La Voce di Trieste

Inquinamento Ferriera: parte la raccolta firme

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Il signor Tul

«Una firma contro l’inquinamento!», il sig. Tul richiama l’attenzione dei passanti in un caldo pomeriggio assolato. Siamo nel parcheggio adiacente al Lidl di Valmaura, a pochi passi dalla prima fonte dell’inquinamento cittadina (oltre il 60% degli inquinanti presenti nell’aria proviene da lì): l’impianto siderurgico della “Ferriera” di Servola.

Nonostante l’età non più tenera la forza di volontà non gli manca di certo. Tul Indossa una maglietta con una frase che si richiama all’articolo 32 della Costituzione italiana («La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività»), attorno c’è poco altro: un tavolino con una sedia, un ombrellone ed un cartello con i dati allarmanti sugli sforamenti dei limiti stabiliti dalla legge. Tanto basta per attirare l’attenzione delle persone, le quali si fermano (nonostante il caldo o la fretta) a firmare, coscienti del pericolo che corrono.

Una donna, ignorando la richiesta, risponde che il proprio marito «lavora in Ferriera»: come se questa battaglia per la salute non riguardasse prima di tutto proprio chi deve passare all’interno dell’impianto otto ore al giorno.

Il sig. Tul, appogiato dal comitato NOSMOG, ha lanciato una raccolta firme indirizzata a Roberto Cosolini (588 quelle finora consegnate, in numero di cinque al giorno per attirare maggiormente l’attenzione del Sindaco) a cui chiede, «come massimo responsabile della salute pubblica», di vigilare sull’inquinamento prodotto dalla “Ferriera” di Servola e, nel caso in cui le emissioni risultassero «nocive e dannose per la salute pubblica», di prendere provvedimenti.

Qualche dato

Foto notturna della ferriera

La condizione di chi abita nei pressi dello stabilimento «non è più tollerabile», e i dati lo dimostrano. Lo studio portato avanti dal professore universitario Ranieri Urbani sullo stesso sig. Tul ha messo a confronto la concentrazione di IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici), molti dei quali cancerogeni, tra il rione di Servola e quello dell’Università di Trieste e ha verificato che il valore registrato a Servola (in via Pitacco) è duemila volte superiore.

 A questo preoccupante dato si aggiunge quello delle polveri sottili PM10: dall’inizio del 2012 la Stazione di Mezzo Mobile in via San Lorenzo in Selva (questa centralina è stata contestata dalla Lucchini ma noi crediamo sia da prendere in considerazione e ne abbiamo spiegato il perché sul numero zero) ha già registrato dal primo gennaio 54 sforamenti giornalieri, sebbene quelli concessi per legge – in un anno – siano 35.

I dati sul benzo(a)pirene, altra sostanza cancerogena, sono ugualmente preoccupanti: nonostante la recente legge regionale (01/2012) abbia inserito il limite annuo di 1 μg/m3 e il concetto di «media mobile», già con i soli dati di gennaio e di marzo (gli unici che siamo riusciti ad ottenere finora) ci avviciniamo di molto alla soglia annuale consentita: in questi due mesi, infatti, la percentuale di benzo(a)pirene calcolata è stata nel mese di gennaio 3,8 μg/m3 e in marzo 5,5 μg/m3. La somma di questi due valori dà 9,3: una concentrazione che dovrebbe ricoprire – per rimanere sotto la soglia legale – nove mesi, mentre qui i mesi presi in considerazione sono solamente due.

Questa stessa legge prevede che si possa intervenire anche senza aspettare il 31 dicembre, qualora sia certo che verranno oltrepassati i valori stabiliti. In questo caso, infatti, il Comune ha la possibilità di adottare «misure urgenti per la protezione e tutela della salute, anche mediante azioni limitative e sanzionatorie nei confronti dei soggetti inquinanti» (art. 3, comma 2).

Resta però da vedere se, nelle istituzioni, esiste la volontà di intervenire, o se invece si continuerà a ignorare, tergiversando, la gravità e l’illegalità della situazione.

Salute compromessa

Fra gli abitanti di Servola sono in molti ad accusare disturbi respiratori, a volte gravi. Degna di nota, anche per la giovane età, è la condizione di un ragazzo diciassettenne non fumatore. Qualche mese fa, portando il cane a passeggio sotto casa, nei pressi della “Ferriera” ha avuto un blocco della respirazione (le cartelle cliniche parlano di «dispnea inspiratoria», verificatasi tre volte prima della visita medica, sempre a seguito dell’esposizione intensiva agli inquinanti della “Ferriera”). Quando, dopo aver svolto la visita allergologica, è stata spiegata ai medici la situazione – nello specifico dove abitasse il ragazzo – i dottori hanno osservato che i risultati dell’analisi sono dovuti ad una maggior sensibilità all’inquinamento («i sintomi riferiti fanno pensare ad un’azione irritativa dell’inquinante più che ad una reazione asmatica») e hanno consigliato, per risolvere il problema e nel caso in cui non fosse possibile il trasferimento del ragazzo in un altro appartamento, di utilizzare – nelle vicinanze di casa – una mascherina protettiva.

Manifesto della campagna di raccolta firme

Si prenda questo caso a dimostrazione del fatto che i disturbi sono più diffusi di quanto si pensi e non colpiscono solamente soggetti “a rischio” (già malati e/o fumatori). La salute è un bene inalienabile: non è tollerabile che, per interessi economici, si neghi il diritto a una vita dignitosa. Verrà mai il giorno in cui non si vivrà più con l’angoscia del PIL e della crescita incondizionata, e si valuterà il benessere di un popolazione tenendo conto prima di tutto della felicità, della salute e della ricchezza spirituale dei suoi cittadini?

Non si dia troppo peso a questa domanda, né ci si interroghi sulla risposta: è oramai risaputo che certi tipi di considerazioni alzano lo spread.

© 17 Luglio 2012

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