La Voce di Trieste

Sui problemi di Ronchi

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Il Sindaco di Ronchi dei Legionari Roberto Fontanot e l’Assessore Livio Vecchiet hanno tenuto il 9 gennaio una conferenza assieme all’Ente gestore “IRIS acqua” per illustrare il progetto del nuovo sistema fognario. I lavori inizieranno quest’anno e proseguiranno per il prossimo lustro. Spesa di oltre otto milioni. Nel mentre, insistono sulla stampa che in questi quattro anni di governo sotto la loro guida Ronchi è migliorata. Purtroppo, la realtà sotto gli occhi di tutti.

Negli ultimi anni i miglioramenti si contano sulle dita di una mano: al di fuori del corretto mantenimento della casa di riposo, della biblioteca e degli asili nido, null’altro si intravede. Nel frattempo però sono lievitati i prelievi per IRPEF e TIA dalle tasche dei ronchesi. Quest’ultima gabella oltretutto, vista la virtuosità delle famiglie di Ronchi nella raccolta differenziata dei rifiuti, sarebbe dovuta diminuire con l’aumento della percentuale di riciclaggio, che da anni supera il 60%.
Ma i problemi non si limitano a questo. La situazione delle scuole, innanzitutto, è catastrofica: i bambini della scuola materna del centro da oltre sette anni vanno a scuola in un prefabbricato. Il polo scolastico sloveno (scuole materna ed elementare, sotto la direzione del Distretto Scolastico di Doberdò) che doveva essere costruito nel rione di Vermegliano, e per il quale da almeno otto anni la provincia di Gorizia ha stanziato i fondi per la costruzione, non è mai partito a causa di diverse disavventure tecnico/urbanistiche, non ultima quella della stessa acquisizione dell’area per cui, al momento, le scuole di insegnamento slovene frequentate da ragazzi di tutto il mandamento monfalconese, sono sparse in tutte le scuole di Ronchi.
I Vigili Urbani continuano ad avere i loro uffici in una penosissima palazzina lontano dal Municipio, mentre a loro volta i Carabinieri sono costretti da cinque anni a chiedere ospitalità al Palazzo Municipale in attesa del rifacimento della loro stazione.
Le piazze della città, in particolare Piazza dell’Unità e Piazza Oberdan, continuano ad essere considerate unicamente come incroci per il passaggio delle auto. Eppure più voci avevano proposto di ridurre la viabilità veicolare ed estendere la parte pedonalizzata fino a ridosso degli edifici esistenti, per favorire aggregazione ed incontro e, perché no, la nascita di locali con spazi esterni.
In questi quattro anni l’amministrazione comunale avrebbe potuto incentivare la mobilità dei cittadini a piedi ed in bicicletta, pianificando un rifacimento di tutti i marciapiedi, in particolare quelli dei Viali e quelli che portano verso i luoghi di culto, affiancandoli magari con nuove e più sicure piste ciclabili ma, a parte una vaga volontà nel delineare una svolta urbanistica attraverso la Variante Generale, tutto è ancora fermo ad una stantia “fase di discussione”.
Ed ancora, le delicate questioni urbanistiche si estendono anche alla scarsità di manutenzione ed  all’impellenza del rifacimento dell’illuminazione stradale che, assieme a quello della pulizia delle strade, ormai sono diventati dei problemi inderogabili. Anche perché, cozzando  contro l’ormai cronica scarsità di personale delle forze dell’ordine, essi generano in tutta la cittadinanza la sensazione di pesanti carenze in materia di sicurezza, vigilanza ed ordine pubblico.

Troppo spesso, la cosa pubblica e quella privata sono state prese d’assalto da giovani senza validi esempi e stili di vita, che continuano ad imbrattare i muri della città con scritte e frasi che, oltre ad offendere il pubblico pudore, tolgono decoro e senso estetico all’ambiente.
Quando una popolazione culturalmente variegata e multietnica è costretta a vivere a stretto contatto, è necessario che chi governa faccia uno sforzo superiore su queste tematiche, con l’aiuto di scuole ed associazioni, per portare i nuovi ma anche i vecchi ronchesi a conoscenza del loro territorio e del modello di vita che l’ha da sempre contraddistinto.
Ronchi dei Legionari, e tutto il Mandamento nel suo insieme, hanno bisogno di essere ricostruiti partendo dal cuore e dall’anima dell’antica Borgata, per essere nuovamente riconosciuti come un tempo nello sport, nella cultura e per loro modello di vita.


© 1 Febbraio 2011

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