La Voce di Trieste

Ronchi, la TAV e i raccordi ferroviari di Gorizia

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Da tempo qui a Ronchi dei Legionari si tenta invano di sottrarre l’abitato alle eccesso di vincoli infrastrutturali che la accerchia rendendola urbanisticamente poco interessante, e sempre più congestionata dai traffici di attraversamento. Strade di interesse regionale, autostrada, due ferrovie che la tagliano in tre parti con raccordi nord/sud, aeroporto: tutto ciò a servizio del territorio e in particolare delle città capoluogo, provinciale e regionale, di Gorizia e Trieste, ma a peso nostro e senza nemmeno compensazioni ragionevoli.

Con la presentazione agli enti locali del tracciato della TAV, ferrovia ad alta velocità del “corridoio 5” affidata a RFI, è emerso che il raccordo Ronchi Sud-Ronchi Nord, dovrà essere smantellato nell’ambito del ”progetto prioritario 6” dell’Ue per la stessa TAV. La gente lo vorrebbe in effetti eliminato (almeno si elminino i raccordi vetusti e fuori norma)  perché taglia il traffico tra Monfalcone e Ronchi.

Il sindaco di Gorizia, Romoli, lo vuole invece mantenerlo e raddoppiarlo perché lo ritiene vitale per far diventare la sua città retroporto di Monfalcone (anche in vista del progetto Unicredit che penalizzerebbe invece Trieste) e collegarla al futuro polo intermodale previsto davanti all’aeroporto di Ronchi. Due km di ferrovia cui sarebbe perciò legato anche il futuro del progetto da 7 milioni denominato ”Adria-A”.

Per il Mandamento monfalconese l’eliminazione di quel raccordo è davvero indispensabile: poco traffico ferroviario ma tantissimo disagio per chi transita sulla strada regionale 305 da Ronchi a Monfalcone, che proprio in quel punto si interseca con la strada provinciale proveniente da Doberdò e con il passaggio a livello della ferrovia Trieste/Udine. Mantenerlo e addirittura prevedervi un forte potenziamento di traffico tra Gorizia ed il polo intermodale non sarebbe per i residenti del mandamento solo un semplice “fastidio”ulteriore, come si legge sulla stampa: sarebbe invece il disastro più completo, qualcosa di assolutamente insostenibile, anche per l’impatto devastante delle opere infrastrutturali di raddoppio (verso Ronchi Nord in particolare).

E’ giusto che Gorizia sia collegata al Corridoio 5. Ma il problema è che tutte le soluzioni che sono state proposte nell’ultimo decennio erano tecnicamente discutibili e devastanti per il territorio e quindi irrealizzabili. Meglio avrebbe fatto Romoli ad informarsi sul vero significato per Ronchi dei  di quel raccordo, ma l’impressione è che a Gorizia ci sia ben poco interesse nei confronti del suo “contado”, che continua ad essere trattato come terra da sfruttare senza contropartita alcuna.

E se si vuole il progetto Unicredit, gli suggeriamo noi la soluzione: si faccia il retroporto dov’è più logico, cioè al Lisert, dove ce n’è anche tutto lo spazio libero necessario, evitando di riempire inutilmente la provincia di tratte e transiti ferroviari, ma anche dell’inquinamento e della congestione stradale del traffico di camion.

Perché in un giusto equilibrio degli intererssi non si dovrebbe avere riguardo anche alla necessità legittima di Ronchi di non essere ulteriormente soffocata da infrastrutture di comunicazione che le impongono solo pesi senza nessuna utilità propria?


© 21 Febbraio 2011

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