La Voce di Trieste

Il reportage di guerra di un professore giornalista

Secondo le regole non scritte del giornalismo, l’unico modo per poter raccontare un conflitto armato è quello di essere presente, essere cioè testimone diretto. Una regola che, ovviamente, vale per qualsiasi altro tipo di avvenimento, ma che nei casi di guerre assume un valore maggiore. Purtroppo questo non significa che tale regola venga sempre applicata: nella storia sono molti, infatti, gli episodi di giornalismo, o pseudo-giornalismo, che dimostrano come anche i più bravi professionisti possano a volte cedere alla tentazione di basare i proprio articoli solo sulle agenzie stampa, senza aver la voglia di scendere in strada e seguire in prima persona la guerra che stanno raccontando. Questo atteggiamento, però, sta prendendo sempre più piede all’interno delle redazioni anche per un altro motivo: l’invio di reporter ha un costo notevole e quindi, per limitare le spese, si preferisce non mandare nessun professionista e raccontare i conflitti dal desk del giornale. Ma ci sono situazioni internazionali che bisogna per forza seguire in prima persona per poterle capire e quindi raccontare. Ed è proprio questo il motivo che ha spinto Gastone Breccia, docente di Storia bizantina all’Università di Pavia, a partire per il Kurdistan e andare là dove la Storia si stava facendo, proprio per essere testimone di un momento estremamente importante, “l’ultimo episodio – come scrive Breccia nell’introduzione – di una vicenda collettiva che non ha avuto, fino ad oggi, la possibilità di consolidarsi in riflessione e analisi storiografica”. Nasce così Guerra all’Isis. Diario dal fronte curdo, un libro edito da Il Mulino nel quale il professore si trasforma (forse inconsciamente) in giornalista dando vita a un vero e proprio reportage che si snoda lungo tutte le oltre 200 pagine. Il suo diario di viaggio, infatti, è come un lungo e preciso articolo dal fronte che narra, con precisione, il conflitto nel Kurdistan iracheno e siriano e le persone incontrate da Breccia diventano i veri protagonisti delle singole parti di questo bellissimo libro. Con uno stile asciutto, diretto e conciso, il professore – giornalista riesce a contestualizzare gli episodi, fornendo al lettore le coordinate per orientarsi all’interno di una guerra dai confini incerti e non sempre così chiari. Tra le tante pagine memorabili di questo libro, quelle dedicate a Kobane, la “Stalingrado dei Curdi”, sono forse tra le migliori: non solo forniscono un’esatta ricostruzione degli avvenimenti, ma il tutto avviene attraverso le parole dei protagonisti. Un elemento questo che arricchisce il racconto e che, ovviamente, solo la presenza fisica di un giornalista può fornire. Guerra all’Isis. Diario dal fronte curdo di Gastone Breccia è un’opera che tutti i professionisti dell’informazione dovrebbero leggere e fare propria per capire come si dovrebbe raccontare la guerra: con precisione, con un linguaggio chiaro e, soprattutto, con la presenza fisica.

© 3 Giugno 2016

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