La Voce di Trieste

La Grotta Nera visitabile domenica 6 febbraio

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Il Gruppo Speleologico San Giusto offre la visita guidata

Domenica 6 febbraio, a partire dalle ore 10.00 e fino alle 15.00, sarà possibile visitare la Grotta Nera grazie al Gruppo Speleologico San Giusto
Il Carso, compreso quello goriziano e quello oltre il confine, comprende migliaia di grotte, alcune delle quali non ancora conosciute. Il loro numero stimato è attorno a 6.000 e  circa 2.500 sono situate in territorio italiano.
Tra queste, molto differenti e per morfologia, dimensioni e profondità, oltre alla Grotta Gigante, particolare interesse  negli ultimi anni riveste la Grotta Nera.

LA GROTTA NERA
La Grotta Nera fu scoperta nel 1892 da Andrea Perko che cominciò una serie di esplorazioni sistematiche della zona alla ricerca di altre grotte di interesse archeologico.
La grotta fu descritta come una lunga galleria di formazioni calcitiche cristalline e di bacini d’acqua che terminavano con un corridoio ascendente impraticabile dal quale, al tempo delle esplorazioni, usciva una forte corrente d’aria.
L’imbocco era situato sul lato Ovest di una piccola dolina e aveva la forma di un ferro da stiro lungo 1.7 m.
Questa piccola cavità si trova presso Basovizza, sul Carso a pochi chilometri da Trieste. Un tempo era chiamata Grotta dei Lebbrosi perché si pensava che ci fossero confinati i malati di lebbra, cui si passava il cibo attraverso un’apertura  naturale nel soffitto. La grotta era già nota a fine Ottocento, ma le sue vicende rimangono poi ignote fino al secondo dopoguerra quando le truppe alleate la adibirono a magazzino di esplosivi.
A questo punto avviene la trasformazione: il deposito di materiali bellici esplose e la grotta, dalla forma rettilinea e poco inclinata, agì come la canna di un cannone.
Tutto il contenuto, inclusa buona parte dei sedimenti naturali, fu sparato all’esterno: qualche anziano del luogo ricorda ancora il terreno antistante ricoperto da una lunga striscia di terra fuligginosa e di detriti.
In fondo alla grotta l’esplosione sfondò la roccia scoprendo cosi un’altra ampia cavità fino ad allora ignota.
Le esplosioni devastarono il suolo dunque e parte della volta annerendo le pareti di fondo provocando il crollo del diaframma che occludeva il passaggio che dava accesso alla seconda caverna.
Le pareti si ricoprirono di uno spesso strato di fuliggine: così annerita e devastata da quel momento la cavità venne chiamata Grotta Nera e nuovamente dimenticata, o quasi, fino ad oggi.
Dopo il 1945 la grotta fu inoltre utilizzata dal “Gruppo rastrellatori bombe e mine” per fare esplodere materiali bellici di vario tipo trovati nel Carso Triestino.

COSA SI PUÒ VEDERE NELLA GROTTA
Gli scavi archeologici condotti sul Carso triestino hanno portato alla luce reperti in grado di fornire molte informazioni sulle abitudini dell’uomo preistorico e sulla sua evoluzione.
Grazie agli studi di questi ultimi anni, favoriti  dalle analisi condotte con l’aiuto della tecnologia d’avanguardia, oggi sappiamo come l’uomo viveva e come utilizzava le grotte. Possiamo ipotizzare anche il clima e la vegetazione presente sul Carso nella Preistoria.
Nella Grotta Nera oggi sono state ricostruite quattro stazioni preistoriche che riproducono momenti di vita di epoche diverse: Paleolitico inferiore, Paleolitico Medio, Mesolitico e Neolitico.
In ognuna di queste stazioni sono state esposte riproduzioni di oggetti d’uso tipici,
realizzate con i metodi dell’archeologia sperimentale e con rigore scientifico.

VISITA GUIDATA
La visita è consigliata a tutti, grandi e piccini, soprattutto alle scolaresche che troveranno delle guide esperte capaci di spiegare il mondo dell’affascinante uomo delle caverne; infatti le visite guidate della grotta permettono  di immaginare le condizioni di vita preistorica immedesimandosi in un percorso suggestivo di forte impatto psicologico.
Questo percorso fa percepire al visitatore la vicinanza dell’uomo preistorico, come se stesse improvvisamente per rientrare da una battuta di caccia nel Carso per  riprendere le sue attività quotidiane al riparo in una grotta umida e buia.
La grotta si raggiunge a piedi in 15 minuti dalla Foiba di Basovizza , dove sono predisposti opportuni cartelli indicatori.
La visite si tengono ogni prima domenica del mese .

COME RAGGIUNGERE  LA GROTTA
In automobile dall’autostrada: dal casello del Lisert procedere fino all’uscita di Padriciano. All’incrocio con la Sp1 Strada Provinciale del Carso continuare fino al centro di Basovizza.
Lasciare la chiesa sulla destra e immediatamente dopo svoltare a sinistra fino all’incrocio con la Ss14.
Dopo alcune centinaia di metri si giunge alla Foiba di Basovizza.
Si lascia la macchina nel parcheggio e si procede sulla destra del monumento imboccando il sentiero segnalato per il quale in circa 15 minuti si giunge alla Particella del Bosco Bazzoni dove si apre la Grotta Nera.
La grotta è identificata al numero 43 nel catasto del Friuli Venezia Giulia.

© 3 Febbraio 2011

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