La Voce di Trieste

I crediti fiscali di tutti i cittadini, le professioni e le imprese di Trieste

A Trieste stiamo assistendo ad una produzione locale scandalosa di provvedimenti giudiziari infondati per tentar di negare le basi giuridiche della questione del Territorio Libero. Mentre i peggiori politici locali accusano i triestini che la sollevano di voler “soltanto” pagare meno tasse, o addirittura nessuna. Cioè di essere degli aspiranti evasori fiscali sotto pretesti giuridici.

Non è sempre facile capire se e quando chi muove queste accuse lo faccia per disinformazione, superficialità, ottusità o calcolo denigratorio. Ma è bene spiegare con chiarezza perché sono infondate quanto offensive, e quali diritti concreti ci vogliono negare.

Evasione fiscale e diritti fiscali

L’evasione fiscale consiste nel sottrarsi dolosamente al pagamento del dovuto alla collettività. Mentre pretendere di pagare soltanto le tasse giuste e dovute secondo la legge è un diritto moralmente e materialmente indiscutibile, la cui violazione da parte delle autorità incide in maniera drammatica sulla qualità della vita delle persone, delle famiglie, delle professioni, delle imprese di ogni genere e dimensione, della comunità intera.

A Trieste lo status giuridico internazionale della città e del suo territorio vietano tassativamente a chiunque, inclusa l’amministrazione fiduciaria provvisoria del Governo italiano, di sottoporli al pagamento del debito pubblico dello Stato italiano, sia per il breve periodo di sovranità italiana (1920-1947) precedente il Trattato di Pace di Parigi che impone il divieto (Alleg: X, art. 5), sia e tanto più per il periodo di amministrazione provvisoria successivo ed attuale, nel quale lo Stato italiano ha status giuridico, appunto dal 1947, di Paese terzo.

Il ruolo di amministratore provvisorio del Territorio Libero su mandato fiduciario internazionale che il Governo italiano ha acquisito dal 1954 è infatti diverso quello originario di amministratore dello Stato italiano. E siccome le due amministrazioni corrispondono a Stati, titoli, scopi ed interessi differenti, i loro beni e bilanci devono essere tenuti rigorosamente separati.

Le tesi contrarie che sentiamo ancora sostenere in alcune sedi giudiziarie locali farebbero ridere in quelle internazionali.

I crediti fiscali di Trieste

Il governo italiano ha invece violato il principio amministrativo fondamentale della separazione dei beni amministrati da quelli dell’amministratore, anche imponendo dal 1954 agli abitanti e alle imprese del Territorio Libero di Trieste il pagamento del debito pubblico dello Stato italiano, in tutte le sue forme dirette ed indirette. La continuazione dell’abuso ne costituisce inoltre aggravante, e non titolo a perpetuarlo, o a non rimborsare quanto indebitamente riscosso ed i danni conseguenti.

A questo credito fiscale già formidabile dei cittadini e delle imprese di Trieste si aggiunge quello di tutte le altre forme di imposizione diretta ed indiretta nazionale, regionale e locale italiana che il Governo amministratore italiano ha omesso di estendere ed adattare al Territorio Libero con regolare decreto proprio, o di un Commissario ad hoc. Come infatti avveniva sino al 1963 attraverso l’apposito Commissario generale di governo per il Territorio di Trieste.

Tutti gli abitanti del Territorio Libero sotto amministrazione del Governo italiano sono inoltre titolari del credito di Stato che il Territorio stesso vanta nei confronti dello Stato e del Governo italiani per il recupero della proprietà, dell’uso e delle rendite ottenute o mancate dei suoi beni e cespiti di Stato indebitamente assorbiti dallo Stato italiano.

Dal tutto occorre ovviamente detrarre quanto lo Stato italiano e le sue istituzioni hanno speso da parte loro a Trieste dopo il 1954. Ma un conteggio anche sommario pone i cittadini e le istituzioni del Territorio libero in fortissimo credito.

Reclami e rimedi

I reclami che vengono perciò finalmente azionati consistono semplicemente nella richiesta che il Governo e lo Stato italiano interrompano immediatamente a titolo cautelare, del tutto o almeno in parte proporzionata, le esazioni di quanto appaia non dovuto, per consentirne con la massima rapidità il ricalcolo e verificare i diritti di incasso o di storno e risarcimento rispettivamente delle istituzioni e di cittadini ed imprese.

Il problema pratico sta nel fatto che ad oggi le autorità italiane nazionali non intervengono, lasciando che quelle locali reagiscano illecitamente ai reclami ordinari con provvedimenti di diniego fondati su manipolazioni arbitrarie abnormi delle fonti specifiche di diritto internazionale ed interno, delle quali conservano di fatto la gestione istituzionale esercitandola sinora impunemente anche contro legge.

Molte persone ci chiedono perciò quali siano le soluzioni possibili per ottenere il riconoscimento efficace e senza incidenti dei diritti fiscali dei cittadini e delle imprese di Trieste.

La risposta è che si può continuare ad agire in giudizio sul piano individuale e locale, forse con maggiore precisione ed organizzazione, ma occorre azionare contemporaneamente una solida causa collettiva risarcitoria a livello internazionale. Perché solo così si ha un giudice terzo che metta con le spalle al muro le autorità italiane responsabili degli abusi, costringendole ad una trattativa che può avere molti sbocchi, tutti positivi per i reclamanti.

Le conseguenze straordinarie

La conseguente riduzione doverosa della tassazione a Trieste, secondo i suoi diritti ed i relativi obblighi internazionali del Governo italiano, è infatti già sufficiente ad azionare addirittura in pochi mesi un’esplosione locale straordinaria e permanente di lavoro, nuove imprese e benessere, da sviluppare poi insieme alle attività commerciali, marittime ed industriali delle aree (estensibili) di porto franco internazionale della città

Il tutto nonostante il periodo di crisi generale, e con effetti benefici anche sulle aree vicine del Goriziano, del Friuli e della Slovenia: perché delocalizzare per motivi fiscali le imprese in paesi lontani licenziando i tuoi lavoratori, se basta spostarle a Trieste consentendo loro di lavorarvi come pendolari da brevi distanze?

Chi deve agire

Questa è una linea operativa che dev’essere perciò attivata prima possibile, e sulla quale vi daremo ragguagli puntuali. Rimanendo però sin d’ora ben chiare due cose essenziali.

La prima è che questi diritti fiscali vigenti sono lo strumento concreto più immediato per salvare e risollevare rapidamente la città dalla miseria e dalla disoccupazione in cui sta affogando.

La seconda è che devono venire attivati con sforzo unitario rapido e diretto dei cittadini, delle imprese e degli investitori interessati, emarginando tutti i politici locali inetti o corrotti che vi si oppongono. [EXP]

© 14 Settembre 2013

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