La Voce di Trieste

“Utoya” al Rossetti

Norvegia, 22 luglio 2011: un criminale di estrema destra uccide a fucilate 69 ragazzi pacificamente radunati nell’isola di Utoya, il “paradiso nordico”, sede storica dei campeggi estivi dei giovani socialisti di tutto il mondo. Poco prima, per distogliere l’attenzione dal suo vero obiettivo, aveva sterminato con un’autobomba altre otto persone ad Oslo. Da questo fatto di cronaca, che appartiene a un passato così vicino a noi e che è così inquietante, nasce ora uno spettacolo, scritto da Edoardo Erba e messo in scena da Serena Sinigaglia: Utoya. Ne sono protagonisti – alla Sala Bartoli per il cartellone altripercorsi del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, dal 31 gennaio al 5 febbraio – Arianna Scommegna e Mattia Fabris. Il mostro di Utoya è Anders Behring Breivik, e non è un estremista dell’Isis, non è un killer di professione, non è un pazzo. Appartiene a una famiglia normale, borghese, non ha problemi sociali, come si poteva individuare in lui l’assassino che si è rivelato? E come mai con tanta velocità si è archiviata la tragedia come uno dei saltuari fatti di cronaca di questo genere – uno squilibrato imbraccia un fucile e spara in una scuola, in un cinema, in un campeggio – quando invece i contorni sono quelli di una strage politica? Se lo è chiesto in un libro intitolato “Il silenzio sugli innocenti” Luca Mariani, giornalista che non si accontenta della cronaca e scava dietro l’apparenza delle notizie. E spinti da questo scritto, lo fanno ora – con gli strumenti che appartengono alla scrittura drammaturgica e alla messinscena teatrale – l’autore Edoardo Erba e la regista Serena Sinigaglia. Su una scena abitata da elementi essenziali – ceppi di legno e frammenti di vetro – che fanno pensare a un’installazione a ricordo delle giovani vittime, Arianna Scommegna e Mattia Fabris interpretano tre diverse coppie che vivono gli eventi. La prima è una coppia sposata, lei di destra e lui laburista e intellettuale, che ha spinto la figlia a recarsi al campeggio di Utoya: la loro partecipazione sarà lancinante. Testimoni increduli sono invece i componenti della seconda coppia, fratello e sorella ammalati, vivono nella fattoria accanto a quella dell’assassino. Gli ultimi due sono invece i poliziotti di una stazione vicino ad Utøya, colleghi ma differenti per preparazione, prontezza e spirito. I protagonisti ci condurranno al giorno prima della strage, poi a quello della tragedia, al giorno successivo e infine ad un mese dopo: un mosaico di temi e punti di vista che aiutano a mettere in connessione gli eventi, le contraddizioni, anche le evidenze che nessuno aveva colto di questo terribile fatto. Un teatro d’attore potentissimo che si addentra nella nostra realtà e nella nostra coscienza. Utoya va in scena alla Sala Bartoli martedì 31, e venerdì 3 febbraio alle 19.30, mercoledì giovedì e sabato alle 21 e chiude le repliche domenica 5 febbraio alle ore 17. Per i posti ancora disponibili ci si può rivolgere presso tutti i punti vendita dello Stabile regionale, i consueti circuiti o accedere attraverso il sito www.ilrossetti.it alla vendita on line. Ulteriori informazioni al tel 040-3593511.

© 30 Gennaio 2017

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