Vittorio Sgarbi al servizio del PD nelle elezioni del sindaco a Trieste
Analisi di Paolo G. Parovel
Le analisi sui livelli di corruzione di un Paese valutano anche l’impunità giudiziaria e la tolleranza sociale delle violazioni della legge e dell’etica. Uno dei casi esemplari per l’Italia è quello di Vittorio Sgarbi, un critico d’arte e pubblicista mediocre che ha ottenuto enorme popolarità e persino cariche di governo ostentando disprezzo pubblico dell’etica e della legge.
Il successo di Sgarbi non deriva infatti dalle sue capacità professionali, ma dal fatto che si esibisce da quasi trent’anni in televisione e sulla stampa come modello di volgarità e di cinismo brutale, insultando, mentendo, dissacrando qualsiasi valore, violando le leggi e mettendosi al servizio mercenario di chiunque sia al potere. Per questi comportamenti ha già avuto anche processi e condanne civili e penali per calunnia, diffamazione e truffa ai danni dello Stato.
In qualsiasi Paese normale un personaggio di questo genere sarebbe stato completamente emarginato sia dalla società che dalla politica. In Italia invece Sgarbi viene applaudito, ascoltato, invitato ai dibattiti e nei salotti, ed è entrato nel governo come sottosegretario (2001-2002) e nell’amministrazione del Comune di Milano come assessore (2006-2008). Ma anche nei favori delle mafie.
Gli interessi delle mafie
Nel 2008 Vittorio Sgarbi è stato eletto sindaco di Salemi, in Sicilia, con l’appoggio del boss mafioso Giuseppe (Pino) Giammarinaro, che partecipava anche alle riunioni della giunta. Sino al 2012, quando l’amministrazione Sgarbi è stata sciolta per infiltrazioni mafiose.
A Trieste Sgarbi ha sempre appoggiato la truffa internazionale di politici speculatori sul Porto Franco Nord di Trieste, ora guidata dal PD, sulla quale vi sono evidenti interessi di mafia (LINK) ed interrogativi antimafia documentati ai quali i politici coinvolti si rifiutano di rispondere (LINK).
Già nel 2001 Sgarbi come sottosegretario del governo italiano ha bloccato il riutilizzo dei magazzini portuali storici sottoponendoli a vincoli architettonici assurdi. Nel 2011, mentre era sotto inchiesta in Sicilia per mafia, a Trieste Sgarbi ha simulato un’iniziativa della Biennale di Venezia nel Porto Franco Nord per giustificare lo “sfondamento” illegale della cinta doganale a beneficio delle imprese Maltauro e Rizzani de Eccher (LINK).
Ora Sgarbi è intervenuto con un nuovo inganno, a favore delle stesse operazioni, anche nelle attuali elezioni del sindaco di Trieste, iniziate il 5 giugno con l’astensione del 47% degli elettori.
Il tradimento e la trappola
Nel conseguente ballottaggio del 19 giugno si affrontano due ex sindaci: Roberto Dipiazza (centrodestra) col 20% del totale degli elettori, e Roberto Cosolini (PD) col 15%.
Cosolini ed il PD erano dati quindi per perdenti, ma garantiscono meglio del centrodestra la prosecuzione della truffa colossale sul Porto Franco Nord. Così l’11 giugno è arrivato in loro soccorso il mercenario Sgarbi, e con un tradimento degno delle sue immoralità ostentate.
Sgarbi si è fatto ingaggiare per un comizio pubblico a fianco di Dipiazza, fingendo di sostenerlo. Ma poi ha tenuto apposta un discorso così osceno, razzista ed offensivo da scandalizzare gli elettori per spingerli a votare Cosolini come “male minore”.
E la propaganda del PD, che ha il controllo politico dei quotidiani locali Il Piccolo e Primorski dnevnik, era pronta ad approfittarne per spingere gli elettori nella trappola.
La situazione reale
Ma la situazione reale è molto diversa, perché tutto questo conferma soltanto che dietro a quest’elezione del sindaco a Trieste ci sono gli enormi interessi illegali coinvolti nella truffa internazionale sul Porto Franco Nord (LINK) con le caratteristiche ed i danni già individuati nelle nostre inchieste ed analisi.
E conferma che il problema non si può risolvere con una scelta tra candidati e schieramenti politici italiani, che sono tutti già troppo compromessi o comunque inadeguati a difendere la città ed il porto.
La soluzione più razionale
La soluzione più razionale è quindi quella ‘esterna’, che i media di sistema evitano di menzionare perché al primo turno di voto, il 5 giugno, è già stata scelta dalla maggioranza degli elettori, e perché è consigliata dal Movimento Trieste Libera, che non partecipa alle elezioni: l’astensione, passiva oppure attiva (LINK), del maggior numero di cittadini, ed il successivo commissariamento del Comune.
Proprio come era stato commissariato quattro anni fa, in altro contesto, il Comune di Salemi retto da Vittorio Sgarbi. Perché anche a Trieste gli interessi delle mafie sono ormai palesi, ma su affari illeciti enormi e di rilevanza internazionale.
E perché se non si interviene con decisione e rapidità quegli interessi illegali rischiano di travolgere definitivamente una città-stato ed un porto franco internazionale lasciati per troppo tempo in mano ai rappresentanti di un’amministrazione italiana così scandalosamente corrotta ed irresponsabile.
© 16 Giugno 2016