La Voce di Trieste

Uomini e cani

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Trieste, 8 febbraio ? Le notizie sono due. La prima è che il giovane disoccupato che a Muggia ha ucciso malamente il suo cane e ne ha affondato il corpo in mare è stato rinviato a giudizio ex art. 544 bis del codice penale: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi”. L’azione penale era obbligatoria, e  consentirà al Tribunale di accertare e valutare equamente i fatti.

La seconda è che si sono costitute in giudizio contro di lui La Lav-Lega Antivivisezione, l’ENPA-Ente Nazionale Protezione Animali, e l’ASTAD, che gestisce l’omonimo rifugio. E su questo c’è qualcosa da dire.
L’uccisione del povero cane è stata un fatto indubbiamente atroce, che ha colpito giustamente la sensibilità di tutti, con ampio spazio di stampa locale. Ma non deve far dimenticare che è contemporaneamente atroce la situazione di disoccupazione, miseria, fame e disperazione che ha indotto quel giovane ad un gesto di follìa simile, dopo che aveva tentato invano di trovare chi adottasse il suo cane.
Come sono atroci tutte le situazioni analoghe di miseria disperata, cronica e nuova, nelle quali noi come corpo sociale lasciamo affondare un numero crescente di persone fingendo di non vedere e di non sapere. Sinché alcune esplodono in violenze distruttive, e ci si scandalizza per queste invece che per ciò che le ha causate. Ma quasi sempre poteva e doveva essere almeno alleviato con un po’ di attenzione e solidarietà umana.
In questo caso il cane è stato materialmente vittima di quell’uomo, ma l’uomo è stato a sua volta vittima di una collettività che ha mancato ai propri doveri naturali e costituzionali di solidarietà ed assistenza. E porta quindi la responsabilità morale primaria di ambedue le violenze.
Le meritorie associazioni per i diritti e la tutela degli animali possono quindi stare legittimamente in giudizio nel nome della vittima canina. Ma per testimoniare questa realtà complessiva, e non per infierire sulla vittima umana, che dei fatti irrimediabili imputati ha sofferto, e soffrirà, più di tutti senza bisogno di altre condanne fuori luogo.

Occorre ricordare che le sensibilità verso gli animali e verso gli esseri umani sono due espressioni equilibrate complementari, e non opposte, di uno stesso amore sacrale per la vita?  P.G.P.


© 9 Febbraio 2011

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