La Voce di Trieste

Trieste, la Ferriera assassina e quattro domande alla Procura

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Il Fatto quotidiano ha aperto il 22 ottobre a livello nazionale, con un’inchiesta incisiva e documentata di Franz Baraggino e Stefano Tieri, la questione dei veleni della Ferriera di Servola, inserita nel porto di Trieste e contigua all’abitato urbano.

L’indagine, pubblicata dal Fatto sia a stampa che in rete, rivela e denuncia sia le emissioni tossiche abnormi dell’impianto (http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10/22/ferriera-di-trieste-dati-sulla-mortalita-legata-alle-emissioni-batte-taranto/752089/) sia pratiche di smaltimento fuorilegge dei catrami, documentandole con un video (http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/10/22/ferriera-di-trieste-operai-ecco-immagini-degli-sversamenti-inquinanti/250227/). La proprietaria Lucchini S.p.A. ha inviato smentita, minacciando querele, ma soltanto per i catrami (http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10/22/ferriera-di-trieste-lazienda-smentisce-e-minaccia-querele/753http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10/22/ferriera-di-trieste-lazienda-smentisce-e-minaccia-querele/753).

In concreto, oltre alle emissioni e dispersioni di altri inquinanti tossico-nocivi anche nel suolo e nel mare, nell’atmosfera le percentuali di benzoapirene cancerogeno dalla Ferriera di Servola risultano essere da due a tre volte quelle dell’Ilva di Taranto, con sinora il doppio dei decessi (1959) e malattie in proporzione, sia tra i circa 500 lavoratori addetti, sia tra la popolazione residente.

Inquinamenti, lesioni ed omicidi dolosi e colposi

Al problema dell’occupazione dei dipendenti e delle attività indotte fa quindi fronte, oltre agli inquinamenti in sé, una situazione accertata gravissima di lesioni ed omicidi colposi o dolosi, dunque di sofferenza umana e morte, le cui responsabilità penali ricadono assieme a quelle civili − e come per le fabbriche di amianto o per Seveso − su tutti i titolari privati ed istituzionali del dovere giuridico di impedire o prevenire quegli eventi (art. 40, secondo comma, del codice penale italiano).

Dunque una lunga serie sia di proprietari e dirigenti degli impianti industriali, sia di pubblici amministratori (dunque politici, inclusi i sindaci quali ufficiali sanitari) e di funzionari istituzionali, incluse autorità giudiziarie, che abbiano violato individualmente o in forma associativa obblighi e doveri di legge causando oppure non impedendo quelle azioni palesi, notorie e continuate di inquinamento, lesioni personali e omicidio.

Quattro domande sul profilo giudiziario del caso

Questa situazione impone quattro domande principali sotto il profilo giudiziario, tre di carattere generale e l’ultima fattuale, da indirizzare anzitutto, ma non solo, alla Procura di Trieste.

La prima è se l’azione penale su questi fatti possa essere esercitata dalle autorità giudiziarie del distretto di Trieste, in quanto direttamente coinvolte nelle ipotesi di responsabilità, e come tali potenziale oggetto delle indagini (art. 11 c.p.p.).

La seconda è se il coinvolgimento nelle ipotesi di reato di una così gran parte della classe dirigente locale configuri in ogni caso le condizioni per la rimessione dei procedimenti penali a sedi diverse (art. 45 c.p.p.).

La terza è se in materia così specialistica e con tali implicazioni di responsabilità le indagini possano o debbano venire affidate alla polizia giudiziaria ordinaria ed a consulenti tecnici esterni, oppure ai nuclei specializzati delle forze di polizia dello Stato, come il NOE dell’Arma dei Carabinieri.

La quarta domanda è se il fatto della recentissima e pubblicizzata apertura di un fascicolo d’indagini sulla Ferriera da parte del pm Federico Frezza, facente funzioni di Procuratore capo di Trieste in attesa del nuovo titolare Carlo Mastelloni, possa o meno compromettere od ostacolare in qualche modo le scelte di cui alle tre domande precedenti.

Voci politiche preoccupanti dal PD

Le preoccupazioni sul quarto quesito sono suggerite anche dalla circostanza che dirigenti del Partito democratico hanno diffuso voci secondo cui la Procura di Trieste potrebbe o intenderebbe indagare o incriminare non tanto i precedenti amministratori e funzionari pubblici, magistrati inclusi, che abbiano concorso al compimento dei reati determinando questa situazione, quanto la presidente dell’Autorità Portuale di Trieste, che l’ha invece soltanto ereditata e tenta attivamente di rimediarvi.

Queste voci preoccupanti d’interesse pubblico, che come tali dobbiamo segnalare pur sperandole infondate, sono emerse inoltre nell’ambito dei tentativi in corso da parte dello stesso PD di impadronirsi della gestione del porto esautorandone l’Autorità Portuale (https://www.lavoceditrieste.net/2013/10/15/trieste-il-pd-vuole-impadronirsi-del-porto-fra-speculazioni-illegali-e-ombre-di-mafia/), e ciò attraverso una nomina governativa dell’attuale presidente PD della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani a Commissario straordinario del porto, con poteri speciali e prevalenti.

Il tutto in un’operazione che ha notoriamente sullo sfondo speculazioni edilizie ed immobiliari illecite sostenute, anche sulla Ferriera, dal PD con parte della destra, oltre ad alcuni rilevanti interrogativi antimafia cui esso si rifiuta di rispondere, e perciò segnalati ora alle Procure di Trieste e di Milano.

La soluzione per salvare vite, lavoro e ambiente.

Non vi è in ogni caso alcun dubbio che la Ferriera debba essere chiusa nei tempi più rapidi possibili ma senza lasciare in strada nessuno dei lavoratori, e che a questo scopo si debbano ristrutturare e riutilizzare tempestivamente le aree per nuove attività portuali produttive in cui poterli reimpiegare.

Questa è l’unica soluzione sicura, ed abbastanza rapida, per salvare assieme vite, lavoro e ambiente. Come sanno anche tutti i partiti, e la stessa Lucchini S.p.A che ne ha pure elaborata la bozza di progetto chiara ed eloquente di cui abbiamo già scritto sull’edizione a stampa della Voce n. 31.

Come spiegava infatti il nostro articolo (leggi qui) si tratta di convertire l’intera area della Ferriera in una nuova grande banchina portuale, adiacente e sinergica alla nuova piattaforma logistica di prossimo appalto, estendendovi lo straordinario regime speciale del Porto franco internazionale di Trieste sul quale lavorano già tutte le sue altre aree di Punto franco portuali e di retroporto.

Secondo le analisi della Lucchini S.p.A. si creerebbero così a regime oltre 1600 posti di lavoro in condizioni normali: il triplo di quelli attuali della Ferriera in condizioni devastanti per i lavoratori e per la popolazione. I preventivi di spesa non appaiono eccessivi, ed i piani di rientro con l’incremento delle attività portuali hanno tempi di previsione abbastanza rapidi.

A condizione però di impedire subito che una partitocrazia trasversale ingorda riesca a sottomettere ed occupare con espedienti l’Autorità Portuale, favorendo invece le speculazioni immobiliari ed edilizie “amiche”. Magari dopo avere preso tempo per allontanare gli investimenti portuali lasciando ancora in attività la Ferriera assassina.

© 23 Ottobre 2013

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