La Voce di Trieste

Il Circolo Arcobaleno Arcigay e Arcilesbica Trieste

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Il presidente Davide Zotti: «Il vero pericolo è l’indifferenza»

«Più che episodi omofobici, che sono comunque avvenuti, il pericolo vero è l’indifferenza, il girare la testa dall’altra parte, il far finta di niente. Le battute di personaggi pubblici che spesso leggiamo sui giornali non posso lasciare indifferenti: il loro carattere razzista richiede un’attenta sorveglianza»: Davide Zotti è il presidente del Circolo Arcobaleno Arcigay Arcilesbica Trieste da circa nove mesi e non esita a sottolineare uno dei problemi che questa associazione riscontra nella società triestina: «Quando decidemmo di manifestare sotto la Curia contro le dichiarazioni che avevano leso la dignità delle persone omosessuali ci ritrovammo in una trentina. Questo è un esempio di quella malattia sociale diffusa che si chiama indifferenza».

Una realtà difficile che però, registra anche segnali positivi: «Si, ultimamente abbiamo avuto alcune iscrizioni di persone non omosessuali e questa è una cosa importante: le nostre sono battaglie di civiltà, che riguardano tutti, aldilà dell’orientamento sessuale della singola persona. Il clima pesante che si è creato in questo periodo ha dato vita a una sorta di reazione, quasi una presa di coscienza che ha spinto alcuni eterosessuali a fare la tessera della nostra associazione».

Il Circolo Arcobaleno è nato nel 1994 e ha avuto tra i suoi primi promotori, nonché presidente, Fabio Omero, al quale sono susseguiti Marco Reglia e Maria Ginaldi: «Un aspetto particolare della nostra associazione è che, a differenza della realtà nazionale, noi abbiamo tenuto assieme l’Arcigay e l’Arcilesbica ottenendo ottimi risultati».

L’associazione porta avanti molte attività di carattere ricreativo, di socializzazione e culturali «come la presentazione di libri, l’organizzazione di mostre o la proiezioni di film sempre con tematiche LGBT, cioè Lesbiche-Gay-Bisessuali-Transgender».

Un’iniziativa particolarmente importante firmata Circolo Arcobaleno di Trieste è quella dell’educazione nelle scuole: con il progetto “A scuola per conoscerci” gli studenti hanno infatti l’opportunità di assistere ad incontri in cui il tema dell’omosessualità è affrontato da diversi punti di vista (diritto, letteratura, storia, psicologia): «Questo progetto – sottolinea Zotti – ha avuto il riconoscimento del Ministero delle Pari Opportunità e ha ricevuto i complimenti del Presidente della Repubblica».
L’aspetto educativo e formativo è fondamentale per poter affrontare serenamente la propria omosessualità e là dove l’educazione manca possono nascere seri problemi, soprattutto per gli adolescenti: «Nel 2009 venne fatta un’inchiesta tra le squadre di calcio locali – ricorda Zotti – un allenatore dichiarò che se avesse scoperto un omosessuale nella propria squadra l’avrebbe cacciato. Questa è una cosa molto grave: l’allenatore ha un ruolo educativo, è un punto di riferimento per i ragazzi. Dichiarazioni simili non fanno altro che creare un clima omofobico e discriminatorio: in un tale contesto un ragazzo o una ragazza ci pensa bene prima di parlare delle propria omosessualità».

È fondamentale che le realtà con ruoli educativi abbiano una maggiore e migliore conoscenza dell’omosessualità: «Uno dei miei obiettivi – dice Zotti – è proprio quello di avvicinare queste realtà: proseguire le attività nelle scuole, ma anche dare vita a corsi di aggiornamento per insegnanti e per tutte le figure che hanno a che fare con il mondo adolescenziale, come ad esempio gli educatori dei ricreatori».

Difficoltà ad accettare, ma anche ad accettarsi e dichiararsi: «All’associazione riceviamo telefonate di persone che in famiglia o sul posto di lavoro non hanno ancora detto di essere omosessuali o che si sono esposti ed hanno avuto problemi» dichiara Zotti. Anche se la società è cambiata, rimangono ancora molti “invisibili” che devono lottare contro l’ignoranza e l’ottusità: «Noi cerchiamo di supportare queste persone: sia tramite il telefono che con incontri, cerchiamo di fornire il nostro aiuto condividendo le nostre esperienze. Non siamo degli psicologi, ma cerchiamo di mettere in atto una sorta di mutuo-aiuto che riteniamo molto importante».

Una delle obiezioni che spesso vengono fatte è che l’omosessualità è (e per alcuni dovrebbe restare) un fatto privato: «Molti dicono che quello che uno fa nel proprio letto sono fatti suoi: questa è una visione errata – spiega Zotti – oltre ad essere riduttivo, è un pensiero distorto perché invece esistono molti aspetti pubblici che coinvolgono il proprio essere omosessuale. A volte diciamo che coming out, dichiarare cioè la propria omosessualità, lo si fa ogni giorno».

Un ultimo aspetto che Zotti vuole sottolineare è un problema di ordine pratico: «Attualmente la Cgil ci mette gentilmente a disposizione un ufficio presso la loro sede in via Pondares, ma ci servirebbe uno spazio maggiore, una sede visibile, un luogo che possa diventare un punto di riferimento per la città. A ottobre il Sindaco mi aveva promesso che avrebbe trovato un luogo adatto, ma stiamo ancora spettando…».

Per maggiori informazioni:

Circolo Arcobaleno Arcigay Arcilesbica Trieste
Via Pondares 8 – Trieste
Tel. 040-630606 / cell. 340-7549203
www.circoloarcobaleno.it
trieste@arcigay.it


© 15 Febbraio 2011

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