Guerra disinformativa contro Trump
Analisi di Paolo G. Parovel
Le caratteristiche più soprendenti di queste prime settimane dell’Amministrazione Trump sono due: l’efficienza con cui sta sbloccando negli USA ed in Europa situazioni disastrose incancrenite da anni, e la violenza delle campagne disinformative scatenate dalle lobby che ne ricavavano rendite politiche ed economiche parassitarie.
Azione e reazione
In sostanza, Trump agisce fornendo soluzioni razionali rapide e concrete, invece che chiacchiere ideologiche, ai problemi economici, sociali e politici principali: negli USA il lavoro, l’assistenza sanitaria e sociale, l’immigrazione incontrollata, la corruzione, la criminalità organizzata ed il terrorismo, in Europa il fatto che nell’UE i Paesi più forti affondano i più deboli.
Gli oppositori di Trump negli USA ed in Europa reagiscono su due livelli: tentano di screditarlo con campagne di linciaggio mediatico violentissimo che fa paradossalmente appello al “politically correct”, ma si affrettano anche ad imitarlo per non perdere voti: il Governo italiano e l’UE si muovono finalmente per bloccare i clandestini in Libia, mentre la Cancelliera tedesca ammette che l’UE non può più imporre ai Paesi deboli le regole dei Paesi forti.
Trump ed il suo staff si difendono con successo dall’aggressione disinformativa scavalcando l’intero sistema di potere mediatico sul web, dove riescono ad interagire direttamente ogni giorno con milioni di sostenitori che ricevono ed inviano messaggi, partecipano a sondaggi d’opinione, versano denaro per finanziare le campagna di corretta informazione e leggono le notizie ufficiali direttamente sul sito della Casa Bianca (LINK).
L’inversione dei ruoli formali e sostanziali è davvero paradossale, perché la parte politica e culturale che si dichiara democratica e libertaria aggredisce con una colossale macchina mediatica delle bugìe un nuovo presidente regolarmente eletto, che si difende utilizzando gli strumenti democratici della libera informazione.
La struttura dell’aggressione disinformativa
La violenta aggressione mediatica contro Trump non nasce da inneschi casuali di emotività e preferenze politiche, ma da evidenti operazioni disinformative professionali che sommano ed intrecciano i loro effetti innescando e trascinando in particolare i settori dell’opinione pubblica e degli intellettuali che si ritengono “progressisti”, e che in Europa sono prevalentemente anti-americani.
Questo è evidente in particolare nelle notizie false che hanno accusato Trump di avere bloccato l’ingresso di stranieri musulmani negli USA in odio all’Islàm, alimentando così tutt i conflitti ed i rischi connessi. E mezzo mondo ci ha creduto, senza nemmeno riflettere sul fatto che l’accusa viene contemporaneamente da media, politici ed intellettuali “democratici” e da esponenti di Al Qaida.
La verità sul bando temporaneo degli ingressi da 7 Paesi
La verità è invece che i servizi di intelligence statunitensi ritengono necessario ed urgentissimo rendere più efficienti le procedure di immigrazione per identificare i possibili terroristi rispetto a quelle utilizzate con l’amministrazione Obama. Hanno chiesto perciò all’Amministrazione di sospendere per i 90 giorni necessari gli ingressi di persone provenienti da 7 Paesi dove è provato l’insediamento di gruppi e centri operativi di terroristi.
Le procedure di identificazione dei possibili terroristi non avvengono e non avverranno quindi sulla base di una discriminazione religiosa, ma delle informazioni raccolte sulla singola persona. La sospensione degli ingressi riguarda infatti soltanto quei 7 Paesi, e non gli oltre 40 altri Stati a maggioranza musulmana del resto del mondo, e la Casa Bianca riprenderà a rilasciare regolarmente i visti per tutti i Paesi man mano che i criteri d’ingresso negli USA verranno rivisti e perfezionati durante i 90 giorni di sospensione.
Sono soltanto gli evidenti motivi di sicurezza antiterrorismo che hanno reso impossibile dare preavviso della sospensione degli ingressi per evitare disagi alle persone che fossero già in viaggio. Infine, l’iniziativa contraria di un giudice federale ha prolungato il problema invece di risolverlo, perché non ha il potere di annullare un provvedimento temporaneo straordinario di sicurezza nazionale ed internazionale.
Conclusioni
Concludendo, per dovere di correttezza giornalistica: si possono avere ovviamente opinioni diverse anche sull’Amministrazione Trump, ma sarebbe bene che fossero fondate su informazioni vere e su un ragionevole periodo di governo, e non su costruzioni artificiali di notizie false, su pregiudizi antiamericani e sulle prime settimane di avvìo.
© 5 Febbraio 2017