Neri Marcorè, tra Pasolini e De Andrè
Partire da due icone della cultura italiana del ‘900 per affrontare un discorso ampio sulla nostra attuale realtà. Il percorso compiuto da Neri Marcorè nello spettacolo Quello che non ho, andato in scena al Teatro Rossetti martedì 21 marzo e in programma anche il 22 marzo, è un cammino ricco e complesso, fatto di citazioni del passato in grado di prefigurare e rappresentare il presente e il futuro con una scioccante lucidità. In fondo Pier Paolo Pasolini è stato proprio questo: un arista, un letterato, certo, ma soprattutto un uomo in grado di leggere il suo presente e capire il futuro, disegnando quadri di parole dai toni a volte cupi, pessimistici, ma che a distanza di anni si sono rivelate, in alcuni casi purtroppo, veritieri. De Andrè non aveva queste pretese, ma al pari di Pasolini era in grado di usare l’arte, la musica, la poesia, per raccontare il suo e il nostro tempo attraverso figure a volte anonime, ma che rappresentano al meglio la società italiana e non solo del XX e XXI secolo. Neri Marcorè, da raffinato uomo di teatro, ha saputo quindi cogliere le affinità di questi due grandi artisti ed è stato in grado di trasformare le loro opere, fossero essere articoli di giornale o canzoni, in guide per comprendere il nostro presente e capire dove stiamo andando. Uno spettacolo riuscito e coinvolgente, grazie anche alla presenza sul palco di Giua, Pietro Guarracino e Vieri Sturlini che con le loro voci e le loro chitarre hanno saputo accompagnare Marcorè in un cammino fatto di denunce sociali e riflessioni su come l’uomo si stia lentamente autodistruggendo. Un avvertimento forte e importante che, grazie anche ad alcuni momenti più divertenti e al limite del grottesco, si spera possa essere uno stimolo per capire come cambiare realmente il mondo, partendo a volte anche da piccoli gesti quotidiani in grado di smuovere le coscienze e dare il via a una piccola grande rivoluzione per un futuro migliore.
© 22 Marzo 2017