La Voce di Trieste

TRIESTE: POLITICI E SINDACALISTI DELLA SPECULAZIONE EDILIZIA ATTACCANO ANCHE IL VESCOVO

Età, ruoli ed esperienza dovrebbero rendere più accorte e responsabili le persone investite di cariche pubbliche, a meno che non vadano singolarmente fuori di testa. Ma anche un’ipotesi del genere cade quando a comportarsi in maniera sempre più malaccorta ed irresponsabile è un intero gruppo di dirigenti di vertice, pure della stessa fazione politica, e su uno stesso argomento.

Come stanno facendo ogni giorno di più, e sotto gli occhi di tutti, alcuni personaggi di vertice del PD triestino, per imporre l’urbanizzazione speculativa illecita del Porto Franco Nord.

Il gruppo è quello guidato dal sindaco Roberto Cosolini e dalla presidente regionale Debora Serracchiani, con a rimorchio la presidente della Provincia (priva pure di esistenza giuridica come ente italiano) Maria Teresa Bassa Poropat, ed il rinforzo propagandistico pseudo-sociale recente del capo locale e regionale della CGIL Franco Belci.

Sono gli stessi personaggi e lo stesso partito che latitano invece sui problemi tragici veri ed evidenti della città: assistenza sociale e lavoro. Mentre dovrebbero porre tutto il loro impegno primario quotidiano e concreto per arginare l’ondata di disoccupazione, povertà, sfratti, usura e sciacallaggi che sta sommergendo ormai decine di migliaia di persone e famiglie triestine. Alle quali invece da amministratori pubblici lesinano vergognosamente le assistenze, spendendo per altro e lasciando che se ne occupino la Chiesa cattolica ed il resto del volontariato.

Mentre sul Piccolo, che il PD usa ormai come quotidiano di partito, non si contano gli interventi quasi quotidiani e sempre più violenti di quegli stessi politici per rovesciare in porto la presidenza tecnica Monassi, perché funziona e difende il Porto franco, e prenderne loro il controllo politico per poter imporre proprio quella gigantesca speculazione edilizia ed immobiliare privata illegale. E lo fanno con impegno ancor maggiore che nei rapporti anomali usuali fra partiti e costruttori a Trieste, e perciò legittimamente più sospetto.

Perché su quella speculazione vi sono anche i pesanti interrogativi antimafia che la Voce ha insistito a pubblicare dato che quei politici si rifiutano accuratamente di rispondere. Mentre, guarda caso, ci vengono scatenate addosso per smentire quegli stessi interrogativi violentissime campagne di delegittimazione, persino di istigazione all’odio personale, e vere e proprie provocazioni.

Come quella di far passare come comunicato dell’Autorità portuale il testo di un nostro breve lancio stampa che diceva appunto quelle verità scomode, e scatenare poi sul quotidiano una valanga di accuse false e di indignazioni ipocrite dei politici coinvolti per mettere dubbio la credibilità sia dell’Autorità Portuale che della Voce. Ed in particolare degli interrogativi antimafia.

In una città italiana normale gli organi istituzionali dell’antimafia si sarebbero già mossi da un pezzo. Ma la Trieste trasversale del potere non ha nulla di normale. E lo riconferma l’ultima provocazione del Franco Belci, che ha trovato ora il modo di attaccare contemporaneamente l’Autorità Portuale e non più la Voce, ma la Chiesa tergestina, scrivendo persino al Papa.

Belci ha infatti accusato la Chiesa di promuovere, e l’Autorità portuale di accettare, nel recente bando per concessioni nel Porto Franco Nord la trasformazione in chiesetta di un piccolo edificio interno disastrato. Dunque, accusa Belci il vescovo spende un sacco soldi lì invece che in assistenza ai poveri.

Ma bastava una telefonata alla Curia per informarsi ed apprendere che l’iniziativa è invece finanziata interamente da privati. E chi è il censore? Proprio quel Belci che da sindacalista ed uomo di presunta sinistra dovrebbe essere il primo a provare vergogna per la differenza fra lo sforzo per i poveri che sta facendo la Chiesa ed il poco o nulla che fanno il PD direttamente, con le amministrazioni pubbliche che governa, e con la stessa CGIL.

Perché dunque, ed all’improvviso, Belci si scalda invece tanto proprio per dare l’assalto al porto assieme ai suoi compagni di partito (che prima criticava) ed ai loro camerati che appoggiano da destra la stessa operazione: i Dipiazza, Antonione, Menia e quant’altri?

E perché tenta di indottrinarci da pseudo-sinistra con la stessa storia della speculazione “benefica” che porterebbe lavoro, mentre ci sembra evidente che porterebbe soprattutto altro degrado ed opportunità colossali di riciclaggio e corruttele?

Se non fosse così, dobbiamo chiedere a Franco Belci di rispondere almeno lui ai nostri interrogativi antimafia sull’operazione. Ma con argomenti puntuali, e non smentite generiche.

Perché se non se la sente forse è meglio che abbandoni l’argomento e pensi piuttosto a fare il sindacalista con scelte e risultati decenti.

Paolo G. Parovel

© 16 Luglio 2014

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