Esplode lo scandalo italiano sul Porto Franco di Trieste
Analisi di Paolo G. Parovel
Nella nostra analisi del 21 gennaio (LINK) avevamo reso evidente che alle corruzioni del sistema politico-istituzionale italiano devono essere posti dei limiti strategici, e che uno di questi limiti è il ripristino immediato della corretta amministrazione e dei ruoli dell’attuale Free Territory of Trieste e del suo Porto Franco internazionale per la stabilizzazione economica del Sud Est Europa e dell’area ex-jugoslava.
Questo limite strategico è stato violato il 26 gennaio dal Commissario del Governo italiano a Trieste, Francesca Adelaide Garufi, che nonostante le diffide documentate ha ceduto alle pressioni di politici e speculatori italiani firmando negli ultimi giorni del suo incarico un decreto illegittimo per eliminare un intero settore del Porto Franco internazionale di Trieste, il Porto Franco Nord.
Poiché quest’operazione è una truffa internazionale, il decreto illegittimo del Commissario Garufi diventa la prova definitiva di un nuovo scandalo italiano che avrà immediati sviluppi, sia per le responsabilità civili e penali dei politici e dei funzionari italiani responsabili, sia per le responsabilità internazionali del Governo italiano nell’amministrazione civile provvisoria dell’attuale Free Territory of Trieste.
Il Movimento Trieste Libera – MTL ha già preparato le denunce penali contro i responsabili, per reati molto gravi, e la International Provisional Representative of the Free Territory of Trieste – I.P.R. F.T.T. sta predisponendo l’apertura del contenzioso internazionale secondo le norme specifiche del Trattato di Pace con l’Italia del 10 febbraio 1947.
Le analisi di dettaglio del decreto illegittimo verranno pubblicate con i documenti delle azioni giudiziarie ed internazionali del MTL e dell’I.P.R. F.T.T., ma ne possiamo anticipare qui una sintesi sufficiente a comprendere esattamente la natura e la gravità dei fatti.
Il decreto illegittimo e la truffa internazionale
Per prima cosa occorre sapere quattro cose: che il Porto Franco Nord è vincolato per legge tale uso; che è un’area necessaria per lo sviluppo rapido del Porto Franco internazionale di Trieste; che a questo scopo è stato presentato nel 2003 e nel 2009 un eccellente progetto tecnico ancora valido; che l’attuale abbandono dell’area non è naturale ma artificiale, perché è stato imposto per giustificare la sua eliminazione, con una serie di truffe che ora culminano nel decreto illegale del Commissario del Governo.
Il decreto – che contiene numerosi errori ed è stato scritto in maniera deliberatamente imprecisa e confusa per nascondere la truffa – dichiara che il regime giuridico di porto franco è spostato dal Porto Franco Nord (“porto vecchio”) ad nuove aree, su proposta dell’Autorità Portuale che ha scopo di estendere a quelle nuove aree le attività portuali, industriali e logistiche del porto franco.
La truffa consiste nella costruzione del testo per far credere che per poter estendere il regime di porto franco internazionale di Trieste a nuove aree sia necessario e lecito toglierlo da un’area vincolata. Ambedue le affermazioni sono assolutamente false.
In realtà le norme specifiche del diritto internazionale sull’ordinamento giuridico dell’attuale Free Territory of Trieste, che sono recepite anche dall’ordinamento giuridico italiano, consentono di estendere liberamente il regime di porto franco ad aree nuove, e non consentono di modificare le aree vincolate, come il Porto Franco Nord.
Tali norme non possono essere modificate dal Governo amministratore civile provvisorio, né dal suo Commissario a Trieste, né da leggi dello Stato italiano (che violerebbero anche gli artt. 10 e 117 della Costituzione italiana).
Per completare l’inganno, il testo del decreto richiama le norme di diritto internazionale e di diritto italiano che vietano di spostare il regime di Porto Franco dalle aree vincolate, ma le menziona in maniera generica ed incompleta per far credere che lo consentano.
I responsabili della truffa
Dunque i responsabili principali del decreto illegale costruito su affermazioni false sono due funzionari del Governo italiano amministratore civile provvisorio dell’attuale Free Territory of Trieste: il Commissario dell’Autorità Portuale di Trieste, Zeno D’Agostino, che lo ha richiesto, ed il Commissario del Governo italiano a Trieste, Francesca Adelaide Garufi, che lo ha emesso.
Possiamo inoltre dimostrare che ambedue questi funzionari italiani hanno agito sapendo di violare il diritto internazionale, l’ordinamento dell’attuale Free Territory e le leggi italiane.
Le responsabilità civili e penali dei due funzionari sono perciò gravissime, e se Garufi è ormai in pensione D’Agostino dovrebbe venire rimosso dall’incarico. Ma le loro azioni coinvolgono ora direttamente le responsabilità del Governo italiano amministratore, perché hanno agito in suo nome, ed il nuovo Commissario del Governo, Annapaola Porzio.
Perché se ora il Governo italiano od il suo nuovo Commissario a Trieste non sospenderanno o annulleranno il decreto si renderanno direttamente colpevoli sia di violazione del mandato internazionale di amministrazone civile provvisoria dell’attuale Free Territory of Trieste per conto delle Nazioni Unite, sia dei danni arrecati al Free Territory ed agli altri Stati che hanno diritti generali e speciali sul Porto Franco internazionale.
In realtà Garufi e D’Agostino non hanno agito da soli, ma su iniziativa e pressione della consociazione trasversale di politici e speculatori italiani che hanno organizzato la truffa, condizionano anche la stampa locale e sono anch’essi consapevoli che l’operazione è illecita. Una consociazione che è in grado influire sui funzionari pubblici anche per far loro commettere illeciti, e dal 2012 è guidata da dirigenti del partito dell’attuale premier italiano Renzi, il PD.
I più aggressivi sono quattro: Debora Serracchiani, vicesegretaria nazionale del PD e presidente della Regione Friuli Venezia Giulia; Ettore Rosato, deputato e capogruppo del PD alla Camera; Francesco Russo, senatore del PD ed autore di una legge ingannevole per favorire la truffa sul Porto Franco Nord; Roberto Cosolini, sindaco PD di Trieste. L’operazione ha anche l’appoggio esterno di alcuni fuorusciti dal centrodestra come l’ex sindaco Roberto Dipiazza e l’ex deputato e viceministro Vittorio Sgarbi.
Quei quattro dirigenti del PD sono gli stessi che con il quotidiano locale Il Piccolo (gruppo Espresso) hanno sottoposto il Commissario Garufi a fortissime pressioni per costringerla a firmare il decreto illegittimo prima di andare in pensione. E poiché vi sono riusciti, si può supporre che le pressioni siano state anche accompagnate da garanzie di copertura politico-giudiziaria (secondo alcune voci, Serracchiani avrebbe ottenuto l’appoggio del premier Renzi) per lei, e probabilmente per D’Agostino.
Sono infatti gli stessi dirigenti del PD che hanno sottoposto a linciaggio stampa, con lo stesso quotidiano, la presidente dell’Autorità Portuale Marina Monassi perché difendeva il Porto Franco, hanno costretto con forti pressioni l’allora Ministro italiano Lupi a non rinnovarle il mandato e gli hanno imposto di commissariare l’ente affidandolo a Zeno D’Agostino, scelto da loro, che si dichiarava pronto ad appoggiare l’operazione illegale sul Porto Franco Nord. Come poi ha fatto.
Le responsabilità penali dei pubblici ufficiali sono maggiori di quelle dei privati, ma Garufi e D’Agostino non sono i soli divenuti corresponsabili della truffa. Perché sono pubblici ufficiali anche la presidente della Regione, i sindaci, i loro assessori, i consiglieri regionali e comunali, alcuni magistrati che hanno appoggiato la truffa con sentenze ingannevoli, altri che hanno bloccato le denunce e le indagini penali, e tutti i funzionari pubblici che avevano il dovere giuridico di bloccare la truffa e l’hanno lasciata proseguire.
Sull’operazione vi sono anche interrogativi antimafia documentati (LINK) ai quali i politici e funzionari italiani coinvolti (tra questi Rosato e Sgarbi) rifiutano da anni di rispondere e sui quali la magistratura italiana sembra non voler indagare, mentre i media italiani mantengono sulla truffa del Porto Franco Nord un silenzio innaturale. E fonti investigative riservate affermano che questa è soltanto la punta visibile dell’Eisberg.
Vi è quindi, da tempo, l’evidenza investigativa che la truffa internazionale sul Porto Franco Nord di Trieste non sia un insieme di fatti casuali, ma l’opera di un rete di potere trasversale organizzata secondo i modelli tipici del sistema di corruzione della politica e delle istituzioni italiane, che in questo caso ha obiettivi economici e strategici speciali e straordinariamente pericolosi non solo per Trieste, ma per l’intera regione adriatica orientale.
Gli obiettivi illeciti ed i rischi internazionali
Il principale obiettivo economico e strategico illecito è dirottare da Trieste, e quindi anche dai porti vicini di Koper e Rijeka, sui porti della penisola italiana, ed in particolare su quelli più pesantemente controllati dalla criminalità organizzata (Napoli, Gioia Tauro, Taranto, Bari), gli enormi traffici previsti sull’asse Baltico-Adriatico. Questo dirottamento soffocherebbe Trieste e ritarderebbe la stabilizzazione politico-economica dei Balcani nordoccidentali.
Il secondo obiettivo illecito è inflazionare il mercato immobiliare di Trieste annunciando la vendita della massa di terreni ed edifici tolti al Porto Franco Nord, che provocherebbe un crollo del valore degli immobili. Il crollo manderebbe in rovina decine di migliaia di piccoli proprietari privati e i patrimoni degli enti pubblici, consentendo colossali speculazioni immobiliari ed edilizie. Nelle quali le mafie italiane potrebbero riciclare miliardi di euro.
L’esplosione di questo nuovo scandalo della corruzione politico-istituzionale italiana ha tuttavìa due aspetti positivi: può consentire di fare pulizia, e rende ancora più evidente l’urgenza strategica di consolidare il ruolo indipendente dell’attuale Free Territory of Trieste e del suo Porto Franco internazionale come fattore di stabilizzazione economico-politica del Sud Est Europa nell’ambito euro-atlantico.
© 1 Febbraio 2016