La Voce di Trieste

Tram de Opcina: torna sotto silenzio uno scandalo da 11 milioni di euro?

Di fronte ai problemi sempre più drammatici di miseria ed emarginazione di tante persone e famiglie a Trieste può sembrare fuori luogo chiedersi come mai lo storico Tram di Opcina che collega la città all’altopiano carsico, e che è doveroso conservare al meglio, da alcuni anni si guasta invece così spesso, come mai ripararlo costa così tanto e come mai se ne parla solo finché il tram rimane  bloccato.

Invece c’entra, eccome, perché si tratta di uno scandalo 11 milioni di euro di denaro pubblico per buona parte sperperati con criteri assurdi da un’azienda trasporti di cui è proprietario di maggioranza lo stesso Comune che riduce vergognosamente le assistenze economiche vitali per i cittadini in povertà.

Un Comune posto sotto gestione alternata degli stessi politici di memoria corta ed allergici alle indagini: dal precedente sindaco Dipiazza che tenta di giustificarsi per le sue responsabilità passate, all’attuale Cosolini, che si è messo a fare l’ingenuo sorpreso e indignato chiedendo spiegazioni, invece di indagare su quello che lui e gli altri partitanti locali dovrebbero sapere benissimo, e da anni.

Perché è uno scandalo pubblico in corso almeno dal 2003, e denunciato dal 2006 con esposti penali e contabili per le cui rapide archiviazioni, come per troppi altri scandali locali, non si sono mai ricevute spiegazioni convincenti.

Mentre gli amministratori pubblici responsabili tentavano di rendere ormai inutili le indagini addirittura eliminando il tram, ed hanno incoraggiato a crederlo “disgrazià”. Ma lo è solo nel senso che anche il tram si trova, con tutta Trieste, ed avere amministratori pubblici di questo genere.

Cosa si chiedeva già allora negli esposti alle Procure ordinaria e contabile? Si chiedeva di accertare come mai, e per responsabilità di chi, dopo enormi spese per appalti di “ammodernamento” tecnico probabilmente inutile, la trenovia avesse continui guasti e persino deragliamenti, accumulando rischi e nuove spese, mentre prima e con i vecchi impianti funzionava benissimo.

I guasti riguardavano infatti le costosissime apparecchiature elettroniche nuove, ma evidentemente insicure, con cui erano state sostituite quelle elettromeccaniche vecchie ma sicure e collaudatissime.

Mentre i deragliamenti avvenivano anche in rettilineo, ma divenivano pericolosi lungo la tratta più critica, quella di massima pendenza fra la città e la vetta di Scorcola, dove inspiegabilmene i binari non erano stati rifatti benché evidentemente dissestati: proprio quella rinnovata adesso con altre fortissime spese.

Se verifichiamo le cifre di allora, fra il 2003 ed il 2010 tra manutenzioni, pezzi nuovi e rifacimenti del percorso erano stati spesi quasi 8 milioni di euro, pari a 16 miliardi di vecchie lire, ma non solo in modifiche tecniche già opinabili, bensì anche in appalti tutti da verificare.

Le spese tecniche erano consistite in 3 milioni per impianti e attrezzature nuovi e per revisione ventennale dell’impianto funicolare; quasi un milione era costata la manutenzione straordinaria del tratto Vetta di Scorcola–Opcina, mentre revisione e ammodernamento di 4 (quattro) vetture tramviarie erano costate oltre 2,5 milioni.

In tutto facevano dunque 6,5 milioni di spese tecniche, in buona parte però per ammodernamenti elettronici non necessari: la Svizzera è piena da fine ‘800 di arditi trenini d’alta montagna, anche a cremagliera, che funzionano ancora quasi tutti con gli impianti originari tenuti lustri ed efficienti come nuovi.

E perché non era stato invece rifatto, come necessario, quel tratto di binari di massima pendenza, il più pericoloso?

Perché oltre 1milione e 250 mila euro erano stati invece destinati ad appalti edilizi non necessari di “ristrutturazione e riqualificazione” degli edifici di servizio: oltre 570 mila per la stazione-deposito di Opcina; 140mila per la stazione in Vetta di Scorcola; oltre 91mila per i chioschi d’attesa intermedi, e ben 455 mila per la stazioncina terminale di piazza Oberdank, con lastricati, portici, alberelli e quant’altro non c’entrava affatto col funzionamento tecnico del tram?

Nel 2010, inoltre, era già previsto un altro milione di euro per tre pulegge della funicolare (600mila euro) e adeguamento della cabina elettrica di via Marziale (138mila). E sino ad ora (2014) sarebbero stati spesi altri due milioni di euro per incidenti e riparazioni dovuti ai criteri d’intervento assurdi sopra detti

In tutto fanno 11 milioni di euro (22 miliardi di vecchie lire) spesi tra il 2003 ed il 2014 in spese assurde per appalti in buona parte inutili, se non anche sospetti, generando in continuazione danni ed altre spese. Dei quali i corresponsabili politici, amministrativi e tecnici non vengono mai chiamati a rispondere, ma assolti a priori con l’archiviazione non solo delle denunce, ma anche di evidenze pubbliche sulle quali la magistrature può e deve procedere d’ufficio.

Adesso che il tram cammina di nuovo dopo un blocco lunghissimo, altre brevi interruzioni ed altre spese cospicue, è calato di nuovo il silenzio stampa sull’intero caso, senza ombra di notizia su eventuali indagini per fare finalmente luce su quest’ennesimo scandalo triestino, così come si tace su troppi altri.

Se non ci fossimo noi non li denuncerebbe nessuno. Ed è probabilmente per questo che i responsabili degli scandali e quelli delle mancate indagini concordano almeno nel ritenere che la soluzione più semplice (per loro) sia ridurre al silenzio noi.

 

© 6 Dicembre 2014

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