“Via San Nicolò 30”, il passato di Trieste
Via San Nicolò 30. Traditori e traditi nella Trieste nazista di Roberto Curci, edito da il Mulino, racconta una storia dura. Una storia fatta di personaggi ambigui che si muovono su uno sfondo martoriato dalla guerra, dall’occupazione e dalla morte. Una storia, soprattutto, di tradimenti, e quindi di traditori e di traditi. Un libro difficile da leggere: non per la prosa dell’autore, assolutamente gradevole e scorrevole, ma per il suo contenuto. Può infatti essere arduo credere che durante l’occupazione nazista di Trieste, quando la Risiera si San Sabba fu trasformata in un campo di sterminio, potessero esistere persone di religione ebraica disposte non solo a collaborare con le autorità tedesche, ma anche a vendere, a tradire, a denunciare i proprio correligionari. In cambio di cosa? Denaro? Una speranza di salvezza per sé e la propria famiglia? Bisogna leggere il libro del giornalista e scrittore Roberto Curci per cercare di capire meglio il contesto nel quale si mossero personaggi come Mauro Grini, un nome che a lungo aleggiò sulla città giuliana durante e dopo la guerra. Un nome che a molti faceva paura, un nome che per molti significava tradimento, segnalazione alle autorità naziste e quindi deportazione alla Risiera di San Sabba, luogo di morte per molti e di partenza per gli atroci lager per altri. Nella ricostruzione puntuale dei fatti, basata su un’ampia e dettagliata documentazione, Curci ripercorre le vicende di una città che ancora oggi, forse, non è riuscita a fare i conti con il proprio passato, una città in cui gli “invisibili e intollerabili fantasmi” rimangono un pezzo di storia difficile da affrontare e sul quale, spesso, si è preferito mettere una pietra sopra. Grini rimane così un personaggio quasi misterioso, sul quale, sottolinea Curci, “esiste ben scarna letteratura, cui fa comunque velo una diffusa, prudente reticenza, forse frutto di insondabili meccanismi di rimozione”. Ma non tutto è stato taciuto: le testimonianze al processo per i tristi episodi legati alla Risiera di San Sabba hanno portato alla luce l’attività nefasta di Mauro Grini, la sua spietatezza nel denunciare gli ebrei di Trieste, dove ne fece catturare circa 300, ma non solo: la sua crudeltà, apprezzata dalle autorità naziste, venne impiegata anche a Venezia e a Milano, allungando il triste elenco di ebrei denunciati e deportati. Tutto questo per cosa? Per una ricompensa di 7.000 lire ad ebreo denunciato, cercando di razziare poi gli averi degli arrestati? O per cercare di salvare sé stesso e la propria famiglia, prigioniera nella Risiera di San Sabba? Alcune testimonianze sembrerebbero smentire quest’ultima ipotesi: la famiglia Grini, infatti, sembrerebbe aver goduto di un trattamento speciale all’interno della Risiera, assolutamente diverso dalla triste sorte a cui andavano incontro i denunciati da Mauro Grini. Curci scrive che per “il delitto plurimo di cui si macchiò — magari lamentandosi della propria malasorte — mancò, e continua a mancare, un davvero plausibile movente”. Voci che si rincorrono, dicerie smentite, pettegolezzi che forse non trovano riscontro, ma che comunque rimangono nella memoria delle persone che hanno attraversato l’inferno della Risiera. Dubbi che aleggiano anche sulla fine dello stesso Mauro Grini: alcuni dicono che sia stata ucciso dai nazisti in fuga perché testimone pericoloso, altri lo danno come fucilato dai partigiani, mentre altri ancora sono convinti di averlo visto a Milano, vivo e vegeto. Qualunque sia stata la fine della sua vita, Mauro Grini ha comunque macchiato indelebilmente la storia di Trieste, un città che da sempre cerca, con risultati più o meno proficui, di affrontare un passato difficile. Un passato che Roberto Curci in Via San Nicolò 30. Traditori e traditi nella Trieste nazista ricostruisce in maniera egregia, fornendo al lettore tutti gli elementi di una vicenda triste e atroce.
© 11 Novembre 2015