Al Teatro dei Fabbri va in scena “Boddah”
L’8 aprile 1994 viene ritrovato il corpo senza vita di Kurt Cobain. Attorno al suo cadavere, in mezzo a mozziconi di sigarette, siringhe e una scatola di cartucce, vi è una lettera lasciata in bella vista. Il suo addio al mondo, la sua estrema confessione nella quale emerge la figura di un uomo e un artista ormai logoro e incapace di sostenere ancora il peso del suo successo, forse della sua vita. Questa lettera dai contenuti così intimi oggi la può leggere chiunque, basta cercarla su Google, quell’oceano di risposte senza domande nel quale oggi più che mai un millennial è costretto a navigare alla ricerca della propria terraferma. «Per raggiungere prima possibile questa meta interiore, mi sono messo a cercare il Nirvana su Google. Google mi ha risposto con Kurt Cobain: con quella lettera, con le pagine del suo diario, con le sue fotografie in cui quel cantante biondo sembra guardarti negli occhi da bambino spaventato. Cosa si nasconde dietro quello sguardo?». Da questo parte Boddah, il monologo scritto, diretto e interpretato da Davide Rossi e in scena al Teatro dei Fabbri dal 27 al 29 ottobre per la rassegna di teatro contemporaneo AiFabbri2. Boddah, il nome con cui Cobain chiamava il suo amico immaginario, affronta un tema sempre coinvolgente e ricco di spunti: trovare il proprio posto nel mondo. La vita spesso propone delle sfide che possono rendere incerti e dubbiosi riguardo alle proprie capacità e al proprio posto in un mondo così aspro e spesso indeciso come l’attuale. L’importante è cercare di non perdere la bussola e continuare sempre a scavare dentro di sé. La figura chiave dello spettacolo è proprio quella di Kurt Cobain, il leader della band dei Nirvana, morto all’età di 27 anni, simbolo di una generazione in rivolta, che combatte per ritagliarsi un piccolo spazio sul suolo dissestato del mondo. Cobain era una personalità profonda, ma anche tormentata e in bilico. Dalle parole di quella lettera di suicidio emerge una grande tristezza, dettata da un’assenza di emozione che l’artista denuncia. Con le dovute proporzioni, è facile capire quale sia la difficoltà dell’essere un artista che vuole solo trovare un posto nel mondo, sia come persona che come interprete delle arti. Kurt si è tolto la vita all’apice del successo, quando aveva una moglie, una figlia, era milionario. Lo spettacolo parte dalla scena del ritrovamento del cadavere con accanto la lettera.
© 26 Ottobre 2022