Gianni Widmer, un aviatore triestino
Gianni Widmer: un nome che forse dirà poco ai più, ma che invece dovrebbe essere noto, soprattutto ai triestini. Widmer, infatti, fu il primo, nel 1911, a compiere la trasvolata da Grado a Trieste, ma non solo. L’anno successivo scrisse il suo nome negli annali dell’allora nascente aeronautica grazie al primo raid dalla città giuliana a Venezia in occasione dell’inaugurazione del ricostruito campanile di San Marco. Non pago, nel 1914 fu il primo a compiere il volo Trieste – Roma. Una serie di successi, dunque, che lo inserisce di diritto tra i nomi più importanti della storia dell’aeronautica italiana (e non solo) e che ora tutti possono conoscere meglio grazie al prezioso lavoro fatto da Mauro Antonellini che ripercorre la vita avventurosa e assolutamente unica di questo triestino nel suo libro Gianni Widmer – Aviatore di frontiera (Casanova Editore, pagg. 252, Euro 25,00). L’opera di Antonellini, membro del Comitato scientifico del Museo Francesco Baracca di Lugo (Ravenna) è frutto di anni di ricerche e consultazioni: un lavoro preciso ed attento che ha permesso all’autore di ricostruire nei dettagli la vita di questo pioniere dell’aria nato a Trieste il 25 aprile 1892 e morto in un incidente di motocicletta a Cerro di Laveno, sul Lago Maggiore, nell’ottobre del 1971.
Un passione per l’aviazione
Leggendo le pagine Gianni Widmer – Aviatore di frontiera non si può che restare affascinati dalla figura di questo personaggio che fin dalla giovane età subisce l’attrazione per il volo, un’attività allora riservata a pochi e coraggiosi pionieri. Ripercorrendo la vita di questo figlio di un ingegnere e primogenito di tre fratelli è possibile rivivere l’atmosfera e la vivacità di una Trieste importante e viva, città e porto fondamentale dell’Impero austro-ungarico e aperta alle innovazioni. Gianni Widmer frequentò la sezione di meccanica della Scuola Industriale di Trieste e cercò di informarsi, attraverso letture e visite alle prime esposizioni, su tutto ciò che riguardava quelli che venivano chiamati “esperimenti di aviazione”. L’iscrizione alla scuola di volo de La Comina, vicino a Pordenone, fu quindi un passaggio naturale che scaturiva dalla sua sana e grande passione. Una passione che si manifestò nella sua impresa del 23 luglio 1911, il raid Grado – Trieste, prima di una lunga lista di iniziative che lo fece conoscere e ammirare da tutti fino a diventare un vero e proprio idolo, in grado di attirare l’attenzione di moltissime persone ogni volta che venivano annunciata le sue prossime imprese. Come accadde per il famoso volo Trieste – Venezia, effettuato proprio il giorno del suo ventesimo compleanno, il 25 aprile 1912, per l’inaugurazione del nuovo campanile di San Marco crollato il 14 luglio 1902. Al suo arrivo la folla lo festeggiò come un eroe: “Aveva percorso una distanza di 112 chilometri – scrive Antonellini – raid notevolissimo tanto più che non aveva con sè né bussola né carta geografica”.
Il volo Trieste-Roma
Due anni dopo, nel 1914, Widmer portò a termine l’impresa che forse più di ogni altra lo fece entrare nella storia: il volo da Trieste a Roma, tentato già un anno prima, ma conclusosi con un atterraggio a San Marino dove l’aviatore Triestino venne comunque accolto come un eroe. Rifugiatosi in Italia allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Widmer tornerà a Trieste per ricoprire il ruolo di istruttore alla Scuola di volo di Portorose e comandante dello scalo di Trieste della Sisa. Gianni Widmer – Aviatore di frontiera è un libro estremamente piacevole da leggere e in grado di restituire al lettore l’audacia e il coraggio che caratterizzò la vita di Gianni Widmer, un “aviatore di frontiera” che Trieste dovrebbe ricordare con onore.
© 13 Maggio 2015