Domenica 11 novembre cerimonia per i nostri Caduti austro-ungarici
Domenica 11 novembre, alle ore 15, si terrà al cimitero militare austro-ungarico di Prosecco-Prosek la commemorazione pubblica plurilingue e pluriconfessionale dei caduti e combattenti triestini e dei popoli fratelli della Mitteleuropa nella difesa di Trieste durante la prima guerra mondiale. La cerimonia si terrà con qualsiasi tempo ed è organizzata dallo storico movimento Civiltà Mitteleuropea, che invita tutti a partecipare.
Questo camponsanto ospita quasi 6000 caduti del fronte difensivo della città dal Timavo all’Isonzo, e si trova poco fuori Prsecco sulla strada verso S.Croce e Gabrovizza, nella dolina di fronte al recinto con i cervi e caprioli, prima di Campo Sacro-Božje polje. Poiché il centro di Prosecco sarà chiuso al traffico per la festa di San Martino, la dolina potrà essere raggiunta a piedi dal villaggio, oppure in auto o con i bus 42 e 44 arrivando dal lato opposto attraverso la camionale ed il bivio Lanza.
Ricuperare il ricordo dei caduti austro-ungarici di queste terre è un atto importante per la Trieste moderna, perché l’intera costruzione culturale e politica rovinosa del nazionalismo italiano al confine orientale, ancora da superare, si regge e legittima sul falso storico che al tempo della prima guerra mondiale la maggioranza dei Triestini volesse l’annessione all’Italia ed abbia perciò combattuto dalla sua parte.
All’esatto contrario, nel 1914-18 il 98% dei triestini, come del resto delle popolazioni del territorio di Trieste, del Goriziano, della Carniola, dell’Istria, della Dalmazia, del Trentino e del Sudtirolo, apprezzava ma non voleva affatto l’Italia, e non ha combattuto per essa ma per l’Austria-Ungheria.
Cioè nell’Esercito, nella Marina e nell’aviazione neonata del primo e grande Stato plurinazionale europeo, al quale Trieste si era affidata spontaneamente dal 1382 in un rapporto che le aveva garantito per mezzo millennio le proprie autonomie ed istituzioni democratiche con dignità di Stato componente dell’Impero, e dal 1972 lo status di Porto Franco e la rapida ascesa al ruolo di grande porto internazionale, in un ordinamento giuridico costantemente all’avanguardia in Europa, fondato sull’uguaglianza dei cittadini, delle lingue e delle culture ed applicato da amministrazioni di onestà impeccabile.
Tutto quello, insomma che le occupazioni, gli eccessi e le corruzioni del nazionalismo italiano hanno poi invece distrutto e continuato a distruggere qui dopo il 1918.
E quando le Potenze Alleate e Associate vincitrici dell’Italia nella seconda guerra mondiale hanno istituito il Territorio Libero di Trieste come Porto Franco internazionale, non fecero altro che ripristinare il ruolo costruito per la nostra città-porto dalla scomparsa Austria-Ungheria. Affidandone perciò la difesa alle Nazioni Unite, e poi garantendone comunque a tutt’oggi il Porto Franco Internazionale sotto gestione italiana.
Non è vero nemmeno che i combattenti triestini nelle forze armate imperiali si siano comportati da lavativi o sabotatori: questa è solo una calunnia vigliacca della propaganda nazionalista. Perché essi in realtà mostrarono onorevolmente le stesse sofferenze, debolezze e valore (riconosciuto da innumerevoli decorazioni) degli altri soldati travolti da quella guerra terribile, e su tutti i fronti.
Incluso il fronte della difesa immediata di Trieste, dal Timavo all’Isonzo, dove rimasero duramente impegnati con gli altri popoli dell’Impero dal 1915 ai primi di novembre del 1917. Quando la travolgente vittoria di Caporetto consentì loro di avanzare sino al Piave terminando perciò la guerra in condizioni di vittoria militare, che vennero tuttavìa vanificate dalla dissoluzione politica interna dell’impero ad opera di nazionalismi alimentati dallo schieramento avversario.
I veri caduti triestini per la difesa di Trieste dall’aggressione di allora, e dai disastri che ne conseguirono per tutto il Novecento, sono dunque quelle decine di migliaia di giovani e padri di famiglia deposti nei cimiteri militari austro-ungarici come quello di Prosecco-Prosek.
E non i pochissimi irredentisti che dal 1918 le propagande nazionaliste hanno spacciato per maggioranza delegittimando e cancellando la memoria di tutti gli altri che avevano invece difeso i valori europei della plurinazionalità e della civiltà del diritto.
Riconoscere ed onorare finalmente i nostri caduti del 1914-18 per l’Austria-Ungheria è dunque un atto di verità e di giustizia storica, ma testimonia e serve a restituire oggi a Trieste quella consapevolezza storica di sé che le è indispensabile per ricostruirsi in Europa un ruolo degno del proprio passato migliore.
© 10 Novembre 2012