Il rock di Ligabue a Trieste
Il rock italiano, da alcuni anni, è Luciano Ligabue: qualcuno dice che ormai è invecchiato e che le sue canzoni, sotto sotto, sono tutte uguali. Sicuramente l’età è passata anche anche per il rocker emiliano e i suoi brani più famosi hanno uno stile che i detrattori definiscono ripetitivo, mentre gli ammiratori osannano proprio perché in essi è immediatamente riconoscibile il marchio genuino del Liga. Ma tali disquisizioni perdono significato quando ci si trova davanti al palco, le chitarre infilano i jack, si alza il volume degli amplificatori e il batterista dà il tempo: Ligabue, dal vivo, è sempre uno spettacolo. A Trieste per una doppia data, l’artista di Correggio ha forse dovuto scontare la scelta mai felice di suona all’interno del palazzetto, luogo non adatto alla musica a causa di una pessima acustica. Per fortuna i tecnici del suono hanno fatto i miracoli, anche se, in alcuni casi, ci sono stati leggeri problemi con i cori e con i fiati. Ma sono sottigliezze di fronte alle quasi due ore di spettacolo che Ligabue ha messo in scena a partire dalle 21.00: la scaletta, almeno inizialmente, ha privilegiato alcuni brani tratti dall’ultimo album, Made in Italy, proponendo quel misto di rock e funk che l’impiego dei fiati (due sax e una tromba) rende sicuramente molto appetibile. Ma è con i vecchi classici che il palazzetto si è scatenato: come si può restare fermi sulle note di Marlon Brando è sempre lui o di Balliamo sul mondo? Impossibile, proprio come non cantare Certe notti o Piccola stella senza cielo. La finale Urlando contro il cielo ha chiuso un concerto carico di energia e passione, caratteristiche che Ligabue mantiene intatte dall’inizio della sua lunga carriera marcata rock. Sarà anche passato il tempo, ma Ligabue rimane una delle migliori espressioni del rock italiano, con buona pace degli attuali “cantanti” o gruppetti da talent show.
© 25 Ottobre 2017