“I naufraghi del Don” di Giulio Milani
Un tragedia. Un’odissea. Un lento cammino verso l’ignoto fatto di sofferenza e morte. Difficile riuscire a descrivere la triste epopea che vide protagonisti i soldati italiani sul fronte russo durante la Seconda Guerra Mondiale. Lo ha fatto Nuto Revelli, nella sua opera La strada del davai, parlando degli alpini della Cuneense, e lo fa ora Giulio Milani con questo suo nuovo libro, I naufraghi del Don. Gli italiani sul fronte russo 1942-1943, edito da Laterza. Anche in questo caso più che i documenti storici (fonte comunque importante del libro) a parlare sono i protagonisti, le persone cioè che dovettero affrontare quell’incubo di freddo e gelo a partire soprattutto dal 26 gennaio 1943 quando la battaglia a Nikolaevka decise le sorti di ciò che rimaneva dell’Ottava Armata italiana, quell’Armir, l’Armata Italiana in Russia, composta da 200.000 uomini dei quali tornarono a casa poco più della metà. Ciò che videro e patirono quei sopravvissuti è al centro del bellissimo libro di Milani che, con una scrittura estremamente precisa e scorrevole, riesce a far rivere le emozioni, le paure e le speranze di quegli uomini. Le accurate spiegazioni storiche e i contesti nei quali si svolsero quelle drammatiche vicende si alternano alle storie delle singole persone, dei singoli soldati che parlano attraverso le lettere scritte a casa e le voci degli ultimi testimoni di quella lunga lotta per la sopravvivenza. Toccanti le parole di chi passò attraverso quell’inferno così come non possono che rimanere impresse le pagine che descrivono la vita nei duri campi di prigionia, dove le condizioni di vita e di lavoro misero a dura prova l’esistenza degli internati. Con I naufraghi del Don. Gli italiani sul fronte russo 1942-1943 Giulio Milani riesce a trasmettere ciò che patirono quegli uomini sul fronte russo: leggere oggi queste pagine non può che destare in tutti quanti un grande senso di rispetto per tutti coloro che morirono in quella tragica e assurda impresa e per coloro che riuscirono a ritornare a casa, devastati nella mente da ciò che i loro occhi avevano dovuto vedere e ciò che il loro fisico dovette patire.
© 13 Luglio 2017