Nuovo attacco alla Voce attraverso Ordine e sindacato dei giornalisti
L’Associazione della Stampa del Friuli Venezia Giulia (sindacato dei giornalisti) ha emesso il 12 novembre questo comunicato sorprendente in rete sotto il titolo di “ATTACCHI A DUE CRONISTI”:
«Il Consiglio Regionale dell’Ordine dei Giornalisti ha esaminato, nella sua ultima riunione, gli esposti presentati da due colleghi del quotidiano Il Piccolo, in merito agli attacchi, anche di carattere personale, subiti nelle scorse settimane da parte del periodico “La Voce di Trieste”, nella versione cartacea e on-line, e sui profili del social network Facebook riconducibili al movimento Trieste Libera. Il Consiglio ritiene che gli esposti, considerato il materiale a supporto presentato, abbiano fondamento e ha quindi trasmesso gli atti al Consiglio di Disciplina dell’Ordine, esprimendo nel contempo, insieme all’Assostampa del Friuli Venezia Giulia, piena solidarietà ai colleghi oggetto di ingiustificabili espressioni lesive della loro professionalità e onorabilità.»
In questo modo davvero singolare abbiamo appreso solo ora, a deferimento disciplinare compiuto, che due colleghi dipendenti dal Piccolo non nominati hanno ottenuto l’apertura di un procedimento dell’Ordine dei giornalisti nei confronti della Voce, cioè contro di me quale direttore responsabile, con accuse che non vengono però precisate e delle quali non sono mai stato messo al corrente, così impedendomi di esercitare qualsiasi difesa preliminare.
Mentre l’Ordine risulta avere così diffuso la notizia attraverso il sindacato addirittura esprimendo congiuntamente solidarietà pre-giudiziale ai due innominati, e gettando così ovvio quanto ingiusto discredito sulla Voce e su di me, nemmeno interpellati. Con prassi perciò sostanzialmente aggressiva, la cui correttezza ed obiettività appaiono quantomeno discutibili.
Per quanto mi risulta, inoltre, la Voce non ha mai condotto verso colleghi del Piccolo “attacchi” che eccedessero i limiti della critica lecita, doverosa e documentatata di scritti e comportamenti loro e di chi stabilisce la linea di quel quotidiano. Tutte persone che operando come noi nel settore dell’informazione hanno speciali doveri di verità e correttezza, e on si possono certo pretendere esenti da critica, anche perché praticano spesso la provocazione.
Un attacco davvero anomalo
Appare inoltre illogico, e davvero anomalo, che i due innominati si siano ritenuti ingiustamente danneggiati da nostri scritti nella propria professionalità ed onorabilità, ma non si siano mai rivolti a me come direttore per chiedere, e consentirmi di azionare, i rimedi pratici immediati previsti dalla legge sulla stampa per far cessare i danni lamentati.
Danni che essi avrebbero così concorso in maniera determinante a causare, per denunciarli invece all’Ordine allo scopo di ottenere sanzioni nei miei confronti. Che nel caso della sospensione o radiazione dall’albo priverebbero la Voce del direttore, paralizzandone la pubblicazione dato che si tratta di un giornale d’inchiesta indipendente del quale altri colleghi difficilmente assumerebbero la conduzione e responsabilità, e pure a titolo gratuito.
Il problema degli Ordini professionali
Ma questo genere di sabotaggio presumerebbe la collaborazione di una maggioranza dei quadri dirigenti dell’Ordine regionale, ipotesi che va perciò valutata, senza offesa ma per necessità difensiva. Anche perché la situazione degli Ordini professionali italiani è notoriamente compromessa sia dalle loro discusse origini e funzioni, sia da particolari condizioni ambientali, e per questo se ne chiede da tempo e da più parti l’abolizione per sostituirli, come in Peasi più democratici, con semplici sindacati di categoria.
Gli Ordini italiani vennero infatti per la gran parte costituiti dal regime fascista, o da coalizioni di governo sostanzialmente repressive del dopoguerra, per poter esercitare anche un controllo sanzionatorio politico ed ambientale sui professionisti dove e come non poteva farlo l’autorità giudiziaria.
Mentre fra le condizioni ambientali che possono far dubitare dell’imparzialità degli Ordini vi sono le situazioni di monopolio od oligopolio per cui uno o più gruppi d’interessi possiedono posizioni dominanti di fatto sull’esercizio di una professione a livello nazionale o locale. E con ciò il potere di condizionare le funzioni disciplinari di un Ordine utilizzandole per togliere di mezzo con sospensioni o radiazioni ingiuste i professionisti critici o non allineati a “poteri forti”.
Il caso di Trieste e della Voce
Nel caso di Trieste, per essere chiari, la Voce è l’unico giornale d’inchiesta della città, ed il solo che contrasta sistematicamente i “poteri forti” della politica e dei malaffari indagandone e denunciandone gli abusi sia stampa che in rete e nei tribunali.
E questo in un ambiente giornalistico locale che è dominato da quattro grossi organi d’informazione sostanzialmente, e spesso pesantemente, allineati al potere politico ed economico: i quotidiani monopolisti in italiano Il Piccolo ed in sloveno Primorski dnevnik, e due emittenti radiotelevisive locali una di Stato, la RAI regionale, e l’altra privata, Telequattro.
In pratica, se vuoi trovare lavoro regolare e fare carriera, e non la fame, come giornalista a Trieste devi farlo da loro ed alle loro condizioni di testate che, per loro stessa natura, non vogliono o non possono informare controcorrente, né consentirlo ai loro giornalisti, e diventano spesso anche veicolo di coperture e campagne disinformative dei poteri dominanti.
Poteri dominanti che a Trieste consistono da sempre in consociazioni trasversali di interessi politici ed economici associati in grandi operazioni illegali, che alla classica gestione anomala degli appalti, delle consulenze e delle discariche di inquinanti hanno aggiunto l’urbanizzazione illecita del Porto Franco Nord, la compressione illecita dello sviluppo del porto franco di Trieste a beneficio dei porti italiani, le manovre per imporci il rigassificatore, e forme di repressione sempre più fraudolenta e pesante contro chi finalmente rivendica i diritti internazionali di indipendenza e lavoro della città.
Ed è ovvio quanto notorio che quei poteri dominanti siano letteralmente con le bave alla bocca di fronte al fatto che la piccola Voce osa invece opporsi smascherandoli, sbugiardandoli e denunciandoli liberamente e senza paura. Siamo, insomma, nella posizione di Davide e Golia, o del Grillo parlante che deve schivare le martellate, dirette o trasversali. E se possibile restituirle.
Esperienze personali
Mi è inoltre personalmente difficile riporre fiducia nell’Ordine regionale, ed ora anche nel sindacato, sia per la situazione ambientale descritta, sia per il loro schieramento pubblico pre-giudiziale a favore dei due accusatori innominati, sia per precedenti concreti di segno opposto.
Negli anni passati infatti l’Ordine (cui sono iscritto dal 1979) non solo non è mai intervenuto a mia difesa quando sono stato oggetto di censure sistematiche e di attacchi anche pesantissimi e persecutori alla mia onorabilità, professionalità ed attività giornalistica da parte dei padroni del Piccolo e del Primorski dnevnik, e persino di due attentati (1985, 1988), ma risulta avere anche archiviato miei ricorsi specifici documentati senza dar loro seguito.
Non mi sono inoltre accorto che l’Ordine ed il sindacato siano mai sinora intervenuti per far rispettare il codice deontologico della professione a fronte delle campagne di disinformazione più scandalose, in particolare del Piccolo, come quelle sul Porto franco o su Trieste Libera, e neanche per correggere gestioni spregiudicate della cronaca nera che straziano pubblicamente persone innocenti, e minori, persino con induzioni al suicidio.
Conclusioni
Quest’attacco è tuttavia molto interessante perché potrebbe fornire nuove prove utili sul confronto fra poteri trasversali e libertà democratiche a Trieste. E può essere anche un segnale politico significativo, se alle persecuzioni in abuso di giustizia contro il movimento politico triestino più attivo (Trieste Libera) si tenta di associare anche la censura della stampa triestina indipendente abusando delle organizzazioni professionali.
In ogni caso, intendo ovviamente difendere me stesso e la Voce con tutti i mezzi legittimi, e come sempre senza paura: abbiamo anche soluzioni alternative in caso di ingiusta sospensione o radiazione.
Se dunque dei “poteri forti” locali e loro associati pensano che noi triestini siamo ancora disposti a farci comandare, tosare e macellare da loro come un gregge di pecore, si sbagliano.
© 13 Novembre 2013