vendere guadagnando, piuttosto che gli indennizzi, dichiarati pure insufficienti.

Fatta salva dunque la presunzione di buona fede per tutti i protagonisti ? che potrebbero agire così anche per mera superficialità ? diventa legittimo e doveroso chiedersi almeno sotto il profilo logico perché esistendo soluzioni migliori si persista invece a voler mantenere aperto questo flusso continuo di denaro pubblico a fondo perduto, e quali siano i controlli che vengono effettuati sulle richieste di usufruirne.

Ma qui si fermano per ora i nostri mezzi dell’indagine giornalistica, e dobbiamo girare gli interrogativi all’assessore regionale alle finanze, Sandra Savino, ed alle Procure ordinaria e della Corte dei Conti.

 

Vedi anche:

Come allontanare pacificamente cinghiali, caprioli e lepri (4/12/2010)
Cinghiali: basta con le crudeltà inutili ed ingiuste! (27/11/2010)
Ucciso a fucilate “Tapirone” il cinghiale mascotte del bosco Capofonte (27/11/2010)
Cinghiali: le soluzioni ragionevoli (1/5/2010)


© 24 Febbraio 2011

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